Oggi Festa della donna: quando mi è stato chiesto di scrivere due parole su questa ricorrenza annuale ho pensato che dovevano essere un po' matti, essendo io una donna come le altre, che vivono una vita normale.
Ho quasi 60 anni e, come la gran parte delle mie coetanee, ho una famiglia e un lavoro. Esercito la professione di medico oncologo ospedaliero e questo ha sicuramente dato alla mia vita una ricchezza in più, perché vivere ogni giorno a contatto ravvicinato con questi pazienti, e molte sono donne in tutte le fasce di età, mi fa riflettere continuamente sul valore e sul senso che ognuno dà alla propria vita.
Ho incontrato donne pazienti e donne che hanno un familiare che lotta contro il cancro. Ho trovato degli esempi che scardinano la tua interiorità e ti fanno comprendere come esse siano le donne eroiche che lottano per se stesse e per i loro familiari e con loro.
Quando a 17 anni ho avuto la grazia di incontrare monsignor Giaquinta, la sua spiritualità della santità ha illuminato il mio cammino di ragazza, di giovane donna, e poi di madre. Il suo sguardo e la sua sollecitudine mi hanno accompagnato, portandomi a condividere il cammino verso la santità con altre donne, spose e madri che a loro volta vivevano la santità familiare pienamente donate alla propria famiglia e nello stesso tempo proiettate verso tutte le altre famiglie che incontrano lungo il cammino della vita, del proprio lavoro.
Della fede concedici la fermezza: con queste parole il servo di Dio Guglielmo Giaquinta invocava il dono della fede. Una fede incrollabile , indefettibile, quella di Giaquinta, che partiva da una adesione dell’intelletto: Dio c’è .
Ricordiamo con grande gratitudine le prove dell’esistenza di Dio che presentava ai suoi figli spirituali. La sua fede trovava l’humus, il terreno fertile nella Parola, diventava spiritualità profonda. Dio è amore, ci offre tutto il suo amore: da qui la vocazione universale alla santità, rispondere all’amore di Dio.
La fede del Servo di Dio è stata fiorente, luminosa, attraente. Si esprimeva in una preghiera profonda, umile, e in una parola convincente. La sua fede si incontrava continuamente con l’amore redentivo di Gesù di cui Giaquinta è stato innamorato cantore.
Ancora una nota sulla sua fede: ha avuto accenti mistici, cioè di trasporto al vertice della soglia di un grande, inesprimibile affidamento. Nell’ultimo Sabato Santo passato sulla terra, si piegava al silenzio di Dio di fronte ad una grande sofferenza che sperimentava in sé e intorno a sé.
Un uomo che sogna, Papa Francesco.
Sogna pace e giustizia, solidarietà, lavoro sicuro, famiglie unite. Sogna spazi di speranza, progettualità feconda.
Abbiamo conosciuto, amato e seguito un altro grande sognatore, il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta.
Il suo sogno, la vocazione universale alla santità, è nato come piccolo seme.
Continuo con i ricordi del passato. Ricordo le parole con cui il Servo di Dio Giaquinta concludeva il sacramento della confessione “Chiedi perdono al Signore dei peccati della vita passata, specialmente quelli contro la pazienza, la dolcezza, l’umiltà e la carità”. Ho cambiato ordine nell’elencare le virtù rispetto alla biografia “Una vita di luce” perché improvvisamente mi è ritornato nel cuore il ricordo vivo della sua voce. Sì, la prima virtù elencata era la pazienza, una pazienza che negli anni, attraverso la preghiera e la sofferenza, in lui si affinava sempre più. E poi la dolcezza: nell’accogliere, nel consolare, nel testimoniare con le sue parole la mitezza di Gesù. L’umiltà: anche quando rimproverava o faceva notare rallentamenti nel cammino – spesso la confessione sfociava nella direzione spirituale – era però sempre discreto e attento a non ferire.
Per ultima, la carità: ti faceva brillare il cammino della santità. Una santità che il “Padre” faceva toccare con mano nella vita quotidiana, l’utopia dei santi si vestiva dei gesti semplici di ogni giorno, nelle scelte e negli orientamenti.
