Forse nella nostra vita c'è più rumore che silenzio. Più grida che pace. Più parole che gesti. Dobbiamo imparare ad ascoltare di più. Ci sono molte parole nella nostra vita. Nel silenzio impariamo a riconoscere Dio, i suoi desideri, la sua volontà. E tutti aneliamo ad essere santi. Una persona mi diceva poco tempo fa: “Voglio essere santo”. In realtà è l'unica cosa che conta. Nella Chiesa si sotterra la vita perché sia feconda. In essa possiamo avvicinarci alla bellezza di Dio e stupirci. Lì diciamo: “Ti amo, Signore; Tu sei la mia forza. Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore”. Lì Dio ci chiama a dare la vita. Diceva padre Josef Kentenich: “Se dipendiamo dal volto di Dio e cerchiamo di acconsentire ai suoi desideri in tutto e di realizzarli, riceveremo la grazia e la forza per servirlo in tutte le situazioni della vita, anche quando ci costa la vita”. È il cammino per essere santi. Non importa che ci costi la vita. Vale la pena di donarla. La doniamo con allegria. Vogliamo ascoltare i desideri di Dio nel più profondo dell'anima. Lì dove nulla può interrompere la sua voce. Lì dove la notte diventa luce con la sua presenza. Lì dove torniamo ad essere quelli che siamo perché Dio ci riconosce e ci ama. Il nostro sogno è essere santuari vivi. Diceva il vescovo Stefan Ackermann nel giubileo: “Santuario significa un luogo estremamente caratterizzato da Dio e con questo estratto dal mondo quotidiano. I luoghi santi sono al di fuori della disposizione dell'uomo, e appartengono completamente a Dio”. E pensava a noi che avevamo affondato la nostra vita in terra sacra. Eravamo diventati sacri. Templi di Dio. Santuari di Dio. Sì. Estrapolati dal quotidiano. Gesù ce lo ricorda: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Siamo proprietà di Dio. Amanti di Dio. Consacrati a Lui. Ciò che non appartiene a Dio vuole essere sua proprietà. Quanto siamo lontani dall'ideale! Non ci conformiamo, come ci ricorda padre Kentenich: “Lottiamo contro il fatto di conformarci al minimo. Nelle nostre bandiere è inscritto quanto di più elevato è possibile raggiungere. Lottiamo per il massimo. Per non toccare la pianura ci manteniamo sempre sulle alture”. Non vogliamo conformarci al minimo. Con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutto il nostro essere. La parola “tutto” ci sembra impossibile. Spesso restiamo a metà strada, non diamo tutto, non aspiriamo a tutto, al massimo. Vediamo che il nostro cuore si aggrappa alla terra, alla fama, all'onore, ai nostri piani. Quel cuore ribelle, pieno di pieghe nelle quali non entra la luce. Pieno di sentimenti che non sono quelli di Cristo. Vogliamo donarci. Aspirare alle cose più alte. Non conformarci.
Fonte ALETEIA