Mentre il 2022 era agli sgoccioli e tutto il mondo era in preghiera per accompagnare gli ultimi giorni del papa emerito Benedetto XVI, papa Francesco ci ha fatto dono della lettera apostolica “Totum amoris est”, per ricordare san Francesco di Sales in occasione del IV centenario della sua morte.
La lettera tratteggia, con poche e sapienti pennellate, il Santo vescovo, facendo emergere una figura di intensa spiritualità e di grande attualità.
La Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali (CNAL) ha proposto un percorso in preparazione al Sinodo della Chiesa universale, articolato in tre appuntamenti, ciascuno con un “ospite” che ha messo a fuoco un aspetto del cammino sinodale che la Chiesa sta percorrendo da alcuni mesi.
Al primo incontro (15 dicembre) è stato invitato mons. Piero Coda, Segretario Generale della Commissione Teologica Internazionale e membro della commissione teologica del Sinodo; il teologo ha evidenziato che “l’avventura sinodale” è anzitutto una grazia da accogliere, un’opera dello Spirito che ci spinge a compiere un esodo pasquale dall’io al noi. Una caratteristica che la Chiesa oggi è chiamata a (ri)scoprire e mettere al centro è il discernimento comunitario e perché si realizzi in pienezza c’è bisogno di includere tutti i membri della Chiesa, far sì che non manchi la partecipazione attiva, responsabile, competente di ciascun fedele. Un obiettivo alto e impegnativo, ma “sarebbe imperdonabile spegnere o anche solo gettare acqua sul fuoco di un processo che è stato acceso dallo Spirito Santo nel cuore della Chiesa”, ha affermato con decisione e passione il relatore.
Annunciata tra la gioia e lo stupore di tutti, è stata pubblicata il 4 ottobre 2020 la terza enciclica di papa Francesco “Fratelli tutti” sulla fraternità e l’amicizia sociale. Un testo da leggere, meditare e soprattutto fare diventare cammino personale e comunitario, profezia che può cambiare la storia.
1. «Fratelli tutti», scriveva San Francesco d’Assisi per rivolgersi a tutti i fratelli e le sorelle e proporre loro una forma di vita dal sapore di Vangelo. Tra i suoi consigli voglio evidenziarne uno, nel quale invita a un amore che va al di là delle barriere della geografia e dello spazio. Qui egli dichiara beato colui che ama l’altro «quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui». Con queste poche e semplici parole ha spiegato l’essenziale di una fraternità aperta, che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata o dove abita.
5 aprile 2020, Domenica delle Palme. A causa della pandemia di Coronavirus che ormai da mesi affligge il mondo intero, Papa Francesco ha presieduto la solenne celebrazione liturgica in una Basilica di San Pietro praticamente deserta. Una celebrazione senza processione e senza pellegrini, ma che i fedeli di tutto il mondo hanno potuto seguire in streaming da casa.
Il Papa nella sua omelia ha ricordato come Gesù per primo ci ha amati e ci ha serviti fino al punto da sacrificarsi per noi, lasciando che il nostro male si accanisse su di lui e lo portasse alla morte in croce. Il Signore ci ha serviti fino a provare il dolore peggiore che chi ama può provare, ovvero essere tradito ed essere abbandonato. Tutto questo per ricordarci come anche noi, oggi, pur vivendo un periodo difficile, di dramma e di sofferenza, in cui vediamo sgretolarsi tutte le nostre certezze e ci sembra di andare alla deriva, non dobbiamo sentirci abbandonati proprio perché, dice il Papa, c’è “Gesù che dice a ciascuno di noi: «Coraggio: apri il cuore al mio amore. Sentirai la consolazione di Dio, che ti sostiene»”.
Una giornata di preghiera e digiuno è stata proposta dal card. Vicario Angelo De Donatis ai fedeli della Diocesi di Roma. Una proposta cui tutti possiamo aderire.
«Mettendoci in ascolto della Parola di Dio di ogni giorno, vogliamo leggere questi tempi con i Suoi occhi, aiutando le nostre comunità a tornare a Lui, a riscoprire ciò che è essenziale, a ritrovare il gusto della preghiera. Sono questi i giorni in cui infondere speranza, in cui trasmettere fiducia, in cui metterci in ginocchio per intercedere per il mondo», scrive il card. Vicario De Donatis, in una lettera alla Diocesi di Roma, nella quale chiede a tutti i cristiani di Roma di offrire una giornata di preghiera e di digiuno, mercoledì 11 marzo «per invocare da Dio aiuto per la nostra città, per l’Italia e per il mondo». Lo stesso giorno il cardinale presiederà una Santa Messa dal Santuario del Divino Amore alle 19 che sarà trasmessa in diretta su Telepace e in streaming sulla pagina Facebook della diocesi di Roma.
http://www.diocesidiroma.it/l11-marzo-una-giornata-di-digiuno-e-preghiera-la-lettera-del-cardinale-vicario-ai-fedeli-della-diocesi-di-roma/
Carissimo Piero, nel giorno in cui piangiamo il distacco da te, muovono le tue parole verso di noi e tu sembri seduto nell’assise del nostro ultimo Convegno Nazionale a ridirci “coraggio, ascoltiamo e poi muoviamoci”.
Magari, con l’aiuto di Dio, finalmente, come tu desideravi per te e per tutti, finalmente vedremo.
Ci sono parole papali che possono risultare urticanti.
Come queste, pronunciate nell’Angelus di una domenica di luglio del 2018, che mettono il dito su un aspetto non certo secondario: la missione della Chiesa e le sue modalità concrete. “Non manager onnipotenti, non funzionari inamovibili, non divi in tournée”, non agiscono così “gli autentici messaggeri del Regno di Dio” che altro non possono avere se non un “bastone e dei sandali”, “né pane, né sacca, né denaro nella cintura” perché il Maestro li vuole “liberi e leggeri, senza appoggi e senza favori”.
Perché questo è secondo il Vangelo lo stile dell’autentica vocazione missionaria, caratterizzata dalla povertà dei mezzi.
Papa Francesco ha poi descritto i connotati elementari della dinamica propria e imparagonabile dell’annuncio cristiano e del dinamismo missionario: la missione di annunciare il Vangelo, affidata agli apostoli da Cristo, è in realtà il semplice “riproporsi della presenza e dell’opera di Gesù nella loro azione missionaria”.
Il che vuol dire che il metodo è sempre lo stesso: guardare al Vangelo e a quello che Cristo ha detto e fatto nel Vangelo e sottolineare ancora che la Chiesa non è padrona della missione.
Non è la prima volta che, dall’Evangelii Gaudium in avanti, il Papa ripete quale sia la sorgente della natura missionaria. Perché si tratta di un punto vitale.
Oggi, mentre stavo preparando il presepe, mi sono accorta che mancava il protagonista, Gesù.
E’ il più piccolo dei personaggi ed ho fatto fatica a trovarlo nella scatola dove era avvolto da un giornale, quasi pronto ad essere “scartato”, non riconosciuto. Questo piccolo evento mi ha fatto riflettere che è proprio così nel 2019, e non solo: il Natale arriva ma è difficile scorgere il Festeggiato. Alberi addobbati, luci, pubblicità, Babbo Natale non mettono in risalto l’Amore di un Dio che dona al mondo Suo Figlio: “venne fra la sua gente ma i suoi non lo hanno accolto” (Gv1). Come cristiana tutto ciò mi intristisce, perché l’evento più bello della storia, insieme alla Risurrezione, viene messo da parte, non accolto, non celebrato abbastanza.
Nella Solennità di Tutti i Santi, Papa Francesco ci ricorda che la santità è dono e chiamata, che ci spinge ad alzare lo sguardo verso il cielo non per dimenticare le realtà della terra, ma per viverle con più coraggio.
