Il 19 aprile scorso il movimento Pro Sanctitate romano ha organizzato presso la parrocchia dei Sacri Cuori un incontro sulle cure palliative, un diritto - recitava il titolo - compreso da pochi. Desideriamo esprimere il nostro ringraziamento alle dottoresse Daniela D'Angelo e Michela Guarda, membri della Società di Cure Palliative; a don Raoul Stortoni dell'Ufficio diocesano per la pastorale sanitaria; al parroco don Stefano Matricciani. Grazie a un ottimo mix di competenza professionale e umanità, abbiamo appreso sulle cure palliative più di quanto generalmente messo a disposizione nella comunicazione corrente. Siamo infatti più facilmente raggiunti dalle rappresentazioni di alternative dipinte come ineludibili: eutanasia versus accanimento terapeutico, suicidio assistito versus sofferenze intollerabili, il mainstream ormai ci vuole pronti a schierarci su posizioni di opposti estremismi. Ma i fatti, la realtà, ci dicono altro.
Le cure palliative sono state dichiarate per legge un servizio che i cittadini hanno diritto a ottenere su tutto il territorio nazionale, in quanto garantiscono dignità della persona e adeguatezza della cura. Sono state dichiarate LEA, livelli essenziali. Sono infatti "livelli essenziali di assistenza" tutte le prestazioni e le attività che lo Stato ritiene così importanti da non poter essere negate ai cittadini.
"Fratelli tutti": utopia o sogno?
Entrambi i termini ci fanno pensare a qualcosa di irrealizzabile, di irraggiungibile; ma la fraternità è molto concreta, è dentro la nostra vita.
A proposito di santità universale, il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta precisava che "l'utopia è l'ideale che dobbiamo cercare di vivere con tutte le nostre forze, anche se siamo certi che non potremo attuarlo in forma completa perché è infinito" e la sua "attuazione «parziale» porterà a dei cambiamenti profondi e forse sconvolgenti".
Santità e fraternità, un unico sogno fatto di tanti piccoli passi che rendono la meta sempre più vicina, facendo "esistere quello che ancora non esiste" nella sua piena realizzazione.
Il 3 ottobre di un anno fa, Papa Francesco firmava la terza enciclica del suo pontificato e la rendeva pubblica il giorno successivo, Festa di San Francesco d'Assisi, patrono d'Italia.
Un anno dopo, una bussola per tornare a sognare.
Giorgio Assenza
L'Assemblea dei membri del Movimento Pro Sanctitate, riunita nella Cittadella Ecumenica Taddeide a Riano (Roma) ha eletto Giorgio Assenza come Direttore Nazionale per la Nazione Italia per il quinquennio 2021-2026.
Giorgio è un Ingegnere, padre di 4 figli e con Paola, sua moglie, vive nella famiglia Pro Sanctitate da oltre 40 anni.
Negli ultimi 6 è stato Amministratore Nazionale, vivendo questo servizio con il rigore, la serietà e la generosità tipiche della sua persona.
Ogni uomo che ti passa vicino è tuo fratello.
Le persone alle quali stai abitualmente accanto lo sono ancora di più.
Avvicinale come se le avessi conosciute da sempre.
Vai tu per primo incontro ad esse togliendole dall’imbarazzo.
Comprendi quanti sono irritati o adirati, ma non lasciarti influenzare dal loro stato di nervosismo.
Gli uomini, troppo spesso, non sono cattivi, ma frustrati nell’affetto: consenti loro, aiutandoli discretamente, di potersi aprire.
Nel giorno in cui viene pubblicata l’Enciclica “Fratelli tutti” leggiamo, insieme alle parole di Papa Francesco, quelle del nostro Fondatore, il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta, e rinnoviamo il nostro impegno a costruire un mondo in cui tutti possano vivere da fratelli.
«C’è un riconoscimento basilare, essenziale da compiere per camminare verso l’amicizia sociale e la fraternità universale: rendersi conto di quanto vale un essere umano, quanto vale una persona, sempre e in qualunque circostanza. Se ciascuno vale tanto, bisogna dire con chiarezza e fermezza che “il solo fatto di essere nati in un luogo con minori risorse o minor sviluppo non giustifica che alcune persone vivano con minore dignità”. Questo è un principio elementare della vita sociale, che viene abitualmente e in vari modi ignorato da quanti vedono che non conviene alla loro visione del mondo o non serve ai loro fini» (Francesco, Fratelli tutti, 106).
Pubblichiamo la seconda parte dell’intervista a Don Luigi Verdi, responsabile della Fraternità di Romena, che abbiamo incontrato a Calino in occasione di un incontro del Movimento Pro Sanctitate dal titolo: “Dio guarda il cuore”.
Verso quale orizzonte ci possiamo muovere per andare incontro al Vangelo, per viverlo?
Togliere questa nostra prepotenza umana che vuol cambiare il mondo, convertire il mondo. Ci hanno messo troppe aspettative dentro, troppa ansia di essere noi il centro di tutto. Non sopporto più la parola “accogliere”, perché accogliere vuol dire che noi siamo bravi, prepotenti, che gli altri che arrivano sono degli sciagurati e non è vero. Chiunque arriva qui ha una storia, ha una bellezza e quindi io amo di più la parola “raccogliere”. Noi siamo qui a raccogliere.
Don Luigi Verdi è il responsabile della Fraternità di Romena. Ha iniziato il suo cammino di sacerdote a Pratovecchio. Nel 1991, dopo una crisi personale e spirituale, ha chiesto al vescovo di Fiesole di poter realizzare a Romena un'esperienza di fraternità. In pochi anni la pieve è diventata luogo d'incontro e punto di riferimento per migliaia di persone. Abbiamo intervistato don Luigi in occasione di un incontro del Movimento Pro Sanctitate presso il Centro Oreb, a Calino.