Solo chi crede nei sogni può volare! (Peter Pan)
Quante volte abbiamo sentito ripetere dal Servo di Dio Guglielmo Giaquinta “Lasciatemi sognare figli miei!” Quale il suo sogno? L'utopia dei santi! “Utopia è l'ideale che non essendo né realizzato né realizzabile nella sua totalità non ha un luogo e perciò è etimologicamente utopico, senza luogo. Parlando della santità universale totale diciamo che non esiste in questo mondo, ma è una realtà in Dio e in Cristo e può essere parzialmente attuata da tutti noi. Non riusciremo a raggiungere questo ideale, ma dobbiamo impegnarci a farlo perché è la volontà di Dio.” G. G.
Sullo stesso piano si pone la fraternità universale: tutti figli di Dio, cioè santi; tutti figli di Dio, quindi fratelli.
Ringraziamo il vescovo Giaquinta per questa esaltante e splendida prospettiva.
Ninni Mazzei
Mi piace raccontarti cose…
Non è un titolo che ho inventato io, mi è stato suggerito per presentare una santa spagnola, S. Angela della Croce fedele devota di S. Giuseppe Benedetto Labre. E io lo giro, questo titolo, per il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta, padre fondatore della famiglia Pro Sanctitate.
Mi piace raccontarti della sua fiducia illimitata nel ‘dolce’ Padre, in Gesù, nella Vergine Santissima, Madre della Fiducia. I suoi figli spirituali l’hanno inciso nel cuore questo appellativo di Maria “che se da te questa parola ascolteremo più facile sarà il cammino e la meta meno lontana”.
La fiducia di diventare santi! Ce ne vuole di coraggio, ma il ditino di Gesù che indica il cuore della mamma ci apre al sorriso e alla gioia…e alla fiducia.
Sono passati quasi due mesi dalla mia avventura come Delegata del Movimento Pro Sanctitate al Convegno Ecclesiale di Firenze “In Gesu’ Cristo il nuovo Umanesimo”.
Quando Nicoletta mi chiamò e, con il suo entusiasmo e la sua contagiosa letizia, mi chiese di partecipare al Convegno, mi misi a ridere e un po’ per scherzo e un po’ per “piacevole dovere” le dissi di sì.
Quanti ricordi ha suscitato in me l’elenco degli argomenti delle Giornate della Santificazione Universale pubblicato su www.diteloatutti.net . Ricordi e…un pizzico di nostalgia. Questa giornata, per volere del Servo di Dio Guglielmo Giaquinta , è stata organizzata soprattutto come momento di preghiera. “Perché pregare? – scriveva nella introduzione al primo volume della raccolta tematica – Innanzitutto per tutti noi, perché diventiamo santi”; e per un lungo elenco dei destinatari di questa preghiera. E’ necessario però educare con il cuore anche la mente, e queste giornate videro una serie di conferenze tenute da personaggi di rilievo dell’epoca: il cardinale olandese Canisius Jean van Lierde; lo scienziato Enrico Medi, il fisico “della luna” di pochi anni più grande di Giaquinta, di cui nel seminario era stato professore; e poi Giorgio La Pira, il politico e sindaco di Firenze oggi Servo di Dio; Raimondo Manzini, illustre giornalista e direttore dell’osservatore Romano; Luigi Gedda, editore e dirigente di Azione Cattolica; Oscar Luigi Scalfaro, in seguito Presidente della Repubblica.
Oggi sono una figlia, una moglie, una mamma, una suocera ed una nonna felice e di ciò ringrazio il Signore sempre.
Se solo chiudo gli occhi riesco quasi a vedere, sentire ed assaporare le emozioni vissute 42 anni fa, quando io e mio marito ci giuravamo amore e rispetto eterno davanti a Dio.
Non più di 7 giorni fa abbiamo accompagnato all’altare l’ultima dei nostri tre figli.
Ho sempre avuto nel cuore la fede e la speranza che il nostro amore, la nostra visione di famiglia cristiana arrivasse nel loro cuore e nelle loro menti.
Quando con mio marito abbiamo assistito e guidato il loro cammino ci ha riempito di una gioia immensa vedere e partecipare alle loro scelte di coppie, costruire una famiglia rispettando il sacramento del matrimonio.