L’odierna solennità di Tutti i Santi ci ricorda che siamo tutti chiamati alla santità. I Santi e le Sante di ogni tempo, che oggi celebriamo tutti insieme, non sono semplicemente dei simboli, degli esseri umani lontani, irraggiungibili. Al contrario, sono persone che hanno vissuto con i piedi per terra; hanno sperimentato la fatica quotidiana dell’esistenza con i suoi successi e i suoi fallimenti, trovando nel Signore la forza di rialzarsi sempre e proseguire il cammino. Da ciò si comprende che la santità è un traguardo che non si può conseguire soltanto con le proprie forze, ma è il frutto della grazia di Dio e della nostra libera risposta ad essa. Quindi la santità è dono e chiamata.
«Tanti in Amazzonia portano croci pesanti e attendono la carezza d’amore della Chiesa». Con queste parole, alla Messa di apertura del Sinodo, il Papa esorta i Pastori a «camminare insieme con chi ha versato la vita in questa Regione, ravvivando il fuoco d’amore ricevuto, quel fuoco d’amore bruciante per Dio e per i fratelli. Molto diverso è il fuoco appiccato da interessi che distruggono, come in Amazzonia!
Il fuoco del Vangelo invece riscalda e sa discernere, con prudenza. Una prudenza che non è timidezza ma è una virtù cristiana e di governo, mentre qualcuno pensa che sia la virtù “dogana” che ferma tutto per non sbagliare».
Usa quest’immagine Papa Francesco, nell’omelia dalla forte impronta missionaria della Messa che apre l’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la Regione Panamazzonica.
Con i primi Vespri del 1° ottobre 2019, Papa Francesco ha aperto il Mese Missionario straordinario indetto per il 2019.
Le sue parole richiamano ogni battezzato ad un impegno missionario vero, concreto e generoso.
Nella parabola che abbiamo ascoltato, il Signore si presenta come un uomo che, prima di partire, chiama i servi per consegnare loro i suoi beni (cfr Mt 25,14). Dio ci ha affidato i suoi beni più grandi: la nostra vita, quella degli altri, tanti doni diversi per ciascuno. E questi beni, questi talenti, non rappresentano qualcosa da custodire in cassaforte, rappresentano una chiamata: il Signore ci chiama a far fruttare i talenti con audacia e creatività. Dio ci domanderà se ci saremo messi in gioco, rischiando, magari perdendoci la faccia. Questo Mese missionario straordinario vuole essere una scossa per provocarci a diventare attivi nel bene. Non notai della fede e guardiani della grazia, ma missionari.
«Saremo attenti e vigilanti a tutela della vita delle persone, soprattutto di chi si trova in situazioni di disagio, di difficoltà, di malattia». Così Mons. Russo, segretario generale della Cei, ha ribadito in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale sul caso della morte del Dj Fabo.
La Conferenza Episcopale Italiana ha diffuso una nota nella quale esprime tutto lo sconcerto nei confronti di una decisione senza precedenti.
«Si può e si deve respingere la tentazione – indotta anche da mutamenti legislativi – di usare la medicina per assecondare una possibile volontà di morte del malato, fornendo assistenza al suicidio o causandone direttamente la morte con l’eutanasia».
I Vescovi italiani si ritrovano unanimi nel rilanciare queste parole di Papa Francesco. In questa luce esprimono il loro sconcerto e la loro distanza da quanto comunicato dalla Corte Costituzionale.
In occasione della solennità di Pentecoste, i vescovi del Lazio hanno indirizzato una lettera a tutti i fedeli, che sarà letta durante le S. Messe del giorno. Pubblichiamo il testo integrale.
Carissimi fedeli delle diocesi del Lazio,
desideriamo offrirvi alcune riflessioni in occasione della solennità di Pentecoste che ci mostra l’icona dell’annunzio a Gerusalemme ascoltato in molte lingue: pensiamolo come il segno del pacifico e gioioso incontro fra i popoli che attualizza l’invito del Risorto ad annunciare la vita e l’amore.
Purtroppo nei mesi trascorsi le tensioni sociali all’interno dei nostri territori, legate alla crescita preoccupante della povertà e delle diseguaglianze, hanno raggiunto livelli preoccupanti. Desideriamo essere accanto a tutti coloro che vivono in condizioni di povertà: giovani, anziani, famiglie, diversamente abili, disagiati psichici, disoccupati e lavoratori precari, vittime delle tante dipendenze dei nostri tempi.
Percorsi di fraternità: questo è il titolo di un paragrafo dell’Esortazione Apostolica post-sinodale Christus vivit dedicata ai giovani. Papa Francesco inizia parlando di crescita spirituale. L’espressione “crescita spirituale” mi fa un po’ timore, mi sembra qualcosa di molto faticoso che implica una maggiore consapevolezza “teorica” della propria fede, un lavoro individuale. Il Papa invece mi dice: “La tua crescita spirituale si esprime soprattutto nell’amore fraterno, generoso, misericordioso” (163). Questo cambia tutto. Certo, ci vuole molta fatica, ma ora riesco a coglierne la concretezza e la bellezza. Cogliamo allora l’invito ad uscire da noi stessi per cercare il bene degli altri. Fin dall’inizio del catechismo ci viene spiegato il comandamento di Gesù “Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Mc 12,31) e ci invitano a riconoscere Dio nel volto del prossimo. Lo sappiamo tutti. Ma viverlo realmente è tutt’altra cosa, è una scelta che va fatta ogni giorno. Per questo il Papa ci ricorda che dobbiamo “uscire da noi stessi per riconoscere la bellezza nascosta in ogni essere umano, la sua dignità, la sua grandezza come immagine di Dio e figlio del Padre” (164).
Sintesi dell’Esortazione Apostolica post-sinodale
dedicata ai giovani
Christus vivit
È stata presentata, il 2 aprile 2019, l’Esortazione Apostolica post-sinodale “Christus vivit”, firmata lunedì 25 marzo nella Santa Casa di Loreto e indirizzata «ai giovani e a tutto il popolo di Dio». Il documento, composto di nove capitoli divisi in 299 paragrafi, è frutto della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.
Nella mattina del 25 marzo, Papa Francesco è arrivato a Loreto accolto dall’arcivescovo Monsignor Dal Cin, dal sindaco e dalle altre autorità locali e si è recato al santuario della Santa Casa di Loreto.
In occasione della solennità dell’Annunciazione, il Santo Padre si è recato a Loreto anche per firmare e affidare così alla Madonna l’esortazione apostolica post sinodale dedicata ai giovani. Nel suo discorso davanti ai fedeli, Papa Francesco ha sottolineato che “la casa di Maria è anche la casa della famiglia”, ricollegandosi così ad una tematica molto delicata ma allo stesso tempo fondamentale nel mondo odierno. Oggi infatti “la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna assume un’importanza e una missione essenziali. È necessario riscoprire il disegno tracciato da Dio per la famiglia, per ribadirne la grandezza e l’insostituibilità a servizio della vita e della società”, ha detto il Papa.
Si è concluso il 24 febbraio il summit sugli abusi sui minori in Vaticano. Al termine della Celebrazione eucaristica, le parole di Papa Francesco e gli otto punti su cui si dovrà concentrare il lavoro della Chiesa:
Cari fratelli e sorelle,
nel rendere grazie al Signore che ci ha accompagnato in questi giorni, vorrei ringraziare tutti voi per lo spirito ecclesiale e l’impegno concreto che avete mostrato con tanta generosità.