Pubblichiamo l’intervista in due parti, per facilitarne la lettura e non perdere la ricchezza dei contenuti.
Luca Fortunato - Responsabile della Capanna di Betlemme di Chieti - Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, parla del suo impegno con i poveri .
Perché un laico, un giovane, un “ex-giovane”, una persona adulta dovrebbe avvicinarsi ai poveri, aiutare i poveri? A questa domanda vorrei rispondere con una risposta che mi ha dato un prete, che è don Oreste Benzi: “Se la sera voi non riuscite a prendere sonno, non prendete il Tavor, ma andate alla stazione per incontrare i barboni, e vi passa tutto; prenderete sonno dopo, farete qualcosa di grande e di bello e vedrete che la vita fiorirà; donatevi totalmente!”. Questa è un po' l’anima che mi spinge e spinge tanti tanti giovani e ragazzi, e dobbiamo diffonderla questa cosa. Quando, come Papa Giovanni XXIII, incontriamo i ragazzi, facciamo loro vivere qualche settimana di amicizia, non fanno un servizio, ma condivisione, non servizio, è un passaggio più forte, perché la condivisione contiene la giustizia, cioè tu quella persona la metti al tuo pari. È molto interessante: ognuno ha il suo ruolo, ma la dignità è la stessa, e sta a me fargli capire che la dignità è la stessa, e allora lui si sente meglio. I poveri sono i benefattori, i poveri non sono degli sfigati beneficiari di un servizio, ma i poveri sono dei benefattori; lo ha detto Gesù: “La pietra scartata dai costruttori è testata d’angolo”. Ma noi poi siamo teste dure che non vogliamo ascoltare Gesù, non ci fidiamo di Gesù, lo nominiamo mille volte, ma non accettiamo la sfida che lui ci lancia, perché ci lancia una sfida. Se prendete l’agenda di Gesù, come fosse (e come era) l’uomo più importante del mondo, continuamente in agenda ha l’incontro coi poveri, in agenda ha questo fondamento dei poveri. E quindi anche noi laici, se accettiamo questa sfida che ci lancia il Signore di mettere i poveri come pietra d’angolo, come pietra d’angolo nell’edificazione della nostra felicità, della nostra santità, se noi mettiamo come pietra angolare l’amicizia col povero allora la nostra vita diventa una bomba di felicità.
Attraverso queste pochissime parole desideriamo dare il benvenuto a tutti voi, associati e amici del Movimento Pro Sanctitate, provenienti da più parti d’Italia.
Apriamo l’esperienza del convegno nazionale in un luogo denso di significato:
in questa Chiesa parrocchiale di Santa Maria ai Monti, nel lontano 1947, i primi gruppi “Pro Sanctitate” si riunivano intorno alla figura del giovane Viceparroco, don Guglielmo Giaquinta.
Dalla Lumen gentium alla Gaudete et exsultate c’è una distanza temporale di 54 anni. Tanto tempo? Poco? Più che fare retoriche valutazioni sui tempi più o meno adeguati, è opportuno cogliere la bellezza del dono dello Spirito, che attraverso la parola di Papa Francesco, riconsegna alla Chiesa del terzo millennio e affida alle nostre mani uno dei temi più affascinanti e suggestivi proposti dal concilio Vaticano II: la santità come vocazione universale.
Dall’uscita dell’esortazione apostolica di Papa Francesco, si sono moltiplicate pubblicazioni, conferenze e iniziative di ogni genere per diffonderne il contenuto, ma soprattutto per far sì che la “provocazione” della santità arrivi veramente al cuore di ogni uomo e di ogni donna. “Santità” è una parola semplice, ma accostata al termine “vocazione” e all’aggettivo “universale” acquista uno spessore che ha la stessa estensione dell’amore di Dio: infinito.
Storie e riflessioni a margine dell’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la regione Pan-Amazzonica. Cosa succede oggi in Amazzonia? Uno sguardo alla storia per convertirci alla fraternità.
La deforestazione è un vecchio nemico dell’Amazzonia. Nella stragrande maggioranza dei casi la causa sono i roghi appiccati dagli esseri umani, sia legalmente (in aree già adibite all’agricoltura), che illegalmente, per disboscare i terreni e renderli adatti all’agricoltura o all’allevamento, aumentandone così il valore. Le conseguenze possono essere terribili per questa immensa distesa di foreste e per il clima dell’intero pianeta.
Per non parlare poi di ciò che lo sfruttamento petrolifero ha causato alle popolazioni indigene!
L’AMORE E’ RIVOLUZIONE:
TUTTI SANTI TUTTI FRATELLI
Convegno Nazionale del Movimento Pro Sanctitate
Dal 29 novembre al 01 dicembre 2019 si terrà presso la Fraterna Domus a Sacrofano (Roma) il Convegno Nazionale del Movimento Pro Sanctitate.
L’evento è dedicato alla realtà Pro Sanctitate e a tutti coloro che desiderano conoscere, approfondire, condividere il tema della chiamata alla santità.
L’amore è rivoluzione: tutti santi, tutti fratelli. Il tema dell’incontro chiama a riunirsi la componente italiana del Movimento Pro Sanctitate nell’anno in cui ricorre il 25° anniversario dalla nascita al Cielo del Fondatore, il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta.
La santità come risposta alle urgenze del mondo, la fraternità come strumento per costruire la pace: i lavori del Convegno approfondiranno la “rivoluzione” pacifica del Vangelo e di tutti coloro che si fanno compagni di viaggio di ogni uomo e ogni donna, testimoni della speranza che viene da Dio.