Affidare a Dio le loro nuove vite mi ha reso felice, nonostante la consapevolezza che la nostra quotidianità non sarebbe stata più la stessa.
Ho conosciuto Maria Teresa Contu negli anni 1958-59. Maria Teresa apparteneva alle Donne di Azione Cattolica di cui Don Guglielmo Giaquinta era Assistente Diocesano. Don Guglielmo intuì subito le doti di Maria Teresa, figlia di un grande giornalista aveva respirato da bambina l’aria del giornalismo di valore, infatti Raffaele Contu, il padre, nato a Tortoli (CA), autodidatta, letterato, giornalista, è stato il primo in Italia a tradurre in forma divulgativa la teoria di Einstein nel libro “Dalle stelle agli atomi”. Tradusse dal francese Paul Valery con il quale ebbe un lungo rapporto intellettuale; è stato direttore del quotidiano “L’Unione sarda” negli anni venti. Trasferitosi a Roma divenne direttore della prima rivista di divulgazione scientifica “Scienza e vita”, Maria Teresa assorbì queste esperienze con tutta la sua intelligenza e l’affetto filiale e divenne una persona di cultura sensibile e aperta. La mamma, Maria Cau, una donna dolcissima e sempre sorridente, ha saputo educare cinque figli, seguendo ciascuno secondo il proprio carattere e le proprie predisposizioni. Ho fatto con lei un bellissimo viaggio a Lourdes, con don Guglielmo ed insieme abbiamo pregato a lungo la Vergine Maria.
Don Guglielmo conobbe Maria Teresa e ne intuì le grandi doti. Egli era convinto che la cultura avrebbe grandemente giovato alla diffusione della spiritualità. E così con un piccolo drappello di giovani del Movimento Pro Sanctitate - Maria Antonietta Pascarella, Anna Maria Bisogno, Maria Teresa e la sottoscritta - fondò alcune riviste “pro sanctitate”: il “Segnalatore Ascetico”, “Oggi domani” e anche le edizioni Pro Sanctitate. Maria Teresa entrò in modo sempre più concreto e profondo nel nostro Movimento: Cooperatrice storica, fu fedelissima al carisma Pro Sanctitate e fedelissima figlia spirituale del Fondatore. Negli anni 2000 ricostruimmo le edizioni Pro Sanctitate con pregevoli testi che si meritarono gli elogi di P. Gino Concetti, autorevole redattore de “L’Osservatore romano”.
«Ci è affidato il compito di edificare comunità ecclesiali che siano sempre più famiglia, capaci di riflettere lo splendore della Trinità e di evangelizzare non solo con le parole, ma con la forza dell’amore di Dio che abita in noi». Sono le parole pronunciate da Papa Francesco durante l'Angelus di ieri, festa della SS. Trinità. Parole che hanno una particolare risonanza nel cuore dei membri del Movimento Pro Sanctitate che proprio in questi giorni vivono - chi direttamente come delegato, chi indirettamente attraverso la preghiera - l'elezione del Direttore Nazionale del Movimento. A prima vista potrebbe sembrare soltanto un atto burocratico, invece è il frutto della maturazione del Movimento, della vita di preghiera e di comunione, è la scelta di dare fiducia ad una persona che rappresenti il desiderio e l'anelito di tutti a costruire un mondo di santi e di fratelli, a vivere e scegliere l'accoglienza, la fraternità, la carità come dimensioni fondamentali e irrinunciabili della vita.
Ci incoraggia il discorso di Papa Francesco: «Siamo chiamati a vivere non gli uni senza gli altri, sopra o contro gli altri, ma gli uni con gli altri, per gli altri, e negli altri. Questo significa accogliere e testimoniare concordi la bellezza del Vangelo; vivere l’amore reciproco e verso tutti, condividendo gioie e sofferenze, imparando a chiedere e concedere perdono, valorizzando i diversi carismi sotto la guida dei Pastori». Vivere la chiesa-famiglia è sempre stato il sogno del Servo di Dio Guglielmo Giaquinta, costruire comunità modellate sull'amore di Cristo, essere strumenti dell'infinito amore del Padre. È l'augurio che facciamo a Nicoletta Sechi per il suo incarico di Direttore e anche a ciascuno di noi, membri del Movimento, 'rivoluzionari dell'amore', fratelli e sorelle chiamati a diventare santi.