Il nostro lavoro ci ha portato a riconoscere, una volta in più, che la gravità della piaga degli abusi sessuali su minori è un fenomeno storicamente diffuso purtroppo in tutte le culture e le società. […]
Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente per la 41ª Giornata Nazionale per la Vita
(3 febbraio 2019)
È VITA, È FUTURO
Germoglia la speranza
«Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa» (Is 43,19). L’annuncio di Isaia al popolo testimonia una speranza affidabile nel domani di ogni donna e ogni uomo, che ha radici di certezza nel presente, in quello che possiamo riconoscere dell’opera sorgiva di Dio, in ciascun essere umano e in ciascuna famiglia. È vita, è futuro nella famiglia! L’esistenza è il dono più prezioso fatto all’uomo, attraverso il quale siamo chiamati a partecipare al soffio vitale di Dio nel figlio suo Gesù. Questa è l’eredità, il germoglio, che possiamo lasciare alle nuove generazioni: «facciano del bene, si arricchiscano di opere buone, siano pronti a dare e a condividere: così si metteranno da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera» (1Tim 6, 18-19).
La salvezza che Dio ci dona è un invito a far parte di una storia d’amore che si intreccia con le nostre storie; che vive e vuole nascere tra noi perché possiamo dare frutto lì dove siamo, come siamo e con chi siamo. Lì viene il Signore a piantare e a piantarsi; è Lui il primo nel dire “sì” alla nostra vita, Lui è sempre il primo. È il primo a dire “sì” alla nostra storia, e desidera che anche noi diciamo “sì” insieme a Lui. Lui sempre ci precede, è il primo.
E così sorprese Maria e la invitò a far parte di questa storia d’amore. Senza dubbio la giovane di Nazaret non compariva nelle “reti sociali” dell’epoca, lei non era una influencer, però senza volerlo né cercarlo è diventata la donna che ha avuto la maggiore influenza nella storia.
Giovani tutt'altro che disimpegnati. Parlano di ambiente, di pace, fanno proposte concrete; hanno tutti lo stesso desiderio di pace e di giustizia. Sono i ragazzi della Gmg 2019. Arrivano da contesti segnati da profondi problemi sociali e difficili situazioni politiche che hanno un forte impatto sulla vita delle popolazioni: migrazioni, povertà, disperazione. Hanno accolto l'invito di Papa Francesco: «Non guardate dal balcone la vita, immergetevi in essa come ha fatto Gesù. Non lasciate che altri siano protagonisti del cambiamento! Voi siete quelli che hanno il futuro! … Attraverso di voi entra il futuro nel mondo. A voi chiedo anche di essere protagonisti di questo cambiamento» (27 luglio 2013, Gmg di Rio de Janeiro).
Al termine dell’Angelus del 20 gennaio, Papa Francesco ha chiesto preghiere per l’imminente appuntamento con i giovani a Panama e ha presentato Click To Pray, la Rete Mondiale di Preghiera che consentirà a tutti, in ogni parte del mondo, di pregare insieme, in particolare per i giovani che parteciperanno alla GMG.
«Tra pochi giorni partirò per Panamá, dove dal 22 al 27 gennaio si svolgerà la Giornata Mondiale della Gioventù. Vi chiedo di pregare per questo evento molto bello e importante nel cammino della Chiesa.
A due mesi dalla pubblicazione del Documento finale del Sinodo 2018 su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, pubblichiamo un commento di Mons. Di Cristina, Consulente nazionale del Movimento Pro Sanctitate.
Il Documento finale del Sinodo dei Vescovi dello scorso ottobre 2018 apre sull’onda emotiva suscitata nei Vescovi stessi dall’esperienza assolutamente unica della presenza dei giovani durante i loro lavori. «Abbiamo camminato insieme, con il successore di Pietro che ci ha confermato nella fede… Abbiamo lavorato insieme, condividendo ciò che ci stava più a cuore… La presenza dei giovani ha segnato una novità: attraverso di loro è risuonata nel Sinodo la voce di tutta una generazione…» (2). Da qui, sul richiamo all’icona pasquale dei Discepoli di Emmaus, prende il via l’idea madre del Documento: quella che vede in Gesù il modello del cammino della Chiesa accanto alle giovani generazioni (4). Come Gesù, fattosi «giovane con i giovani per divenire esempio per i giovani e consacrarli al Signore» (il tratto riprende un bel passaggio di S. Ireneo), anche la Chiesa, imparando da Lui saprà «cogliere al meglio la benedizione della giovinezza» (63). Il cammino dei pastori della Chiesa con i giovani, ma anche dei laici per ciò qualificati, comincerà dunque dall’ascolto dei giovani: un ascolto delle loro domande che, come quelle dei discepoli di Emmaus, la Chiesa stessa saprà opportunamente suscitare, consapevole del desiderio che i giovani stessi hanno di essere ascoltati (6). E sarà un cammino animato fin dapprincipio da un sì aperto verso un futuro, un compito e una meta che, seppure inizialmente non chiari, appariranno presto rischiarati dalla «logica vocazionale» (72).
Alla vigilia della Giornata Mondiale della Pace, in un momento storico complesso e incerto per il nostro paese, proponiamo un riflessione sul messaggio di Papa Francesco su un tema di forte attualità.
La buona politica è al servizio della pace: è il tema della 52ma Giornata Mondiale della Pace, che si celebra il 1° gennaio 2019. È un argomento con cui si devono misurare non solo i governanti ma ogni cittadino, ogni cristiano che ha ricevuto il mandato di portare a tutti – particolarmente in questo periodo – l’annuncio della pace.
Presentando il Messaggio del papa per la giornata, il card. Turkson, prefetto del dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, ha affermato che la buona notizia di Gesù, «è sempre accompagnata dalla pace e porta pace.
L’augurio di Papa Francesco per il Natale 2018 è un augurio di fraternità. Fraternità tra persone di idee diverse, tra persone di ogni nazione e cultura, tra persone di diverse religioni.
Buon Natale di fraternità!
Come i pastori, accorsi per primi alla grotta, restiamo stupiti davanti al segno che Dio ci ha dato: «Un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia» (Lc 2,12). In silenzio, ci inginocchiamo, e adoriamo.
E che cosa ci dice quel Bambino, nato per noi dalla Vergine Maria? Qual è il messaggio universale del Natale? Ci dice che Dio è Padre buono e noi siamo tutti fratelli.
Questa verità sta alla base della visione cristiana dell’umanità. Senza la fraternità che Gesù Cristo ci ha donato, i nostri sforzi per un mondo più giusto hanno il fiato corto, e anche i migliori progetti rischiano di diventare strutture senz’anima.
Per questo il mio augurio di buon Natale è un augurio di fraternità.
Fraternità tra persone di ogni nazione e cultura.
Fraternità tra persone di idee diverse, ma capaci di rispettarsi e di ascoltare l’altro.
Fraternità tra persone di diverse religioni. Gesù è venuto a rivelare il volto di Dio a tutti coloro che lo cercano.
E il volto di Dio si è manifestato in un volto umano concreto. Non è apparso in un angelo, ma in un uomo, nato in un tempo e in un luogo. E così, con la sua incarnazione, il Figlio di Dio ci indica che la salvezza passa attraverso l’amore, l’accoglienza, il rispetto per questa nostra povera umanità che tutti condividiamo in una grande varietà di etnie, di lingue, di culture…, ma tutti fratelli in umanità!
Allora le nostre differenze non sono un danno o un pericolo, sono una ricchezza. Come per un artista che vuole fare un mosaico: è meglio avere a disposizione tessere di molti colori, piuttosto che di pochi!
L’esperienza della famiglia ce lo insegna: tra fratelli e sorelle siamo diversi l’uno dall’altro, e non sempre andiamo d’accordo, ma c’è un legame indissolubile che ci lega e l’amore dei genitori ci aiuta a volerci bene. Lo stesso vale per la famiglia umana, ma qui è Dio il “genitore”, il fondamento e la forza della nostra fraternità.