Tutti santi, tutti fratelli: parole che hanno cambiato la vita di quanti hanno abbracciato l’ideale della santità e della fraternità universali con scelte coraggiose, percorsi di assoluta generosità, esperienze comunitarie feconde e decisive.
Il Movimento Pro Sanctitate si raduna nel segno della festa, della gratitudine e dell’impegno.
Festa per la gioia di stare insieme, di condividere esperienze, di raccontarsi la vita.
Gratitudine per il dono di tanti fratelli, compagni di strada e di fede.
Impegno perché la rivoluzione dell’amore chiede menti aperte, cuori ardenti, mani generose.
La città, le case, le scuole, gli uffici, le strade attendono la “rivoluzione dell’amore”, fatta da uomini, donne, giovani e bambini che credono nel Vangelo.
In occasione della solennità di Pentecoste, i vescovi del Lazio hanno indirizzato una lettera a tutti i fedeli, che sarà letta durante le S. Messe del giorno. Pubblichiamo il testo integrale.
Carissimi fedeli delle diocesi del Lazio,
desideriamo offrirvi alcune riflessioni in occasione della solennità di Pentecoste che ci mostra l’icona dell’annunzio a Gerusalemme ascoltato in molte lingue: pensiamolo come il segno del pacifico e gioioso incontro fra i popoli che attualizza l’invito del Risorto ad annunciare la vita e l’amore.
Purtroppo nei mesi trascorsi le tensioni sociali all’interno dei nostri territori, legate alla crescita preoccupante della povertà e delle diseguaglianze, hanno raggiunto livelli preoccupanti. Desideriamo essere accanto a tutti coloro che vivono in condizioni di povertà: giovani, anziani, famiglie, diversamente abili, disagiati psichici, disoccupati e lavoratori precari, vittime delle tante dipendenze dei nostri tempi.
Lo scontro sulla comunicazione e la conseguente demonizzazione della tecnologia continuano anche oggi. Alcuni vorrebbero attribuirne la responsabilità alla Chiesa. Al contrario, la Chiesa ha dato
prova di riconoscere le potenzialità e la vocazione dei nuovi canali di comunicazione. (leggi su w2.vatican.va)
Ne è una prova il recente messaggio per la 53a Giornata delle Comunicazioni Sociali. In questo, Papa Francesco sottolinea
come la comunicazione sia relazione. Non a caso, etimologicamente, ritroviamo la stessa radice di com-unione e con-divisione: si tratta di qualcosa che si mette in comune. Non si possono certo
nascondere i rischi che la pervasività di Internet porta con sé, ne sono esempi la disinformazione (le fake news) e il cyberbullismo. Ma Francesco ci ricorda che la rete è “solo” uno
strumento, neutro per definizione: non può essere, in sé, buono o cattivo ma assume la connotazione dello scopo e delle modalità con cui si utilizza.
Percorsi di fraternità: questo è il titolo di un paragrafo dell’Esortazione Apostolica post-sinodale Christus vivit dedicata ai giovani. Papa Francesco inizia parlando di crescita spirituale. L’espressione “crescita spirituale” mi fa un po’ timore, mi sembra qualcosa di molto faticoso che implica una maggiore consapevolezza “teorica” della propria fede, un lavoro individuale. Il Papa invece mi dice: “La tua crescita spirituale si esprime soprattutto nell’amore fraterno, generoso, misericordioso” (163). Questo cambia tutto. Certo, ci vuole molta fatica, ma ora riesco a coglierne la concretezza e la bellezza. Cogliamo allora l’invito ad uscire da noi stessi per cercare il bene degli altri. Fin dall’inizio del catechismo ci viene spiegato il comandamento di Gesù “Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Mc 12,31) e ci invitano a riconoscere Dio nel volto del prossimo. Lo sappiamo tutti. Ma viverlo realmente è tutt’altra cosa, è una scelta che va fatta ogni giorno. Per questo il Papa ci ricorda che dobbiamo “uscire da noi stessi per riconoscere la bellezza nascosta in ogni essere umano, la sua dignità, la sua grandezza come immagine di Dio e figlio del Padre” (164).
Un mondo di santi e di fratelli è il sogno di Mons. Giaquinta, fondatore del Movimento Pro Sanctitate. Siamo fratelli perchè figli di uno stesso Padre che Gesù, nella preghiera del Padre Nostro, ci insegna a chiamare 'papà'.
Padre - nome dolcissimo che ci parla di memoria e di futuro.
Padre, abbà che in aramaico significa “paparino”, termine che pronunciamo fin da bambini e rimane nel nostro cuore pure da adulti, anche se abbiamo il pudore di confessarlo.
“Io credo in te, o Padre, Dio Amore che ci ami infinitamente e da ciascuno di noi vuoi una risposta massima di amore”. *
«Aprite la finestra e guardate l’orizzonte», ha detto Papa Francesco ai giovani detenuti nel carcere minorile Las Garzas di Pacora. Per la prima volta, la liturgia penitenziale della Gmg è stata celebrata in un carcere. Preghiere, canti, riflessioni, poi le parole del papa. Al termine della liturgia penitenziale, il Papa ha confessato cinque giovani.
Il Vangelo proclamato è quello di San Luca, il brano in cui i farisei e gli scribi si scandalizzano per il comportamento di Gesù. Parlando dei farisei, papa Francesco ricorda che «mentre quelli si limitavano solo a mormorare», Gesù «accoglie i peccatori e mangia con loro». Due prospettive diverse: «uno sguardo sterile e infecondo - quello della mormorazione e del pettegolezzo - e un altro che chiama alla trasformazione e alla conversione: quello del Signore».
