Attraverso queste pochissime parole desideriamo dare il benvenuto a tutti voi, associati e amici del Movimento Pro Sanctitate, provenienti da più parti d’Italia.
Apriamo l’esperienza del convegno nazionale in un luogo denso di significato:
in questa Chiesa parrocchiale di Santa Maria ai Monti, nel lontano 1947, i primi gruppi “Pro Sanctitate” si riunivano intorno alla figura del giovane Viceparroco, don Guglielmo Giaquinta.
Erano tempi duri, la guerra aveva portato morte e distruzione.
La ricostruzione non riguardava solo le strade, i ponti, i quartieri. Occorreva ricomporre le ferite profonde nell’animo umano; era necessario ricostruire la speranza di un avvenire rinnovato.
In questo contesto, quel manipolo di giovani cominciava a scoprire l’ideale della santità e della fraternità universali che Dio aveva suscitato nel cuore del giovane Guglielmo e a coltivare il sogno di un mondo diverso, rivoluzionato dall’amore.
Se siamo qui è perché quell’ideale è ancora vivo e il sogno ha attraversato la storia.
Sentiamo ancora tutta l’urgenza di tenere viva la speranza, di lasciare che l’amore di Dio guarisca le ferite e le fragilità di questo tempo; ferite e fragilità che noi tutti portiamo nella nostra esperienza, in quella delle nostre famiglie e delle nostre comunità.
Siamo qui perché crediamo che l’Amore è rivoluzione, perché abbiamo toccato con mano la bellezza della vita quando è vissuta nella carità, perché crediamo che l’esperienza della fede non è estranea alla quotidianità e non può essere vissuta nella solitudine.
Diamo inizio a questo convegno con la Celebrazione Eucaristica che è innanzitutto espressione di gratitudine.
Ringraziamo Dio per averci messo accanto compagni di strada e di vita, per averci donato un ideale che ci interpella e ci scomoda. Ci chiede di essere veri e autentici. Consapevoli delle nostre debolezze, ma mai fermi, sempre in cammino; un ideale che ci richiama al coraggio di abitare con coerenza i luoghi, le strade e le stanze della quotidianità, al desiderio di condividere con tutti l’amore di Dio che si moltiplica ogni volta che viene spezzato.
Oggi abbiamo in privilegio di essere qui raccolti intorno al Fondatore, che dal 2016 ha sepoltura in questa Chiesa.
In questa celebrazione, chiediamo a Dio il dono della comunione:
dobbiamo anzitutto noi riscoprirci figli, vivere da fratelli, avere fiducia gli uni degli altri, essere aperti all’ascolto e alla comprensione, godere delle diversità, cercare sempre la via dell’unità. Sappiamo che a volte il cammino è faticoso.
Ma dobbiamo mettercela tutta, come se tutto dipendesse da noi, ricordando sempre che invece tutto dipende da Dio:
che il suo amore infinito di Padre ci rende figli santi;
che le braccia aperte di Gesù sulla croce ci rendono fratelli,
che lo Spirito Santo abita in noi e può fare della nostra vita un capolavoro, della nostra comunità di fede una vera famiglia, della Chiesa una immagine splendida di Gesù sulla terra.
Affidiamo a Dio questo Convegno perché davvero sia esperienza di comunione e germe di vita nuova. Siamo certi che Lui non ci farà mancare il suo aiuto.
a cura di Giulia Sergiacomo