Articolo tratto interamente da "Avvenire" 18.11.2017, di Ferdinando Camon
Nessun giornale che si faccia la domanda ovvia, inevitabile, l’unica che abbia un senso in questo momento: e adesso dov’è Salvatore Riina? Che ne è di lui? Ha giocato a fare l’invincibile con la giustizia terrena, nei colloqui che credeva segreti diceva alla moglie: «Non mi piegheranno mai, possono anche darmi tremila anni di ergastolo, non mi piegherò».
Voleva uscire dalla vita come un vincitore. Lo diceva sempre nei colloqui segreti (che invece eran registrati), a un figlio: «Tu hai un padre invincibile». Invincibile vuol dire due cose: 1) che ha vinto, 2) che nessuno gli strapperà la vittoria.
Ma la vita che aveva vissuto fino all’arresto era una vittoria? S’era sposato, ma di nascosto. Che matrimonio è? Viveva, ma sotto falso nome. Che vita è? Con i figli parlava di sciocchezze, anche quando la tv mostrava le sue stragi. È parlare, questo? Se la città o la regione è scossa da una tragedia, parlare a tavola con moglie e figli di sciocchezzuole vuol dire portare moglie e figli fuori dal mondo, in un altro mondo, che non è quello dell’umanità, vivere in un mondo che non c’è, chiudersi in un delirio. È vita, questa? È una famiglia, questa? È un padre, questo?
Ribaltare i piani, fronteggiare l'ignoranza e la banalità del male. Un moto di orgoglio collettivo può mettersi dalla parte del debole, che pur sconfitto dalla malvagità del potere irragionevole, lascia una traccia positiva nella storia, facendo compagnia alle generazioni che si susseguono.
Questo è il senso dell'Editoriale di Mario Calabresi pubblicato su repubblica.it, all'indomani dell'ignobile gesto di alcuni tifosi.
Ogni anno il Parlamento Europeo dedica il premio Sakharov "a persone che abbiano contribuito in modo eccezionale alla lotta per i diritti umani in tutto il mondo".
Quest'anno la Ue assegna il Sakharov a Nadia e Lamiya. Le loro storie, che hanno un volto e un nome, ci richiamano l'atroce condizione di tante schiave del califfato.
Questa assegnazione - riferiscono le fonti della UE - "rappresenta un incoraggiamento e un simbolo per noi a non avere paura".
Torturate, violentate per mesi, sfuggite a un genocidio spaventoso perpetrato dal Daesh nel nord dell’Iraq. Proprio mentre è in corso l’operazione militare per liberare Mosul, la seconda città dell’antica Mesopotamia divenuta la “capitale” del Califfato, il Parlamento Europeo ha assegnato il Premio Sakharov per la libertà di pensiero a due donne della comunità yazida, oggetto di un autentico sterminio da parte del Daesh nelle montagne del Sinjar, subito a nord di Mosul.
Inizia oggi il 16-esimo viaggio apostolico di Papa Francesco. Lo attende una un paese a maggioranza ortodossa, ricostruito sulle rovine dell'ateismo di stato.
TBILISI - È rimasta lì per mesi, quasi una sentinella silenziosa pronta ad aprirsi sulla chiesa che doveva essere ma non è, e forse, non sarà. Fino a lunedì la Porta Santa eretta per celebrare il Giubileo della Misericordia dichiarato da Papa Francesco, si stagliava nel vuoto di un prato a Rustavi, città della Georgia orientale, dove alti palazzi grigi si confondono con i pennacchi del ciclopico complesso metallurgico che dal 1941 palpita e sputa fumi a pochi chilometri dalla capitale Tbilisi.
Il 30 settembre del 1981, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite istituì la Giornata internazionale della pace. Un'occasione di riflessione e di promozione della non violenza a livello globale.
Con la risoluzione n° 55/282 del 2001 si stabilì che il 21 settembre di ogni anno sarebbe diventato il giorno del "cessate il fuoco", in cui tutti i soggetti in guerra sono chiamati, almeno per un giorno, a cessare conflitti e ostilità.