Questo Natale ci faccia riscoprire i legami di fraternità che ci uniscono come esseri umani e legano tutti i popoli. Consenta a Israeliani e Palestinesi di riprendere il dialogo e intraprendere un cammino di pace che ponga fine a un conflitto che da più di settant’anni lacera la Terra scelta dal Signore per mostrare il suo volto d’amore.
Il Bambino Gesù permetta all’amata e martoriata Siria di ritrovare la fraternità dopo questi lunghi anni di guerra. La Comunità internazionale si adoperi decisamente per una soluzione politica che accantoni le divisioni e gli interessi di parte, così che il popolo siriano, specialmente quanti hanno dovuto lasciare le proprie terre e cercare rifugio altrove, possa tornare a vivere in pace nella propria patria.
Penso allo Yemen, con la speranza che la tregua mediata dalla Comunità internazionale possa finalmente portare sollievo ai tanti bambini e alle popolazioni stremate dalla guerra e dalla carestia.
Penso poi all’Africa, dove milioni di persone sono rifugiate o sfollate e necessitano di assistenza umanitaria e di sicurezza alimentare. Il Divino Bambino, Re della pace, faccia tacere le armi e sorgere un’alba nuova di fraternità in tutto il continente, benedicendo gli sforzi di quanti si adoperano per favorire percorsi di riconciliazione a livello politico e sociale.
Il Natale rinsaldi i vincoli fraterni che uniscono la Penisola coreana e consenta di proseguire il cammino di avvicinamento intrapreso e di giungere a soluzioni condivise che assicurino a tutti sviluppo e benessere.
Questo tempo di benedizione consenta al Venezuela di ritrovare la concordia e a tutte le componenti sociali di lavorare fraternamente per lo sviluppo del Paese e per assistere le fasce più deboli della popolazione.
Il Signore che nasce porti sollievo all’amata Ucraina, ansiosa di riconquistare una pace duratura che tarda a venire. Solo con la pace, rispettosa dei diritti di ogni nazione, il Paese può riprendersi dalle sofferenze subite e ristabilire condizioni di vita dignitose per i propri cittadini. Sono vicino alle comunità cristiane di quella Regione, e prego che si possano tessere rapporti di fraternità e di amicizia.
Davanti al Bambino Gesù si riscoprano fratelli gli abitanti del caro Nicaragua, affinché non prevalgano le divisioni e le discordie, ma tutti si adoperino per favorire la riconciliazione e costruire insieme il futuro del Paese.
Desidero ricordare i popoli che subiscono colonizzazioni ideologiche, culturali ed economiche vedendo lacerata la loro libertà e la loro identità, e che soffrono per la fame e la mancanza di servizi educativi e sanitari.
Un pensiero particolare va ai nostri fratelli e sorelle che festeggiano la Natività del Signore in contesti difficili, per non dire ostili, specialmente là dove la comunità cristiana è una minoranza, talvolta vulnerabile o non considerata. Il Signore doni a loro e a tutte le minoranze di vivere in pace e di veder riconosciuti i propri diritti, soprattutto la libertà religiosa.
Il Bambino piccolo e infreddolito che contempliamo oggi nella mangiatoia protegga tutti i bambini della terra ed ogni persona fragile, indifesa e scartata. Che tutti possiamo ricevere pace e conforto dalla nascita del Salvatore e, sentendoci amati dall’unico Padre celeste, ritrovarci e vivere come fratelli!
Era il 2016, Papa Francesco "salutava" il Giubileo della Misericordia, attraverso la lettera apostolica «Misericordia et Misera», e nel contempo istituiva la Giornata Mondiale dei Poveri da vivere nella Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, re dell'Universo, «che si è identificato con i piccoli e i poveri e ci giudicherà sulle opere di misericordia».
Scopo della Giornata è quello di aiutare «le comunità e ciascun battezzato a riflettere su come la povertà stia al cuore del Vangelo e sul fatto che, fino a quando Lazzaro giace alla porta della nostra casa, non potrà esserci giustizia né pace sociale».
Per la Giornata Mondiale dei Poveri di Domenica 18 Novembre 2018, riportiamo alcuni stralci del Messaggio del Santo Padre Francesco. Parole, come sempre, semplici, dirette, ed esigenti.
Si è concluso con la Santa Messa di domenica 28 ottobre il Sinodo dei Vescovi sui giovani. Nel suo discorso Papa Francesco ha ricordato come il documento conclusivo sia frutto dell'intercessione dello Spirito Santo e che, in quanto tale, deve essere tenuto ben presente da tutta la Chiesa come riferimento e supporto per i prossimi passi che la Chiesa stessa sarà chiamata a muovere.
Se l'Instrumentum laboris è il quadro di riferimento unitario emerso dopo due anni di ascolto, il documento finale è il risultato del discernimento e delle tematiche su cui i Padri sinodali si sono concentrati.
In occasione della Giornata della Santificazione Universale, Papa Francesco, durante l'Angelus del 1 Novembre 2018, ci ha rivolto parole esigenti...
Chiediamoci da che parte stiamo: quella del cielo o quella della terra? Viviamo per il Signore o per noi stessi, per la felicità eterna o per qualche appagamento ora? Domandiamoci: vogliamo davvero la santità? O ci accontentiamo di essere cristiani senza infamia e senza lode, che credono in Dio e stimano il prossimo ma senza esagerare? Il Signore «chiede tutto, e quello che offre è la vera vita - offre tutto -, la felicità per la quale siamo stati creati» (Esort. ap. Gaudete ed exsultate, 1). Insomma, o santità o niente! Ci fa bene lasciarci provocare dai santi, che qua non hanno avuto mezze misure e da là “tifano” per noi, perché scegliamo Dio, l’umiltà, la mitezza, la misericordia, la purezza, perché ci appassioniamo al cielo piuttosto che alla terra.
Oggi i nostri fratelli e sorelle non ci chiedono di sentire un’altra volta un bel Vangelo, ma di metterlo in pratica, di incamminarci sulla via delle Beatitudini. Non si tratta di fare cose straordinarie, ma di seguire ogni giorno questa via che ci porta in cielo, ci porta in famiglia, ci porta a casa. Oggi quindi intravediamo il nostro futuro e festeggiamo quello per cui siamo nati: siamo nati per non morire mai più, siamo nati per godere la felicità di Dio! Il Signore ci incoraggia e a chi imbocca la via delle Beatitudini dice: «Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli» (Mt 5,12). La Santa Madre di Dio, Regina dei santi, ci aiuti a percorrere con decisione la strada della santità.
Papa Francesco
SANTA MESSA PER LA CONCLUSIONE
DELLA XV ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI
OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Basilica Vaticana
Domenica, 28 ottobre 2018
L’episodio che abbiamo ascoltato è l’ultimo che l’evangelista Marco narra del ministero itinerante di Gesù, il quale poco dopo entrerà a Gerusalemme per morire e risorgere. Bartimeo è così l’ultimo a seguire Gesù lungo la via: da mendicante ai bordi della strada a Gerico, diventa discepolo che va insieme agli altri verso Gerusalemme. Anche noi abbiamo camminato insieme, abbiamo “fatto sinodo” e ora questo Vangelo suggella tre passi fondamentali per il cammino della fede...
Continuano, giorno dopo giorno, i lavori in Vaticano dove i Vescovi portano all’attenzione domande, riflessioni e punti di vista riguardo i giovani, la fede e la vocazione.
Nel corso del Sinodo hanno modo di parlare ragazzi di varie nazionalità, con lo scopo di portare una testimonianza viva e diretta di cosa significhi vivere nel mondo per i giovani d’oggi.