Il Signore disse a Caino:
«Dov'è Abele, tuo fratello?».
Egli rispose:
«Non lo so. Sono forse io
il custode di mio fratello?».
Il Movimento Pro Sanctitate, in questi giorni dedicati alla preghiera per l'Unità dei Cristiani, si unisce all'appello ecumenico sull'Immigrazione.
La scuola del Vangelo è chiara ed esigente: come puoi amare Dio che non vedi, se non ami il fratello che hai accanto a te?
La propaganda politica quotidiana sta raggiungendo livelli intollerabili, ed è tristemente accompagnata da provvedimenti concreti (cfr. Rabbia e notte insonne al Cara di Castelnuovo di Porto).
Terminate le festività natalizie, la quotidianità rischia di ingoiarci nel vortice della noia, dei gesti scontati, degli impegni assolti con stanchezza e senza entusiasmo.
La riflessione di Alessandro D'Avenia su corriere.it, di cui riportiamo uno stralcio, ci invita ad una scoperta interessante: forse la novità della vita quotidiana è proprio la vita quotidiana.
Oggi è un lunedì più lunedì degli altri. La coincidenza dell’Epifania con la domenica rende questo lunedì un Everest della vita quotidiana. Come sopravvivere alla routine dei giorni tutti uguali dopo tante feste? La risposta è proprio nell’Epifania, che significa «rivelazione».[...]
La Lega Ibuscus è una associazione che promuove la ricerca scientifica nel campo dei tumori infantili e opera nella assistenza e nel sostegno dei piccoli malati e delle loro famiglie.
Nella città di Catania, gli operatori di Ibiscus si sono uniti al Movimento Pro Sanctitate nella iniziativa "Un girasole per te".
Riportiamo nel seguito alcuni, piccoli contributi giunti da più parti, su questa esperienza vissuta insieme.
LA FESTA DI TUTTI I SANTI
Quando gli amici del Movimento Pro Sanctitate ci hanno chiesto, sottovoce e con molta delicatezza, di dedicare la Giornata della Santificazione Universale di quest’anno ai nostri guerrieri, senza alcun tentennamento, abbiamo dato la nostra adesione.
La distribuzione dei Biscotti con la caratteristica forma di Girasole avvenuta questa mattina davanti la Cattedrale di Catania non è stata solo l’opportunità di una raccolta fondi, ma principalmente ha voluto significare il ricordo ed il senso di un giorno speciale, un’occasione per condividere con semplicità la gioia di questo giorno di festa.
Il Nobel per la Pace 2018 è stato assegnato lo scorso 5 ottobre a Denis Mukwege, medico ginecologo del Congo, che dedica la sua vita a salvare e ricostruire corpo e dignità di bambine e ragazze stuprate con inaudita violenza, e a Nadia Murad, attivista curda della tribù yazida, sopravvissuta a sevizie e stupri dei militari dell’Isis, coraggiosamente fuggita nel 2014 e divenuta voce di denuncia dei crimini e difesa delle vittime del genocidio.
Un premio condiviso. Due volti, due mondi, due storie di eroico impegno e compromissione dentro il comune dramma della violenza verso le donne in costrizioni di guerra, combattuto con straordinario coraggio e impegno instancabile: quello di Denis Mukwege e di Nadia Murad è un premio Nobel per la Pace 2018 che sa davvero di eroismo, che fa toccare da vicino la forza straripante della vita capace realmente, come ha fatto Nadia, di “ risalire dagli inferi”, di sfidare la morte, di combattere per la dignità di persone e popoli contro ogni paura, lì dove l’inaudita, disumana violenza dello stupro e della sopraffazione delle donne getta buio e coltri di morte .
L'estate, tempo di riposo e svago, può essere l'occasione per fare nuove amicizie, creare nuovi legami... e riflettere un pò. È quello che è successo ai ragazzii Pro Sanctitate che si sono incontrati a Fiuggi nel mese di luglio.
Una sfida per rompere il ghiaccio, un tempo necessario per un’operazione che li ha coinvolti a vari livelli.
La tematica proposta era quella dell’affettività: "RompiAMO il ghiaccio", un percorso introspettivo alla scoperta di un Dio che ci guarda con amore e ci accetta come siamo.
Ragazzi dagli 11 ai 15 anni di varie parti d'Italia (Brescia, Imperia, Fiuggi e Roma) hanno avuto l'opportunità di conoscersi da vicino e riflettere sull'esperienza dei legami affettivi: un tempo per 'guardarsi dentro'. È stata un’impresa non da poco che ha suscitato negli animi una rivoluzione.
Sabato 7 Luglio indossa anche tu una maglietta rossa!
A volte i segni hanno un potere evocativo più efficace di tante parole, discussioni, ragionamenti.
Don Luigi Ciotti, Fondatore e Presidente di Libera e del Gruppo Abele, ha promosso insieme ad altre associazioni, una iniziativa semplice ed immediata, di sensibilizzazione e riflessione: Fermiamo l'emorragia dell'umanità.
«Rosso è il colore che ci invita a sostare. Ma c’è un altro rosso, oggi, che ancor più perentoriamente ci chiede di fermarci, di riflettere, e poi d’impegnarci e darci da fare. È quello dei vestiti e delle magliette dei bambini che muoiono in mare e che a volte il mare riversa sulle spiagge del Mediterraneo.
Le parole di Papa Francesco pronunciate durante il Regina Coeli del Lunedì dell'angelo, ci ricordano che la Pacqua è anche fioritura di una rinnovata fraternità.
