Non è facile spiegare ad un bimbo di tre anni ciò che sta avvenendo in questo nostro momento storico… Difficile far comprendere come, dall’oggi al domani, non si possa più andare a scuola, vedere gli amici o abbracciare i nonni e gli zii. Una radicale trasformazione che, faticosamente, abbiamo dovuto accettare e che, giorno dopo giorno, stiamo portando avanti, come tutti, del resto.
Eppure a nostro figlio è bastato capire che la pulizia delle strade, delle scuole, dei parchi, dei negozi e perfino della Casa di Gesù ci ha tutti immobilizzati e che, per favorire queste “grandi pulizie”, è meglio restare a casa e attendere pazientemente, per poter poi godere ed apprezzare tutti questi luoghi messi a nuovo e pronti per essere riutilizzati.
La sensibilità dei piccoli e il loro spirito di adattamento, pur con tutti i limiti e le fatiche del caso, molto spesso sono sorprendenti per noi, mentre per loro è solo normalità.
In questa situazione non abbiamo voluto parlargli di “mostri”, “virus”, o di qualsiasi altro essere malefico che si aggira per le vie della città a minacciare o spaventare la gente… e non per nascondergli la verità, ma piuttosto per evitare di fargli credere nell’esistenza di un nemico invisibile da cui doversi difendere o attaccare, giacchè sarebbe stato a nostro avviso troppo incomprensibile. È stato, così, più naturale convincerlo che tanti uomini e donne di buona volontà stanno lavorando per noi per assistere tante vite in difficoltà e rendere le strade e i luoghi pubblici più splendenti e disinfettati che mai!!
Lo “sporco” da dover rimuovere, così, non è tanto questo virus che sta paralizzando le nostre vite, ma qualcosa dentro di noi che va modificato, ripulito, rinnovato…ed è proprio questo che stiamo cercando di vivere in questo tempo e che vorremmo testimoniare a nostro figlio, ancor più sollecitati dalla festività della Santa Pasqua.
E allora a Pasqua che si fa?
Si scopre insieme la grande gioia del “giorno di Gesù” per eccellenza… si disegna, si colora, si fanno lavoretti già dai giorni precedenti, si addobbano altarini, si saluta Gesù al mattino col segno di Croce, per prepararci alla grande festa. In particolare, ci si riunisce per pregare insieme, ci si ritrova uniti attorno alla mensa per ringraziare e ritrovarsi famiglia.
Non è un caso, forse, che questo periodo di emergenza sia iniziato quasi in coincidenza con l’inizio della Quaresima… un invito forte e potente di Nostro Signore a ritornare a Lui, a dialogare e a rivolgerci a Lui, ma soprattutto a lasciar plasmare il nostro cuore e abbandonarci alla Sua Grazia.
La preghiera di questo tempo è stata anche e sicuramente di richiesta, affinché il Signore proteggesse i nostri cari lontani, tutte le persone che amiamo, e, in particolare, tutti i fratelli e le sorelle più deboli e affaticati da questa situazione.
Ma siamo consapevoli che la nostra preghiera non può fermarsi a questo…il Buon Dio ci chiede costantemente di aprire il nostro cuore alle necessità dei fratelli e di lasciarci convertire dal Suo Amore. La Grazia di questi giorni è proprio questa: capire e cercare di testimoniare che Lui è il Signore della Vita, è Lui che ha offerto Se stesso per guadagnare l’eternità di ogni nostro respiro…
E allora mettere al centro Lui nella nostra vita e nelle nostre scelte, darà senso anche alla nostra piccola offerta di questi giorni. L’aver rinunciato a tante cose ci unisce indissolubilmente a quell’unica e immensa Offerta che Nostro Signore ha compiuto per noi… il nostro piccolo contributo, se vissuto con Lui, ci dà già qui ed ora la certezza di non averlo sprecato, ma di averne reso una occasione di grazia.
E se l’offerta più grande è stata quella di non poter partecipare alle celebrazioni Pasquali, come anche a quelle domenicali, ci rendiamo conto di quanto il nutrimento spirituale ci sia mancato e di quanto esso sia fondamentale ancora di più in situazioni come queste.
Ogni preghiera in famiglia, i rosari, le meditazioni, l’ascolto della Parola e qualsiasi altra forma di spirituale vicinanza a Dio, per quanto benedetta sia e per quanto sia auspicabile che fosse sempre costante e che continui anche quando questo momento di emergenza sarà passato, nulla potrà mai sostituire la partecipazione al Sacrificio Eucaristico e alla Sua contemplazione… Già, ci manca Qualcosa, e soffriamo per questo, ma è una sofferenza che ci purifica, che ci fa anelare e desiderare sempre più di tornare a farlo ancora più gioiosi e consapevoli.
Allora sì, il nostro sacrificio ha un obiettivo più lungimirante e la nostra sofferenza non è vana… Ciò che ci manca è ciò che offriamo, così che il nostro soffrire diventi un “offrire” nelle mani di Colui che ha reso la Sua Vita una offerta costante al Padre…
Un augurio a tutti, allora, di una Pasqua non sofferta… ma “offerta”!!
Enrica, Stefano e Silvio Soscia