Uno degli interventi di questi ultimi giorni ha particolarmente colpito e commosso i padri sinodali: si tratta di un giovane ventiseienne iracheno che ha fatto riferimento all’immenso numero di persone cristiane uccise in Iraq, agli atti di terrorismo e ai rapimenti che continuano a sconvolgere il suo Paese e non solo.
#identità #relazione #dono. Questi i tre hashtag che hanno accompagnato i giovani all’incontro con il Papa e i padri sinodali, il 6 ottobre.
L’aula Paolo VI è stata arricchita da giovani che si sono alternati tra balli, canti e testimonianze che hanno segnato l’animo dei partecipanti e del Santo Padre che è voluto ritornare sul tema dei nonni ricordando di guardare alle nostre radici: “ricordatevi di parlare con i nonni, l’amore”, ha detto il Santo Padre, “è la chiave per la risoluzione di ogni problema”. Il cuore delle storie e delle molte testimonianze di ragazzi è, infatti, l’Amore di Dio. Giovani che sono scappati dagli attentati terroristici, che sono riusciti a vincere la dipendenza dalla pornografia, il bullismo, la droga pronunciando parole di speranza che, in perfetto silenzio, hanno ascoltato e si sono fatti provocare dalla voce dei loro coetanei.
Il 3 ottobre si è tenuta la prima giornata del Sinodo indetto da Papa Francesco su I giovani, la fede e il discernimento vocazionale.
Il Papa, nell’omelia della S. Messa di apertura, ha rivolto un chiaro invito ai 267 Vescovi che fino al 28 ottobre saranno impegnati in Vaticano: restare uniti in questo cammino che possa «allargare orizzonti, dilatare il cuore e trasformare quelle strutture che oggi ci paralizzano, ci separano e ci allontanano dai giovani, lasciandoli esposti alle intemperie e orfani di una comunità di fede che li sostenga, di un orizzonte di senso e di vita».
In occasione della Visita del Papa a Palermo, Alessandra Turrisi, per le pagine di Avvenire, ha intervistato Mons. Salvatore di Cristina, Vescovo emerito di monreale, Consulente Ecclesiastico Nazionale del Movimento Pro Sanctitate, compagno di studi e di strada di Padre Pino Puglisi.
«Il vertice della Chiesa viene a onorare un figlio così modesto, perfino nel vestire, vissuto nella povertà. Segno della grandezza di questo sacerdote, ma anche di una Chiesa che sa mettere i valori al loro posto».
È stato diffuso, dalla Sala Stampa Vaticana, il tema che Papa Francesco ha scelto per la 53a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si celebra nel 2019:
«Siamo membra gli uni degli altri» (Ef 4,25). Dalle community alle comunità.
Si legge nella nota della Sala Stampa: «Il tema sottolinea l’importanza di restituire alla comunicazione una prospettiva ampia, fondata sulla persona, e pone l’accento sul valore dell’interazione intesa sempre come dialogo e come opportunità di incontro con l’altro.
15 settembre 1993 - 15 settembre 2018
Papa Francesco a Palermo!
Un intera città che attende, un‘intera città che si prepara ad un incontro speciale. Palermo domani farà memoria del 25esimo anniversario del barbaro assassinio di Padre Puglisi, 3P come è conosciuto da molti. E il Papa in questo anniversario non ha voluto lasciare soli i suoi figli: come un padre che vuole stare vicino ai figli amati.
Alfie Evans è un bambino che a pochi mesi di vita a manifestato una patologia neurologica degenerativa non ancora conosciuta.
Il 9 maggio prossimo avrebbe compiuto 2 anni, ma è volato in cielo alle 2.30 del 28 aprile scorso.
Il 20 febbraio, il giudice Anthony Hayden, dell'Alta Corte inglese, aveva valutato nel migliore interesse del piccolo, la sospensione della ventilazione artificiale richiesta dai medici dell’Alder Hey, l'ospedale che lo aveva in cura.
Lunedì 9 Aprile 2018, a poche ore dalla presentazione e dalla pubblicazione della Esortazione Apostolica «Gaudete et Exsultate», il microfono di Federico Piana, per Radio Vaticana, ha raggiunto Nicoletta Sechi, Direttore Nazionale del Movimento Pro Sanctitate.
Attese e sensazioni di una realtà, nella Chiesa, nata per diffondere l'ideale della Santità e della Fraternità Universali.
Il Movimento Pro Sanctitate
accoglie l’Esortazione Apostolica
del Santo Padre Francesco «Gaudete et exsultate», attraverso un rinnovato impegno
a vivere con autenticità e concretezza di vita,
e a diffondere con entusiasmo e convinzione
l’ideale della santità e della fraternità universali.
È stata presentata oggi, 9 aprile, presso la Sala Stampa Vaticana, l’Esortazione Apostolica del Santo Padre Francesco: «Gaudete et Exsultate» sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo.
A presentarla S.E. Mons. Angelo De Donatis, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma; Gianni Valente, giornalista; Paola Bignardi, già Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica italiana.
Obiettivo del documento è “far risuonare ancora una volta la chiamata alla santità, cercando di incarnarla nel contesto attuale, con i suoi rischi, le sue sfide e le sue opportunità” (n. 2).
Terminato l'embargo, è stata resa pubblica l'Esortazione Apostolica di Papa Francesco sulla santità nel mondo contemporaneo.
Pochi minuti prima, con un semplice tweet, Papa Francesco, la consegna al mondo...
Desidero far risuonare ancora una volta la chiamata alla santità: "Rallegratevi et exsultate"
@Pontifex_it
Solo qualche ora fa la notizia ufficiale.
Alle 12.15 di Lunedì 9 Aprile, presso la sala stampa Vaticana, sarà presentata l'Esortazione Apostolica di Papa Francesco sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo.
Tutta la famiglia Pro Sanctitate, nata dal cuore paterno del Servo di Dio Guglielmo Giaquinta e nutrita dal carisma della Vocazione Universale alla Santità che il giovane don Guglielmo aveva intuito fra le macerie materiali e spirituali del dopo guerra, gioisce di gratitudine e rinnova il suo impegno a vivere con umiltà e autenticità l'ideale di un mondo in cui tutti gli uomini siano santi e vivano da fratelli.
Domani, 6 Aprile, alle ore 11:15, su Radio Vaticana, nel corso della rubrica #trendtopic, inserito nel programma Doppio Click, Stefano Leszczynski intervista Roberto Corradi, Segretario Nazionale del Movimento Pro Sanctitate.
Le parole di Papa Francesco pronunciate durante il Regina Coeli del Lunedì dell'angelo, ci ricordano che la Pacqua è anche fioritura di una rinnovata fraternità.
[..] La fraternità è il frutto della Pasqua di Cristo che, con la sua morte e risurrezione, ha sconfitto il peccato che separava l’uomo da Dio, l’uomo da sé stesso, l’uomo dai suoi fratelli.
Le Parole di Papa Francesco, pronunciate durante l'Omelia della Domenica delle Palme, ci introducono a questa settimana santa e ci invitano ad una riflessione feconda sulla nostra vita...
Gesù entra in Gerusalemme. La liturgia ci ha invitato a intervenire e partecipare alla gioia e alla festa del popolo che è capace di gridare e lodare il suo Signore; gioia che si appanna e lascia un sapore amaro e doloroso dopo aver finito di ascoltare il racconto della Passione. In questa celebrazione sembrano incrociarsi storie di gioia e di sofferenza, di errori e di successi che fanno parte del nostro vivere quotidiano come discepoli, perché riesce a mettere a nudo sentimenti e contraddizioni che oggi appartengono spesso anche a noi, uomini e donne di questo tempo: capaci di amare molto… e anche di odiare – e molto –; capaci di sacrifici valorosi e anche di saper “lavarcene le mani” al momento opportuno; capaci di fedeltà ma anche di grandi abbandoni e tradimenti.