Sandra Awad, responsabile della Comunicazione di Caritas Siria, 39 anni, sposata e madre di due figli, in occasione di questa ricorrenza, il 21 settembre 2016, ha preso carta e penna e ha affidato ad Asia News una lettera-appello alla comunità internazionale.
Una lettura per conoscere, riflettere, pregare.
Solo una maggiore integrazione tra i Paesi dell'Unione può sconfiggere la jihad islamica a casa nostra. Questa tesi apparirà indigeribile a chi crede che chiudere i confini, tapparsi in casa e abbandonare Bruxelles sia l'unica via d'uscita possibile. Io penso esattamente il contrario.
Sono convinto che far vincere la logica degli Stati nazionali oggi equivalga al suicidio, alla resa di fronte ai terroristi così come di fronte ai drammi che premono alle nostre frontiere.
La costruzione di un muro di divisione tra i quartieri arabi e quelli ebraici di Gerusalemme “ci rattrista e sfigura il volto della Città Santa. Se continua questa politica di separazione, ogni persona dovrà muoversi a Gerusalemme portando con sé il suo proprio muro, la sua barriera che lo divide dagli altri”. Così il Patriarca di Gerusalemme dei latini, Fouad Twal, giudica il muro di cemento eretto dalla polizia israeliana tra il quartiere arabo di Jabal Mukkaber e la colonia ebraica di Armon Hanatziv.
È stato assegnato al Quartetto per il dialogo nazionale tunisino, formato da quattro organizzazioni della società civile, il premio per la Pace 2015, «per il contributo decisivo alla costruzione di una democrazia pluralista»
La motivazione non lascia dubbi: «Per il suo contributo decisivo alla costruzione di una democrazia pluralista in Tunisia dopo la rivoluzione dei Gelsomini del 2011». Si tratta di un premio attribuito alla società civile tunisina che, pur sottoposta a gravissime pressioni da parte delle forze più violente del radicalismo di matrice islamista, ha saputo resistere nel varare una costituzione democratica senza rinnegare le radici culturali e religiose del Paese.
Viaggio nella diocesi sotto la più pesante cappa di terrore di tutta l’Africa
C’è una linea immaginaria in Nigeria, che dal nord scende di trasverso fino al confine orientale, tagliando fuori lo spigolo di Paese che si incunea tra il Camerun, ad est, Ciad e Niger a nord.
Difficile attraversare quella linea con disinvoltura: i contractors occidentali sono spariti da tempo, troppo rischioso, non ci vanno facilmente i media stranieri, non ci si avventurano ormai quasi più neanche i nigeriani del sud, che un tempo vi si affollavano per stabilire fiorenti commerci.
Il messaggio del “Papa del quotidiano” condensato in un versetto del Vangelo di Matteo
Non occorre scomodare grandi analisti e commentatori per fare un “bilancio” del X Pellegrinaggio apostolico internazionale di Papa Francesco a Cuba e negli Stati Uniti. L’intero, ricco, complesso, coraggioso e non poche volte sorprendente magistero itinerante di Francesco si può riassumere con le parole pronunciate al momento del congedo: “Gesù dice nelle Scritture: «In verità vi dico: tutto ciò che avete fatto a uno solo di
Sabato 19 settembre a Roma i Responsabili Nazionali delle associazioni, movimenti e aggregazioni laicali si incontrano con la Consulta Nazionale di Pastorale Familiare in un momento di ascolto, confronto fraterno e progettazione sul tema: "maschio e femmina li creo'(Gen 1,27): la bellezza di crescere in famiglia". La Chiesa ascolta, riflette, s'interroga, condivide ansie e timori della famiglia in vista del Sinodo ordinario sulla famiglia che si svolgerà dal 4 al 25 ottobre.
Per il Movimento Pro Sanctitate parteciperà il Direttore Nazionale Nicoletta Sechi.