«Tanti in Amazzonia portano croci pesanti e attendono la carezza d’amore della Chiesa». Con queste parole, alla Messa di apertura del Sinodo, il Papa esorta i Pastori a «camminare insieme con chi ha versato la vita in questa Regione, ravvivando il fuoco d’amore ricevuto, quel fuoco d’amore bruciante per Dio e per i fratelli. Molto diverso è il fuoco appiccato da interessi che distruggono, come in Amazzonia!
Il fuoco del Vangelo invece riscalda e sa discernere, con prudenza. Una prudenza che non è timidezza ma è una virtù cristiana e di governo, mentre qualcuno pensa che sia la virtù “dogana” che ferma tutto per non sbagliare».
Usa quest’immagine Papa Francesco, nell’omelia dalla forte impronta missionaria della Messa che apre l’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la Regione Panamazzonica.
Si avverte il raccoglimento della gente nella Basilica vaticana: oltre a tanti padri sinodali, vi sono numerosi rappresentanti delle popolazioni di questa porzione di mondo, che sarà al centro del “camminare insieme” della Chiesa fino al 27 ottobre.
Non posso non notare innovazione, grandezza, ventata di cambiamento, impostazione coerente con le linee del Vangelo… e provo una gioia immensa per come lo Spirito Santo sta conducendo la sua Chiesa. E così penso a noi, Movimento Pro Sanctitate, piccola porzione di Chiesa, che ci stiamo preparando a riscoprire e ri-approfondire, con la tematica di questo anno apostolico, la nostra vocazione di "rivoluzionari dell’amore". Non possiamo non metterci in un atteggiamento di ascolto, per imparare, per aggiornarci, per capire cosa il Signore ci chiede in questo preciso momento storico, in cui il Papa da voce a coloro che sono considerati gli “ultimi”.
«Per essere fedeli a questa nostra chiamata, alla nostra missione, San Paolo ci ricorda che il dono va ravvivato». (Papa Francesco)
Perché un Sinodo sull’Amazzonia?
Lo ha spiegato direttamente il Papa: «L’obiettivo principale è trovare nuove vie per l’evangelizzazione di quella porzione del popolo di Dio, in particolare le persone indigene, spesso dimenticate e senza la prospettiva di un futuro sereno, anche a causa della crisi della foresta amazzonica, polmone di fondamentale importanza per il nostro pianeta».
Vuol dire che il primo scopo è far conoscere il vero volto di Gesù a popoli e realtà spesso dimenticate, testimoniando che il Vangelo può essere vissuto pienamente nel rispetto delle culture locali. Scrive il documento preparatorio del Sinodo (n. 12): l’assemblea speciale per l’Amazzonia «è chiamata a individuare nuovi cammini per far crescere il volto amazzonico della Chiesa e anche per rispondere alle situazioni di ingiustizia della regione».
Anche se i lavori vertono sull’Amazzonia, i temi che verranno affrontati, dall’annuncio del Vangelo all’attenzione verso gli ultimi, dalle nuove frontiere della pastorale al rispetto del Creato riguardano la Chiesa universale e l’intera famiglia umana.
Ciò che succede in Amazzonia è lo stesso copione di sempre: sfruttamento, arricchirsi alle spalle dei più poveri, anteporre un guadagno personale al bene comune, uno sviluppo non sostenibile nutrito da ignoranza e mentalità gretta. I “nuovi colonialismi” di cui parla Papa Francesco sono forse “nuovi” nelle modalità, ma l’intento è quello di sempre: l’avidità disposta a distruggere la vita e a calpestare i diritti umani…
Cosa possiamo fare? Forse ci prende quella tentazione che ci fa dire “il problema è troppo grande per me…”. Se è vero, come diceva don Pino Puglisi, che “se ognuno di noi fa qualcosa, allora possiamo fare molto, quale compito, quale posizione o semplicemente quale ruolo spetta a noi cristiani, prima di tutto in quanto esseri umani che devono relazionarsi e muoversi nella realtà che ci circonda? Essenzialmente ESSERCI, fare ciò che ci è possibile. Scriveva il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta: “In ogni caso, un punto appare evidente: se la Chiesa deve continuare l’opera salvatrice di Cristo, essa non può disinteressarsi della tragedia in cui il mondo di oggi si trova immerso”.
Sonia Chiavaroli