E si vede chiaramente in tutta la narrazione evangelica che la gioia suscitata da Gesù è per alcuni motivo di fastidio e di irritazione.
Gesù entra in città circondato dalla sua gente, circondato da canti e grida chiassose. Possiamo immaginare che è la voce del figlio perdonato, quella del lebbroso guarito, o il belare della pecora smarrita che risuonano forti in questo ingresso, tutti insieme. E’ il canto del pubblicano e dell’impuro; è il grido di quello che viveva ai margini della città. E’ il grido di uomini e donne che lo hanno seguito perché hanno sperimentato la sua compassione davanti al loro dolore e alla loro miseria… E’ il canto e la gioia spontanea di tanti emarginati che, toccati da Gesù, possono gridare: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore!». Come non acclamare Colui che aveva restituito loro la dignità e la speranza? E’ la gioia di tanti peccatori perdonati che hanno ritrovato fiducia e speranza. E questi gridano. Gioiscono. E’ la gioia.
Questa gioia osannante risulta scomoda e diventa assurda e scandalosa per quelli che si considerano giusti e “fedeli” alla legge e ai precetti rituali. Gioia insopportabile per quanti hanno bloccato la sensibilità davanti al dolore, alla sofferenza e alla miseria. Ma tanti di questi pensano: “Guarda che popolo maleducato!”. Gioia intollerabile per quanti hanno perso la memoria e si sono dimenticati di tante opportunità ricevute. Com’è difficile comprendere la gioia e la festa della misericordia di Dio per chi cerca di giustificare sé stesso e sistemarsi! Com’è difficile poter condividere questa gioia per coloro che confidano solo nelle proprie forze e si sentono superiori agli altri!
E così nasce il grido di colui a cui non trema la voce per urlare: “Crocifiggilo!”. Non è un grido spontaneo, ma il grido montato, costruito, che si forma con il disprezzo, con la calunnia, col provocare testimonianze false. E’ il grido che nasce nel passaggio dal fatto al resoconto, nasce dal resoconto. E’ la voce di chi manipola la realtà e crea una versione a proprio vantaggio e non ha problemi a “incastrare” altri per cavarsela. Questo è un [falso] resoconto. Il grido di chi non ha scrupoli a cercare i mezzi per rafforzare sé stesso e mettere a tacere le voci dissonanti. E’ il grido che nasce dal “truccare” la realtà e dipingerla in maniera tale che finisce per sfigurare il volto di Gesù e lo fa diventare un “malfattore”. E’ la voce di chi vuole difendere la propria posizione screditando specialmente chi non può difendersi. E’ il grido fabbricato dagli “intrighi” dell’autosufficienza, dell’orgoglio e della superbia che proclama senza problemi: “Crocifiggilo, crocifiggilo!”.
E così alla fine si fa tacere la festa del popolo, si demolisce la speranza, si uccidono i sogni, si sopprime la gioia; così alla fine si blinda il cuore, si raffredda la carità.
E’ il grido del “salva te stesso” che vuole addormentare la solidarietà, spegnere gli ideali, rendere insensibile lo sguardo… Il grido che vuole cancellare la compassione, quel “patire con”, la compassione, che è la debolezza di Dio.
Di fronte a tutte queste voci urlate, il miglior antidoto è guardare la croce di Cristo e lasciarci interpellare dal suo ultimo grido. Cristo è morto gridando il suo amore per ognuno di noi: per giovani e anziani, santi e peccatori, amore per quelli del suo tempo e per quelli del nostro tempo. Sulla sua croce siamo stati salvati affinché nessuno spenga la gioia del vangelo; perché nessuno, nella situazione in cui si trova, resti lontano dallo sguardo misericordioso del Padre. Guardare la croce significa lasciarsi interpellare nelle nostre priorità, scelte e azioni. Significa lasciar porre in discussione la nostra sensibilità verso chi sta passando o vivendo un momento di difficoltà. Fratelli e sorelle, che cosa vede il nostro cuore? Gesù continua a essere motivo di gioia e lode nel nostro cuore oppure ci vergogniamo delle sue priorità verso i peccatori, gli ultimi, i dimenticati?
Cinque anni fa Papa Francesco veniva chiamato a salire il Soglio di Pietro.
I suoi gesti spontanei e le sue scelte semplici, prima ancora delle sue parole, hanno lasciato intravedere la portata del suo papato, rivoluzionario ed esigente, tenero e determinato.
I membri del Movimento Pro Sanctitate, in questa felice ricorrenza, esprimono i propri auguri attraverso il rinnovato impegno ad una carità creativa, aperta e senza barriere e ad un cammino di comunione autentico e coraggioso.
All'impegno si accompagna una preghiera speciale, ricca di gratitudine e di fiducia, per il dono di questo Pastore. Dio accompagni la sua missione con ogni benedizione.
Dinanzi al tragico protrarsi di situazioni di conflitto in diverse parti del mondo, invito tutti i fedeli ad una speciale Giornata di preghiera e digiuno per la pace il 23 febbraio prossimo, venerdì della Prima Settimana di Quaresima. La offriremo in particolare per le popolazioni della Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan. Come in altre occasioni simili, invito anche i fratelli e le sorelle non cattolici e non cristiani ad associarsi a questa iniziativa nelle modalità che riterranno più opportune, ma tutti insieme.
Le parole di Papa Francesco, rivolte ai Partecipanti del Meeting Europeo dalla Word Medical Association, invitano ad una riflessione libera e onesta, ad un approccio intelligente e illuminato sui temi della vita e della morte.
[...] Il vostro incontro si concentrerà sulle domande che riguardano la fine della vita terrena. Sono domande che hanno sempre interpellato l’umanità, ma oggi assumono forme nuove per l’evoluzione delle conoscenze e degli strumenti tecnici resi disponibili dall’ingegno umano.
Twitter è la piattaforma di messaggistica "veloce" che consente di lanciare messaggi che abbiano una lunghezza massima di 140 caratteri.
...così Papa Francesco, alle 13.30 del 1° novembre 2017, decide di raggiungere con poche, semplici parole, i suoi oltre 4 milioni e 700 mila followers sparsi nel mondo...
Cari amici, il mondo ha bisogno di santi
e tutti noi, senza eccezioni,
siamo chiamati alla santità.
Non temete!
@Pontifex_it
1 novembre 2017
L'11 ottobre 1992 Giovanni Paolo II firmava la costituzione apostolica Fidei Depositum (il deposito della fede) e con essa promulgava (a trent'anni dall'apertura del Concilio Vaticano II) il Catechismo della Chiesa Cattolica.
A 25 anni di distanza, Papa Francesco, in un incontro promosso dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, invita a "custodire" e "perseguire", nelle lettura illuminata dei segni dei tempi, con il faro della carità che apre orizzonti ancora sconosciuti.
Questa mattina, nell'aula Paolo VI, il Santo Padre ha incontrato i partecipanti alla 68.ma settimana liturgica nazionale.
Dalle sue parole, sempre appassionate ed esigenti, l'invito rinnovato alla conversione interiore, all'inclusione, all'accoglienza della diversità...
Riportiamo nel seguito alcuni stralci del discorso.
Questo arco di tempo è un periodo in cui, nella storia della Chiesa e, in particolare, nella storia della liturgia, sono accaduti eventi sostanziali e non superficiali. [...]
Riportiamo nel seguito un frammento del discorso pronunciato questa mattina durante l'udienza generale.
Fiducia, speranza, santità, mistica e fraternità...
In poche righe un accompagnamento paterno per il Movimento Pro Sanctiatate in cammino...
Così sono i santi: una moltitudine di testimoni.