[..] La fraternità è il frutto della Pasqua di Cristo che, con la sua morte e risurrezione, ha sconfitto il peccato che separava l’uomo da Dio, l’uomo da sé stesso, l’uomo dai suoi fratelli.
Il “quinto mondo”!
Non un luogo comune, perché non se ne fa largo uso … quanto piuttosto un’espressione nuova che pone interrogativi incalzanti: che cos’è? dove si trova? chi lo abita?
Un’espressione di un’attualità sorprendente, a guardar bene, di cui senza alcun dubbio riconosciamo l’impronta di Monsignor Guglielmo Giaquinta.
L’aveva usata, negli anni Settanta, nel suo volume La rivolta dei samaritani, e poi l’aveva tratteggiata più ampiamente nel piccolo sussidio operativo Progetto fraternità.
La fraternità è una categoria culturale che investe i vari campi della scienza e delle attività umane e si concretizza nella comunione spontanea di beni materiali (denaro, case, mezzi) e immateriali (tempo, capacità intellettuali, conoscenze).
Se poi parliamo di “fraternità spirituale” entriamo nel progetto di Dio in modo concreto: un modo di vivere e un “sapere” costruitosi nella tradizione della Chiesa, una fraternità che consente alle persone che sono eguali fra loro di essere persone diverse, aperte a dare secondo la diversità della loro specifica vocazione.
La nostra Famiglia Apostolica desidera essere una piccolissima parabola di comunione e di fraternità. Con la nostra vita cerchiamo di esprimere che Cristo è venuto ad abolire le divisioni tra gli uomini per unirli a Dio.
Siamo tutti sempre piu’ “calamitati” dalla consultazione del nostro smartphone o tablet, è innegabile.
La digitalizzazione globale e la “virtualizzazione” dell’esistenza stanno comportando una trasformazione antropologica molto rapida, non solo tra gli adulti che hanno visto compiersi una vera e propria evoluzione dal mondo reale al mondo virtuale, ma anche, e principalmente, tra gli adolescenti che sono nati già nella realtà “digitalizzata”.
Uno studio condotto dal dottor Alberto Pellai, psicoterapeuta dell’età evolutiva e ricercatore presso il Dipartimento di Scienze biomediche dell’Università di Milano, riportato sulla rivista Aggiornamenti Sociali, analizza la modalità in cui possono convivere le relazioni “reali” e quelle “virtuali”, focalizzando l’attenzione sui teen-agers.
Gennaio 1973. Guglielmo Giaquinta firmava un brevissimo opuscolo titolato "Fraternità". In poche pagine, le parole semplici, profetiche e rivoluzionarie del Fondatore traducevano l'ideale in atteggiamenti quotidiani, gesti concreti, situazioni reali.
I pensieri e i suggerimenti qui esposti vanno attentamente meditati, ma soprattutto vissuti.
Questo è il mandato che le famiglie Pro Sanctitate riunite sul Monte Amiata dal 19 al 23 Luglio, hanno accolto in questo tempo di fraternità.
Il lavoro è uno dei problemi principali della nostra realtà sociale; è al centro dell’attenzione collettiva del Paese che si concentra essenzialmente sui numeri, sul tasso di disoccupazione e sui dati economici ma serve uno sforzo ulteriore per comprendere più profondamente la realtà attuale del mondo del lavoro.
Nell'editoriale di gennaio 2017 della Rivista Aggiornamenti Sociali, il Direttore, Giacomo Costa, affronta il tema del lavoro e avvia così una riflessione sul percorso che condurrà alla 48° ettimana sociale dei cattolici italiani prevista a Cagliari nel mese di ottobre 2017 intitolata Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale (Evangelii Gaudium 192).
L'orrore dell'ennesimo attentato terroristico di Manchester fa riemergere il terrore personale e collettivo.
Questi eventi, sempre più tragicamente frequenti, risvegliano paure primordiali in tutti, incluse le giovanissime generazioni, che questa volta si sentono coinvolte in modo particolare, considerato il target di riferimento della cantante e attrice Ariana Grande. Ci si pone dunque un interrogativo:
Quale responsabilità hanno gli adulti che osservano impotenti lo scempio compiuto sulle vite innocenti?
Il contributo di Massimo Recalcati - psicoanalista, offre una riflessione lucida e richiama all'esigenza di chiarire anzi tutto il nostro guardo e le nostre intenzioni, per far sì che la nostra resti una società aperta alla fiducia, e resista alla tentazione di farsi stritolare dal vortice della paura e della violenza.
Comincia oggi il triduo pasquale.
Le parole di Guglielmo Giaquinta ci invitano ad entrare nel Cenacolo; ci richiamano, ancora una volta, ad ascoltare ed accogliere la grande lezione dell'amore. «Amatevi!».
E’ quasi impossibile penetrare nella piena profondità del mistero del Cenacolo perché se noi molto sappiamo dei sentimenti di Gesù, quasi nulla conosciamo di ciò che gli Apostoli in quell’ora riuscirono a comprendere sino in fondo.
Ma se c’è un insegnamento del Cenacolo che gli Apostoli certamente compresero fu quello dell’amore fraterno giacché il Signore non cessò di ripeterlo, in forma più o meno esplicita, lungo tutta quella notte di addio.
Tuo fratello
Il bisogno che ha oggi tuo fratello,
potrebbe essere domani il tuo;
l’aiuto che vorresti avere tu domani
dàllo oggi a tuo fratello;
E' nel dialogo, nel cercare di capire gli altri
e nella molta pazienza che si costituisce la fraternità;
Le sole parole non costruiscono la fraternità,
ma il molto parlarne crea un ambiente favorevole ad essa;
Un solo corallo non può formare un’isola,
ma molti banchi di corallo formano un atollo;
un gesto di fraternità può sembrare inutile,
ma può anche essere l’inizio di, una enorme catena di fraternità
capace di trasformarsi in una struttura sociale.