Vittoria Terenzi
La nascita del Centro operativo di Salerno, della nostra famiglia Pro Sanctitate, risale al 1969. La radice di questa bella realtà la troviamo in una Oblata Apostolica, Tita La Mastra, siciliana di Grotte (Ag), ed in un sacerdote salesiano Don Luigi Cosato, che ha assunto con profondo amore e sapienza sacerdotale l’ideale Pro Sanctitate di cui Tita gli aveva parlato. Don Luigi aveva anche partecipato ad un Convegno sacerdotale “Pro Sanctitate” a Sassone nel 1969. L’incontro, certo rassicurante, con il Fondatore del Movimento il Vescovo Guglielmo Giaquinta fu molto significativo: Mons. Giaquinta e Don Luigi si incontrarono e si compresero sul terreno fertile della santità e dell’amore infinito di Dio.
Il lavoro “Pro Sanctitate” iniziò, umilmente, silenziosamente, attraverso la sapienza pastorale di Don Luigi che curava la Direzione spirituale (così cara anche al nostro Padre Fondatore!) e l’amicizia con le famiglie, quest’ultima una costante nell’attività apostolica Pro Sanctitate a Salerno.
Dalla direzione spirituale è nato il gruppo che poi trovò la propria identità apostolica, spirituale, strutturale, nella meditazione e nell’assunzione del messaggio Pro Sanctitate esposto nel volume-base di Mons. Giaquinta: L’amore è rivoluzione. Don Luigi si impegnava con entusiasmo e generosità e leggiamo in una relazione fatta al Convegno Nazionale Pro Sanctitate del ’74 questa dichiarazione “La sua carica interiore entusiasmava molto, unitamente al suo interesse per il messaggio altamente qualificato, alla sollecitazione costante ed un forte impegno missionario. E il gruppo si allargava e cominciò ad aprire le porte ai giovani che sempre più numerosi si accostavano al Movimento”.
Fare un cammino spirituale insieme, nonostante si abiti a diverse centinaia di chilometri di distanza? Sì, si può. Lo possiamo testimoniare noi del Coordinamento del Nord.
La nostra esperienza nasce dal desiderio fortissimo di continuare la formazione all’interno del Movimento Pro Sanctitate, di viverne il carisma e lo stile, nonostante ci ritrovassimo a vivere in città in cui non era presente.
Quali associati del Movimento Pro Sanctitate, formati nelle nostre comunità (per lo più del Sud), abbiamo sperimentato la difficoltà a seguire un cammino spirituale all’interno delle parrocchie, in quanto innamorati di quello stile, quella cura e quella profondità della formazione Pro Sanctitate.
Voglio iniziare questo breve articolo con una storia, la storia che ha riempito la mia vita e attraverso la quale ho incominciato a comprendere il progetto che Dio aveva per me: la santità.
Mi chiamo Roberto e ho 30 anni, vivo a Pescara ove con la mia famiglia mi sono trasferito nel 1998. Durante la mia adolescenza, soprattutto intorno ai 17 anni iniziai a sentire forte un’attrazione verso i santi ma non comprendevo cosa questo volesse significare: ero attratto dalla loro vita perché stavo capendo non so come, che in loro c’era la vera felicità e così mi venne in mente di incominciare un cammino per cercare di imitarli, un cammino che oggi è in corso, pieno di cadute e momenti forti, lungo e al tempo stesso affascinante, un cammino iniziato la sera del giovedì Santo del 2003, era esattamente il 17 di aprile, quando ad introdurre la Messa della Cena del Signore fu una donna, la aspettava ai piedi dell’ambone un’altra. Erano simili nel modo di vestire e ne fui colpito, si perché durante questa introduzione parlò di santità e di Gesù che nella Passione stava dandoci l’esempio massimo. Mi colpirono i loro atteggiamenti, sembrava quasi che erano state inviate per me, si proprio per me quella sera che tanto avevo cercato e desiderato qualcosa che mi aiutasse a scoprire tutto questo. E si sa, Dio non tralascia mai di esaudirci per le cose serie. Così mi avvicinai per conoscerle e ci presentammo: erano Giselda ed Agata.