"Mi sono accostato a te, Maestro, che seduto sul pozzo di Sicar mi attendevi e da te, fonte di acqua viva, ho sentito una parola di bisogno: dammi da bere.
Mi hai parlato delle cisterne aride dove i figli degli uomini bevono i residui di un’acqua inquinata e muoiono.
Dalla tua bocca riarsa, Gesù Crocifisso, un’umile richiesta si indirizza ai presenti: il tuo sitio, espressione di una sofferenza senza nome. O Signore, la tua sete non era tanto esigenza fisica quanto quanto piuttosto bisogno di anime."
(G.Giaquinta, Preghiere)
"Ha sete questa tua creta vivente, o Dio, una creta riarsa dalla tua implacabile fiamma.
Hanno sete tutte le samaritane che tu attendi al pozzo, stanco di camminare…
E chi ha sete avrà più sete, perché molte, sono molte le cisterne screpolate ...
Anche tu, finito col gridare dall’albero: ho sete."
( David Maria Turoldo, Il sapore del pane)
Due uomini diversi per vocazione, ministero, linguaggio, due uomini che hanno percorso sentieri lontani fra loro, ambedue catturati dalla richiesta di Gesù: dammi da bere. E dalla consapevolezza delle cisterne umane screpolate e aride. Ma soprattutto presi dal fascino del grido di Gesù: ho sete. Una parola contemplata e amata, segno di un amore che può essere solo divino. Solo un Dio-Uomo può amare così.
” Non c è amore più grande di chi dà la vita per i suo amici”…e per i suoi nemici.
30/01/2015
Maria Mazzei