Guglielmo Giaquinta, La rivolta dei Samaritani
Ogni uomo che ti passa vicino è tuo fratello
Guglielmo Giaquinta
Queste poche e semplici parole mi hanno affascinato sin dagli anni della mia gioventù. Oggi all'entusiasmo "rivoluzionario" di allora, si uniscono interrogativi e riflessioni profonde, ogni volta che incontro il volto di un fratello che viene da lontano e porta in se la fatica del passato e tutta l'incertezza del futuro.
Queste poche parole ritornano alla mente quando lo sguardo di centinaia di uomini in fuga dall'orrore, dalla guerra e dalla miseria, mi raggiunge attraverso lo schermo della tv o il monitor di un PC.
Queste poche parole mi ricordano che l'immigrazione, quel fenomeno sociale primitivo dell'essere umano che cerca un futuro migliore per se e per il propri figli, è fatto di carne ed ossa, ha mani e piedi corrosi della fatica, ha un cuore che batte, un sangue che scorre, un anima che soffre... ecco perché rabbrividisco di fronte alle soluzioni sommarie, alle ricette facili, agli slogan disumani che cavalcano l'onda della paura dei cittadini e della inadeguatezza delle istituzioni.
Il cuore della Chiesa vicino al cuore delle persone, una Chiesa amica e compagna di strada dell'uomo.
Questo è stato il senso della commemorazione delle vittime di Rigopiano, voluta dall'arcivescovo di Pescara-Penne e vissuta ieri sera (sabato 11 febbraio) nel palazzetto dello sport di Penne alla presenza di oltre un migliaio di partecipanti tra familiari delle vittime, soccorritori, forze dell'ordine, comunità. La prima sensazione è stata quella di una grande famiglia che si è ritrovata, per stringersi in un grande abbraccio e per continuare a sperimentare il miracolo della fraternità fiorita nel deserto della tragedia. E di abbracci se ne sono visti davvero tanti e si sono ricordati gli abbracci che in quelle ore di angoscia sono stati l'unico necessario conforto.
La cronaca di questi giorni si è tinta di nero per l'omicidio di Vasto (in provincia di Chieti). Un uomo è stato fermato nei pressi della tomba della moglie. Vi aveva deposto sopra la pistola con la quale poco prima, davanti a un bar aveva ucciso il ventenne che sette mesi fa, ad un incrocio stradale, investì e uccise la sua amata compagna. L'errore, il dolore, la giustizia, la vendetta. Un intreccio di elementi che lascia spezzate tre vite e che interpella fortemente la responsabilità della comunità virtuale che per mesi, nel chiedere la giustizia per la vittima della strada, ha fomentato sentimenti di odio e di rivalsa.
Dietro questo dramma si snoda l'eterno dilemma della giustizia - quando degenera nel desiderio di vendetta - e del perdono. Le parole di Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti, aiutano a riflettere.
La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Così recita l'articolo 1 della Legge 211/2000 dello Stato che sancisce la necessità di conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, affinché simili eventi non possano mai più accadere. (art 2)
Gli auguri scomodi che il Vescovo Tonino Bello rivolse alla sua comunità nel 1985, conservano ancora un carica rivoluzionaria capace di stimolare una verifica autentica delle nostre scelte, ma anche di ricordare il valore del Bene che viene ad incontrare ciascuno di noi, a donare speranza al mondo che muore... lasciamoci scomodare...
Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi “Buon Natale” senza darvi disturbo.
Io, invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario.
Lc 13,10-17
L’Evangelista Luca ci presenta un Gesù in cammino, “con la ferma decisione di salire a Gerusalemme”. A Gerusalemme cosa sperimentiamo: la Misericordia dei fatti, non solo quella delle parole. Una misericordia che è scritta con il sangue nel cuore di ciascuno di noi.Ma cosa abbiamo imparato in quest’anno del Giubileo della misericordia? Quali sono i gesti di misericordia che abbiamo fatto? Come il Vangelo ha preso vita in noi?
Lc 9, 10 - 17
Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto...
Ci ritroviamo a riflettere dinanzi a un Vangelo che ha dei verbi bellissimi. Uno è raccontare: gli apostoli dopo aver annunciato e guarito vogliono raccontare al Maestro quello che hanno detto e fatto, come sono andate le cose.
Il raccontare è una bella cosa, parla di condivisione di esperienze, il raccontare vuol dire avere una persona che ti ascolta, che ti dà del tempo, a cui interessa la tua vita. Il raccontare è di chi si sente amato, accolto.
Lc 7,36-50
Questo passo del Vangelo presenta Gesù che è venuto per tutti e per tutti ha una parola di luce che rimette in cammino, dà vita nuova, futuro.
In questo Vangelo ci sono persone: il fariseo, Gesù, la peccatrice e i commensali.
Ci sono cose: la casa, la tavola, il vaso pieno di profumo.
Ci sono gesti e sentimenti positivi come il pentimento e il perdono ma anche negativi come il giudizio.
Siamo chiamati ad avere la stessa curiosità del cieco: “che cosa accade?” - Passa Gesù - . Il cieco è in una situazione brutta: ha una condizione di povertà, di fragilità fisica, è immobile, è in una condizione di staticità. Tutti camminano, corrono e lui è fermo, seduto che mendica…. Dà fastidio!! E’ in una condizione di solitudine. Al cieco manca la salute, manca l’autonomia economica. Non ci vede! Abbiamo mai provato a non vedere per cinque minuti? E’ fastidioso, ci confondiamo, non sappiamo dove siamo, siamo disorientati.