I cristiani, nel combattimento contro il male, non disperano. Il cristianesimo coltiva una inguaribile fiducia: non crede che le forze negative e disgreganti possano prevalere.
La finale di Coppa Italia è un appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati del Calcio italiano.
Alla vigilia di questo evento, Papa Francesco ha incontrato le squadre finaliste, Juventus e Lazio.
Le sue parole ricordano i valori dello sport e il suo enorme potere educativo (o diseducativo) nei confronti della nuove generazioni.
Questo incontro dimostra, ancora una volta, che non c'è ambito della vita e della socialità che non possa essere "colorato" dallo stile cristiano del vivere...
Cari amici,
sono lieto di incontrarmi con voi alla vigilia della partita finale di “Coppa Italia”. [...] mi congratulo con le due squadre, Juventus e Lazio, che, oltre a raggiungere ottimi risultati, sono molto amate dagli sportivi. Questo vi impegna ancora di più a testimoniare gli autentici valori dello sport.
Vergogna e Speranza sono le parole-simbolo dell'intervento del Santo Padre che ha concluso la tradizionale Via Crucis del Colosseo.
Il senso del peccato e la certezza che ogni rottura possa ricomporsi: questo il filo conduttore di questa preghiera che porta con se il mondo intero con i suoi drammi, le sue ferite, le
corruzioni e le atrocità.
Una preghiera densa di verità, e ricca di fiducia nell'Amore di Dio, ha aperto il tempo della redenzione.
O Cristo lasciato solo e tradito perfino dai tuoi e venduto a basso prezzo.
O Cristo giudicato dai peccatori, consegnato dai Capi.
O Cristo straziato nelle carni, incoronato di spine e vestito di porpora.
Era sera, quel martedì 13 marzo del 2013.
Tutta il mondo era in attesa di conoscere il nome del Pastore che avrebbe percorso il solco scavato dall'umiltà e dalla determinazione di un uomo anziano, intelligente, ricco di fede e di amore di nome Joseph Aloisius Ratzinger.
Papa Benedetto aveva rinunciato richiamando tutto il popolo di Dio a vivere una orfanezza riflessiva, capace di interrogativi profondi, di onestà intellettuale, di coraggio di scelte audaci. Con il suo gesto aveva fatto tremare la terra.
I questo contesto, quella sera di quattro anni fa, tutto il mondo era incollato agli schermi della TV, ai monitor dei PC. Era la prima fumata bianca dell'era multimediale.
Inizia oggi il tempo di quaresima. Le Parole del Papa ci incoraggiano a fare tesoro di questi quaranta giorni, e a viverli con verità, amore e coraggio di
conversione.
Alcuni stralci del suo Messaggio fanno compagnia alla nostra riflessione e ci aiutano a dare concretezza all'ideale della santità e della fraternità.
La Quaresima è un nuovo inizio, una strada che conduce verso una meta sicura: la Pasqua di Risurrezione, la vittoria di Cristo sulla morte. E sempre questo tempo ci rivolge un forte invito alla conversione: il cristiano è chiamato a tornare a Dio «con tutto il cuore», per non accontentarsi di una vita mediocre, ma crescere nell’amicizia con il Signore. Gesù è l’amico fedele che non ci abbandona mai, perché, anche quando pecchiamo, attende con pazienza il nostro ritorno a Lui e, con questa attesa, manifesta la sua volontà di perdono .
Dal 18 al 25 gennaio viviamo insieme la settimana di preghiera per l'unità dei cristiani.
I membri del Movimento Pro Sanctitate si uniscono alla preghiera della Chiesa e chiedono con fede il dono dell'unità. Alla preghiera si accompagna l'impegno quotidiano di scelte e gesti concreti; esperienze di incontro, comunione e dialogo...
Il prossimo Sinodo dei Vescovi sarà dedicato ai giovani. Nell'ottobre del 2018, vescovi provenienti da ogni parte del mondo si riuniranno e si confronteranno sul tema sul tema «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale».
Dunque saranno loro, i giovani, a segnare la prossima tappa del camminare insieme, di tutta la Chiesa.
Il 13 gennaio scorso, in occasione della presentazione del documento preparatorio al Sinodo, Francesco ha indirizzato le sue parole direttamente a loro, ai giovani di tutto il pianeta.
Sono parole profonde e impegnative, che richiamano l'impegno di tutti: dei giovani certo, ma anche delle loro famiglie, degli insegnanti, degli educatori...urgono testimoni autentici, uomini e donne di fede che esprimano nei gesti e nelle scelte quotidiani, che un mondo nuovo è possibile davvero!
Negli stralci che seguono, un invito per tutti noi.
Questo 2017 è stato tristemente inaugurato dalla notte di sangue vissuta nella città di Istambul il 31 dicembre. Un attentatore, probabilmente legato al terrorismo di matrice islamica, ha fatto irruzione in una discoteca e ha fatto fuoco provocando una carneficina che conta (ad oggi) 41 vittime.
Il Messaggio di Papa Francesco per la 50-esima Giornata Mondiale della Pace - 1 gennaio 2017 - ci aiuta a dare una risposta coraggiosa ed evangelica, all'odio, la terrore, alla paura.
La nonviolenza: stile di una politica per la pace
Stefano è stato il primo martire. La sua amicizia con Gesù era così forte da renderlo disposto a offrire la sua vita per Lui. Stefano è stato il primo di tanti uomini e tante donne che lungo i secoli hanno espresso con estremo coraggio la loro fede. Oggi il tema del martirio sembra fuori moda, ma non è così. Ce lo ricorda Papa Francesco...
In questo anno che si chiude il mondo intero ha speramentato i deserti della tragedia, della paura, dell'orrore, della indifferenza, della guerra... Le parole di Papa Francesco, ci invitano a vivere un Natale colmo di speranza.
A pochi giorni dal Natale, vorrei riflettere sul momento in cui, per così dire, la speranza è entrata nel mondo, con l’incarnazione del Figlio di Dio.
Quando si parla di speranza, spesso ci si riferisce a ciò che non è in potere dell’uomo e che non è visibile. In effetti, ciò che speriamo va oltre le nostre forze e il nostro sguardo. Ma il Natale di Cristo, inaugurando la redenzione, ci parla di una speranza diversa, una speranza affidabile, visibile e comprensibile, perché fondata in Dio.
Le parole di Papa Francesco ci accompagnano verso il Natale e ci parlano di un Dio vicino. Un Dio da accogliere in autenticità, a cui affidarci con fiducia e abbandono. Così la nostra vita si trasforma, così si modifica il corso della storia.
[...] La Vergine Maria e il suo sposo Giuseppe. Mistero di amore, mistero di vicinanza di Dio con l’umanità.
Maria è presentata alla luce della profezia [...] Il Figlio di Dio “viene” nel suo seno per diventare uomo e Lei lo accoglie.
A chiusura dell'Anno Santo della Misericordia, il 20 novembre 2016, in una Piazza San Pietro gremita di Fedeli, Papa Francesco ha apposto la sua firma sulla lettera apostolica resa nota oggi a seguito della conferenza stampa tenuta in Vaticano.
La lettera era stata consegnata ieri, simbolicamente nella mani di un Cardinale, di un Vescovo, di due sacerdoti missionari della misericordia, di due suore, di un diacono permanente con i suoi cari, di una famiglia di genitori, nonni e figli, di una coppia di fidanzati, di due catechiste, di un disabile e di un malato. Tutti provenienti da diverse parti del mondo.
Si è chiuso l'anno giubilare, si è aperto il tempo della misericordia.
Papa Francesco oggi ha chiuso la Porta Santa di San Pietro e con essa si è chiuso l'Anno Giubilare della Misericordia.
