Mentre il 2022 era agli sgoccioli e tutto il mondo era in preghiera per accompagnare gli ultimi giorni del papa emerito Benedetto XVI, papa Francesco ci ha fatto dono della lettera apostolica “Totum amoris est”, per ricordare san Francesco di Sales in occasione del IV centenario della sua morte.
La lettera tratteggia, con poche e sapienti pennellate, il Santo vescovo, facendo emergere una figura di intensa spiritualità e di grande attualità.
Sul primo aspetto possiamo dire che è una caratteristica nota a molti, grazie ai due testi che sono rapidamente diventati dei classici della spiritualità. Si tratta di Filotea (1608) e Teotimo (1618): con il primo il santo di Ginevra ha diffuso la convinzione, profondamente biblica, che la vita spirituale non è affare di poche anime elette, ma è un dono, una chiamata, una risorsa alla quale tutti gli uomini e le donne possono attingere, ciascuno secondo la propria vocazione. Con il secondo testo, scritto diversi anni dopo, san Francesco è entrato nel mistero di Dio, per scoprire e far scoprire che è attraverso l’amore che Egli attrae a sé il cuore umano, assetato di Dio, a volte senza saperlo.
Se queste appena descritte sono delle perenni verità, valide per ogni tempo, diverso è il mondo nel quale si esprimono e si concretizzano; il santo vescovo ha avuto la capacità di cogliere i cambiamenti del suo tempo, si è messo in ascolto dei suoi contemporanei, delle persone anzitutto, ma anche della cultura e della società, sapendone cogliere le novità, con i suoi limiti e le opportunità. Ecco la sua grande attualità: San Francesco di Sales è un santo moderno, attuale, perché ci fa comprendere quanto sia importante vivere il Vangelo qui e ora, nella concretezza della vita, che è abitata da Dio che con il suo amore la rende una continua estasi. Scrive a tal proposito il Papa che “per san Francesco di Sales la vita cristiana non è mai senza estasi e, tuttavia, l’estasi non è autentica senza la vita”. La testimonianza di santità visibile nei santi porta luce al nostro cammino di santità, ci invita a viverla con intensità, in maniera autentica, trasparente e gioiosa. “Attraversare la città secolare, custodendo l’interiorità, coniugare il desiderio di perfezione con ogni stato di vita, ritrovando un centro che non si separa dal mondo, ma insegna ad abitarlo, ad apprezzarlo, imparando anche a prendere le giuste distanze da esso: questo era il suo intento, e continua a essere una lezione preziosa per ogni donna e uomo del nostro tempo” (papa Francesco).
Come ricordava il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta, che tanta ispirazione ha trovato in san Francesco di Sales, siamo chiamati ad essere santi oggi, nel presente che abitiamo, in ascolto del tempo che viviamo, del desiderio di amore, della sete di Dio che è forte e urgente anche oggi, ma usa parole diverse per esprimersi e necessita di parole e gesti adeguati. Scriveva, infatti, Giaquinta che “il santo è l’impetrazione dell'umanità a Dio suscitata dallo Spirito Santo e contemporaneamente la risposta dello Spirito Santo all'umanità […] Il Santo è infatti, contemporaneamente, risposta e parola dello Spirito Santo. Ad un mondo che ha bisogno, che si trova in situazioni di difficoltà sia pure diverse periodo da periodo, che geme, implora, innalza la preghiera verso l'alto, Dio manda il santo, il quale diventa la sua risposta, più specificamente la risposta dello Spirito ai bisogni del tempo” (G. Giaquinta, La santità).
Mentre camminiamo nella santità, teniamo aperto l’orecchio del cuore: c’è una sete nel cuore dell’umanità che attende di essere raggiunta dall’amore di Dio!
Cristina Parasiliti
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