Lc 18,9-14
Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano...
Il versetto che precede questa famosa parabola evangelica, porta con se una domanda che mette tristezza al cuore: “Quando il Figlio dell’uomo verrà sulla terra troverà ancora fede”? Perché la fede è una cosa seria, significa fidarsi di Dio, affidarsi a Lui, confidare in Lui. Fede è vivere tutto alla Sua presenza, è seguirlo!
Lc 5,17-26
Il passo del Vangelo Luca è preceduto da un’immagine bellissima di Gesù che si ripete sempre e sempre assume colori ricchi di amore, dialogo, complicità, unione. Gesù, dopo che insegna, incontra le persone, guarisce, “si ritira in luoghi deserti e prega”. Rimetteva tutto nelle mani del Padre, il dialogo di Gesù con il Padre commuove, sta con Lui e sicuramente da intercessore consegnava al Padre le persone, i volti, le situazioni, i guariti, i cuori duri: “Abbiamo un grande intercessore presso il Padre” ci comunica la lettera agli Ebrei.
Gesù lo incontriamo nelle sinagoghe, nelle piazze,ma anche nelle case. Non ha luoghi privilegiati Gesù ma dove c’è l’uomo c’è Lui.
Oggi ricorre un triste anniversario.
Il 3 ottobre 2013 un peschereccio salpato dalle coste di Misurata (Libia), affondò al largo delle coste di Lampedusa. A bordo vi erano oltre 500 persone. Uomini, donne e bambini, migranti dall'Eritrea in cerca di un futuro migliore.
Il bilancio drammatico di quella tragedia, portò a contare 366 morti accertate a cui si aggiunge la stima di circa 20 dispersi mai recuperati.
Ma da quel naufragio furono tratte in salvo 155 persone, restituite all'opportunità di un domani, dall'impegno e dalla dedizione di tanti italiani reclutati nella macchina dei soccorsi messa in moto e coordinata dalle forze armate.
Il cristiano, colui che desidera seguire Cristo Gesù, crede e lotta per vivere e trasmettere queste due parole bellissime: santità e fraternità. Sono due parole che sanno di Vangelo. Gesù raggiunge gli uomini e li invita: “RISPLENDA LA VOSTRA LUCE DAVANTI AGLI UOMINI COSI POSSANO GLORIFICARE IL PADRE”. Siamo luce se siamo santi…se camminiamo verso questa meta. San Paolo afferma questa verità: “Questa è la volontà di Dio la vostra santificazione”! E per quanto riguarda la fraternità Gesù l’ha predicata in lungo e in largo … fraternità per tutti, con tutti, fraternità che raggiunge anche i nemici: “AMATEVI GLI UNI GLI ALTRI COME IO VI HO AMATO!
Abbiamo atteso tutta la notte, avremmo voluto che finalmente si arrestasse il conteggio delle vittime. Così non è stato. E a distanza di 30 ore dal terremoto che nella notte del 24 agosto ha inghiottito le vite di intere famiglie, sappiamo che sotto le macerie ci sono ancora tanti corpi, che fuori da quelle macerie c'è la disperazione di chi attende notizie dei propri cari, c'è ancora tanto da lavorare.
Quando la natura si ribella, si rivela nella sua forza travolgente e inarrestabile, noi uomini sentiamo franare la nostra presunzione di dominio sul mondo e realizziamo tutta la fragilità della nostra esistenza.
Non ne comprendiamo il senso, non troviamo un motivo a questa sofferenza, a tanto straziante dolore.
Carissimi ragazzi adorati,
cuori giovani del Movimento, gioia infinita per la Chiesa, voglio ringraziarvi per l’impegno che avete messo in questa GMG e in tutte le giornate che avete vissuto insieme. Certo la famiglia Pro Sanctitate tutta ha fatto il tifo per voi e ancor di più, come dice Papa Francesco, Dio è stato, in prima linea, il più irriducibile tra i vostri tifosi.
Cosa vi può impedire ora di fare di ogni giorno un giorno bello come quelli passati?
Nulla. Voi siete più forti di ogni resistenza.
I giovani Amici Pro Sanctitate sono ormai già tutti in Polonia immersi nella splendida esperienza della GMG... Gli inviamo i messaggi di saluto, augurio e incoraggiamento giunti in redazione...
Manda anche tu il tuo messaggio per loro:
comweb.prosanctitate@gmail.com
I tre condannati salirono insieme sulle loro seggiole.
I tre colli vennero introdotti contemporaneamente nei nodi scorsoi.
- Viva la libertà! - gridarono i due adulti.
Il piccolo, lui, taceva.
- Dov'è il Buon Dio? Dov'e? - domandò qualcuno dietro di me.
A un cenno del capo del campo le tre seggiole vennero tolte.
Silenzio assoluto. All'orizzonte il sole tramontava.
Non siamo nati per odiarci e combatterci
ma per amarci e aiutarci.
Non può quindi essere la violenza,
la divisione, l'ingiustizia e la lotta
la legge fondamentale dell'umanità
che deve invece sforzarsi di attuare
il sogno di una ‘fraternità universale’
capace di ignorare o superare
qualsiasi barriera.
Solo l'unità fraterna potrà salvare il nostro
domani di uomini liberi.
Guglielmo Giaquinta - 1973, Fraternità
Nella cronaca quotidiana gli episodi di corruzione sono ormai all’ordine del giorno, investono gli ambiti più disparati e suscitano indignazione frammista ad un senso di impotenza.
Cosa fare? Come reagire a questo malcostume così radicalizzato?
