LA LEGGE DEL SOGNATORE

“La legge del sognatore” è l’ultimo, onirico ed in qualche modo autobiografico libro di Daniel Pennac.

Un piccolo Daniel di appena dieci anni, si trova in vacanza in montagna con i genitori e l’amico Louis.

Daniel è molto legato ad un disegno appeso sopra al proprio letto e raffigurante un sogno di Fellini: un regalo dello stesso regista alla madre quando essa lavorava a Cinecittà.

Una notte, forse ispirato da una conversazione avuta con l’amico prima di addormentarsi, Daniel fa uno strano sogno: la luce è un liquido che sgorga da ogni fonte di illuminazione, inonda l’abitazione, poi si riversa in strada fino a sommergere l’intera cittadina.

Al suo risveglio, il bambino decide di iniziare a trascrivere i propri sogni, trasformandoli in veri e propri racconti, talmente ricchi di dettagli da risultare vividi e quasi reali.

Molti anni dopo, i due amici ormai adulti si ritrovano nella stessa casa in montagna e Louis propone a Daniel di andare a fare un’immersione nel lago vicino, così come facevano da bambini.

Quello che Daniel scopre in quella gita lo lascerà incredulo e riporterà a galla proprio quei sogni d’infanzia.

 

Ad una prima lettura, la storia può non risultare di immediata comprensione: è difficile capire se i personaggi siano veri oppure no, se alcuni fatti siano reali o solo frutto dell’immaginazione.

La trama è intessuta di ricordi di infanzia e di sogni ricorrenti: proprio questi sogni sono una presenza fondamentale e condizionante, in quanto hanno lo scopo di ricreare una storia che proceda per vari livelli, tra l’infanzia e l’età adulta, tra il sogno e la realtà.

Pennac in questo modo gioca con il lettore, crea un alone di incertezza che accompagna la lettura e che fa mettere in discussione tutto, dalla prima all’ultima pagina.

Con questo romanzo, l’autore diventa personaggio principale e ricorda con sincero affetto Federico Fellini, regista visionario e sognatore.

Lo stesso Fellini diventa un personaggio chiave, preso come riferimento per la propria fantasia e per l’originale pratica di appuntarsi e disegnare sempre i sogni.

Tutto nasce dunque dall’amore per Fellini, che Pennac decide di omaggiare con un libro incentrato sul sogno: tema assolutamente caro all’autore italiano che una volta scrisse proprio un “Libro dei sogni”.                     Il sogno come espediente narrativo, invece, è spesso bandito dall’opera dello scrittore che quindi qui si avventura in un campo inesplorato riuscendo comunque a tenere il lettore incollato alle sue pagine.

Un libro breve ma intenso, scritto con la maestria di chi sa bene come usare le parole e le tecniche narrative, e che merita di essere letto lasciandosi trasportare dal mondo fantastico e onirico di Pennac.

 

Claudia Torrisi