Si apre ora per tutta la Chiesa, il capitolo della ordinarietà. Il tempo di vivere, restituire, condividere l'esperienza della Misericordia, ricevuta e sperimentata.
La morte di Gesù, le sue braccia aperte sulla Croce, sono una immagine di plastica armonia con tutta la sua vita: la scelta di stare dalla parte degli ultimi, di camminare con i peccatori, di perdonare ogni peccato, di amare tutti, sino alla fine, sopra ogni cosa... le orme da solcare per seguire il Signore, l'invito del Papa a camminare su questa strada, insieme.
Le parole pronunciate da Papa Francesco, il 1 novembre 2016 nello Swedbank Stadion a Malmo, in occasione del suo Viaggio Apostolico in Svezia parlano di una santità possibile, concreta, attuale.
Con tutta la Chiesa celebriamo oggi la solennità di Tutti i Santi. Ricordiamo così non solo quelli che sono stati proclamati santi nel corso della storia, ma anche tanti nostri fratelli che hanno vissuto la loro vita cristiana nella pienezza della fede e dell’amore attraverso una esistenza semplice e nascosta. Sicuramente, tra questi, ci sono molti dei nostri parenti, amici e conoscenti.
In occasione della Giornata Missionaria Mondiale riportiamo la testimonianza diretta di Padre Daniele Moschetti, che già lo scorso anno – durante un suo passaggio in Italia - ci ha offerto un sguardo "Dall’altra parte del Mondo".
Questa volta mi parla direttamente da Juba (Sud Sudan), in collegamento skype, in una tarda serata di ottobre, nel bel mezzo della stagione delle piogge, a circa 30 ° C.
Padre Daniele sta chiudendo il suo mandato di Superiore Provinciale dei Missionari Comboniani in Sud Sudan – lascerà il paese al termine del 2016 – e sta programmando, per il 2017, 850 km di pellegrinaggio a piedi verso Santiago di Compostela. Una camminata di preghiera, meditazione e silenzio per catturare energia nuova da impiegare nella nuova esperienza che lo attende dopo questo lungo periodo in Africa.
Le parole di Papa Francesco ci accompagnano a vivere con fede la 90-esima giornata missionaria mondiale che celebreremo il prossimo 23 ottobre.
Cari fratelli e sorelle,
il Giubileo Straordinario della Misericordia, che la Chiesa sta vivendo, offre una luce particolare anche alla Giornata Missionaria Mondiale del 2016: ci invita a guardare alla missione ad gentes come una grande, immensa opera di misericordia sia spirituale che materiale.
Le parole di Papa Francesco pronunciate lo scorso 7 ottobre nella Sala Clemenetina e rivolte ai Missionari Oblati di Maria Immacolata convenuti a Roma per il capitolo generale, richiamano ognuno di noi - mente, cuore e mani - ad un rinnovato impegno quotidiano nel vivere e condividere il Vangelo.
La Chiesa sta vivendo, insieme al mondo intero, un’epoca di grandi trasformazioni, nei campi più diversi. È importante lavorare per una Chiesa che sia per tutti, una Chiesa pronta ad accogliere e accompagnare! Il lavoro da compiere per realizzare tutto ciò è vasto.
Oggi, ogni terra è “terra di missione”, ogni dimensione dell’umano è terra di missione, che attende l’annuncio del Vangelo. Il campo della missione oggi sembra allargarsi ogni giorno, abbracciando sempre nuovi poveri, uomini e donne dal volto di Cristo che chiedono aiuto, consolazione, speranza, nelle situazioni più disperate della vita.
Ieri mattina, poco dopo le ore 9.00, Papa Francesco ha raggiunto, a sorpresa, la città di Amatrice per incontrare la popolazione colpita dal terremoto dello scorso 24 agosto. La visita ai terremotati è proseguita sino alle 15.30. Il papa ha incontrato anziani, famiglie, insegnati e bambini di Accumoli, Arquata e Pescara del Tronto.
Dal 15 al 18 settembre 2016 si è svolto a Genova il XXVI Congresso Eucaristico nazionale, che ha avuto come tema L’Eucaristia sorgente della missione: «Nella tua misericordia a tutti sei venuto incontro». Anche questa volta, come per Firenze, il Signore mi ha fatto il dono di partecipare come delegata diocesana di Albenga-Impeia per il Movimento Pro Sanctitate. Io sono arrivata a Genova venerdì pomeriggio e immediatamente, con gli amici delegati, ci siamo ritrovati a vivere il primo momento: nella celebrazione penitenziale, abbiamo potuto toccare con mano e cuore la misericordia di Dio che, nella Chiesa di Santa Zita, per mano di tanti sacerdoti, ha dispensato il perdono a tutti i fedeli presenti. È stato il grande abbraccio di Dio che accoglieva il popolo dei penitenti.
I membri del Movimento Pro Sanctitate rispondono all'invito di Papa Francesco.
«Martedì prossimo mi recherò ad Assisi per l’incontro di preghiera per la pace, a trent’anni da quello storico convocato da san Giovanni Paolo II. Invito le parrocchie, le associazioni ecclesiali e i singoli fedeli di tutto il mondo a vivere quel giorno come una Giornata di preghiera per la pace.
Le parole pronunciate da Papa Francesco durante l'angelus del 21 Agosto, a commento del Vangelo della Domenica, sono un rinnovato invito a cercare e gustare sempre l'esperienza della Misericordia
L’odierna pagina evangelica ci esorta a meditare sul tema della salvezza. L’evangelista Luca racconta che Gesù è in viaggio verso Gerusalemme e durante il percorso viene avvicinato da un tale che gli pone questa domanda: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?» (Lc 13,23).
Dopo la visita ad Auschwitz e Birkenau Papa Francesco arriva a Błonia per vivere la Via Crucis insieme ai giovani. È il dolore, la sofferenza nostra e degli altri che pone le domande più profonde, quelle esistenziali. Davanti allo spettacolo dei campi di sterminio, alla crudeltà cui anche oggi assistiamo, alla malattia, si rimane senza fiato in un silenzio assordante nel quale solo la Fede può prendere la parola.
Un'estate difficile, in cui incidenti ferroviari e attentati sembrano prendere il posto della leggerezza, del mare, delle vacanze e diventare la colonna sonora di un tempo rubato alla spensieratezza; un'estate che interroga anche i giovani riuniti a Cracovia per la Giornata Mondiale della Gioventù sul senso della vita, delle scelte, sul domani.
Papa Francesco, poco dopo il suo arrivo a Cracovia, si è collegato in diretta video dall’Arcivescovado di Krakó con i giovani italiani riuniti al Santuario San Giovanni Paolo II invitandoli ad affrontare la vita con coraggio e coerenza:
Nel giorno della festa di Maria Maddalena, è stata presentata presso la Sala Stampa Vaticana la Costituzione Apostolica del Santo Padre Francesco sulla vita contemplativa femminile: Vultum Dei quaerere. A parlarne, l’Arcivescovo Segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Mons. José Rodríguez Carballo, OFM.
Pubblicato il Video messaggio di Papa Francesco rivolto ai giovani in partenza per Cracovia.
«Ho un grande desiderio di incontrarvi per offrire al mondo un nuovo segno di armonia, un mosaico di volti diversi, di tante razze, lingue, popoli e culture, ma tutti uniti nel nome di Gesù, che è il Volto della Misericordia»
Le parole rivolte da papa Francesco ai membri del Pontificio Consiglio dei Laici, che nel processo di riforma della curia romana, cambierà fisionomia e struttura, interpellano tutto il laicato cattolico e richiamano ad apertura di cuore, fiducia nel futuro, impegno missionario.
È è tempo di guardare nuovamente con speranza al futuro. Molto resta ancora da fare allargando gli orizzonti e raccogliendo le nuove sfide che la realtà ci presenta.