Si tratta solo di un malcostume o siamo di fronte al sintomo di un degrado più ampio che imprigiona la nostra società e della nostra cultura?
Nell'udienza di Mercoledì 27 aprile, Papa Francesco ha offerto una riflessione semplice ed esigente su una delle pagine più note del Vangelo, una vera e propria lezione di fraternità spirituale.
Il dottore della Legge, desideroso di vita eterna, pone a Gesù una domanda ...
La situazione economica è oggi particolarmente difficile, il lavoro diventa sempre più precario e si respira un’aria pesante; serpeggia una diffusa sensazione di impoverimento e si preferisce non fare progetti a lungo termine.
Ma attenzione! In Italia, si creda o no, esiste circa il 10% della popolazione residente che vive in povertà assoluta!
Questa parte della popolazione non raggiunge uno standard di vita minimamente accettabile e in nel nostro Paesa(oltre che in Grecia), a differenza di tutti gli altri paesi dell’Unione Europea, non esiste una misura nazionale di sostegno e chi vive questa penosa condizione è spesso costretto a cavarsela da solo vivendo di espedienti.
I terribili attentati di matrice islamica vissuti in Europa, pongono interrogativi non solo sull’ideologia estremista del jihadismo ma soprattutto sulla figura del terrorista jihadista che commette i suoi crimini a sangue freddo.
Dietro l’ideologia ci sono comunque degli uomini e in questo caso, con ancora maggior sconcerto da parte nostra, scopriamo che essi sono nati e cresciuti nelle nostre città, vivendo quindi pienamente la nostra realtà occidentale.
Il tuo bisogno, fratello,
crei sempre in me, tuo fratello,
l’esigenza di venirti incontro
al di là e al di sopra di ogni calcolo
e di ogni principio di fredda giustizia.
Guglielmo Giaquinta
E’ trascorso già un anno dal termine della mia esperienza lavorativa in Turchia e mi sembra interessante condividere quanto ho vissuto ad Istanbul nella Moschea Blu.
Negli ultimi due anni mi sono recata in Turchia ben 12 volte, precisamente ad Ankara, per un progetto europeo di collaborazione con un istituto di ricerca scientifico omologo di quello italiano per il quale lavoro.
A conclusione dell’ultima missione, avevo programmato una visita lampo ad Istanbul di cui (ahimè) conoscevo bene solo l’aeroporto.
"Mi prendo cura di te"
dice Dio alle sue creature.
"Sei prezioso ai miei occhi"
sussurra nei cuori.
Venne fra la sua gente...
Amore donato, amore inarrestabile, unico: nessuno ha un amore più grande.
Viene nel mondo la luce vera:
luce che illumina e da' vita.
Il Verbo si fa carne...
viene ad abitare in mezzo a noi.
È natale
Il nostro cuore, la Sua casa.
Il Suo cuore, la nostra pace. la nostra eternità.
Maria Francesca Ragusa
Roma 16 novembre 2015
Carissimi,
dopo gli attentati di Parigi sappiamo di essere tutti più vulnerabili. La logica del terrore è entrata nel nostro vissuto quotidiano, una nuova forma di guerra che ci trova incapaci di individuare il nemico anche se ne conosciamo l’ideologia, la strategia, l’obiettivo che vuole raggiungere.
L’orrore degli attentati di Parigi spinge la comunità internazionale a fermarsi e a pensare; questo è il momento del dolore, della preghiera, del silenzio rispettoso per tutte le vittime innocenti, per i loro familiari, per quanti lottano coraggiosamente fra la vita e la morte, per coloro che sono nella insopportabile condizione di non conoscere la sorte dei loro cari, per quanti instancabilmente stanno portando aiuto e conforto, per tutti coloro che si trovano schiacciati nel vortice della paura e che non intravedono alcuno spiraglio di luce e che soccombono alla spirale della violenza cieca anche in tante altre parti del mondo.
Sono stata chiamata ad una riflessione per l’Associazione Volontari Ospedalieri di Noto che ha titolato così l’edizione 2015 dell’annuale concorso fotografico.
Se siamo alla ricerca della tenerezza perduta vuol dire che ne abbiamo perso le tracce, manca nel nostro tessuto sociale, manca perché tutto ciò che riguarda una sfaccettatura dell’amore è necessaria al cuore dell’uomo e quando non c’è, è come un giorno senza sole, cupo, mette tristezza. In effetti se ci guardiamo attorno poche scene di tenerezza raggiungono i nostri occhi. Il mondo sembra scrivere trame diverse, gli uomini sembrano preferire tutto ciò che è lontano, diverso dalla tenerezza.
L’Avana, Plaza de la Revolucion. Mezzo milione di persone. Sullo sfondo l’immagine di Che Guevara con la scritta del guerriero rivoluzionario, “Hasta la victoria siempre” che vuol dire, “Fino alla vittoria, sempre”. Qui Papa Bergoglio pronuncia la prima omelia del suo viaggio da missionario della misericordia e della tenerezza di Dio. Questo è il mandato che si è dato prima di volare a Cuba. Dalla sua voce una magistrale lezione per imparare l’arte fraternità. Nelle sue parole, proprio su quella piazza, la proposta di una rivoluzione.
Dalla lettera del Papa sul criteri e metodi per vivere l’anno giubilare ormai alle porte, cogliamo uno spunto di riflessione sul binomio santità e fraternità.
Quando la miseria dell’uomo incontra la misericordia di Dio, fiorisce il dono della santità. La storia ci insegna che se l’uomo non passa attraverso l’esperienza di sentirsi amato e accolto, del riconoscersi figlio atteso e perdonato, ogni sforzo volontaristico di essere migliore rischia di