La fama di santità di Mons. Guglielmo Giaquinta nell’itinerario della Causa di Beatificazione e Canonizzazione
Che Mons. Guglielmo Giaquinta, l’«apostolo della santità», sia santo, noi che lo abbiamo conosciuto e seguito non abbiamo alcun dubbio: ne abbiamo la certezza, per quel “buon profumo di Cristo” che ha sempre sparso attorno a sé. Comprendiamo che tanti invece ancora non lo sanno. È auspicabile quindi che sia proclamato ufficialmente santo, proprio per quella sua sete di universalità che lo ha condotto per tutta la vita. “Abbiamo bisogno di santi”, ripeteva; la società, la Chiesa, i cristiani hanno bisogno di santi, quelli nascosti e quelli riconosciuti, quelli della porta accanto e quelli presenti in ogni continente della terra, perché siano additati come esempi credibili del messaggio del Vangelo e come via da seguire dagli uomini di buona volontà.
Un credente che ascolta la Parola di Dio, con l’intento di conoscerla e di metterla in pratica nella sua personale esistenza, sa bene che la vita cristiana è la vita santa che si snoda quotidianamente sulle orme di Cristo. E un membro della Famiglia Pro Sanctitate, che – alla scuola del Fondatore – della santità ha fatto professione di fede e si è reso disponibile quale apostolo di questa vocazione fondamentale di ogni uomo da parte di Dio, non può non portarne l’annuncio e la proposta a tutti coloro che gli sono vicini o che incontra lungo la sua strada. Tutti perciò, insieme, in cammino verso un’unica direzione, guardiamo come a una missione di alto profilo all’impegno profuso dalla Chiesa nel riconoscimento ufficiale della santità di tanti suoi figli.
Da alcuni anni ormai è in corso il “processo canonico” a favore del Servo di Dio Guglielmo Giaquinta, l’istituzione che va sotto il nome di Causa di Beatificazione e Canonizzazione, finalizzata ad accertare il grado eroico delle virtù esercitate in vita e a rinvenire tracce significative della fama di santità da lui lasciate attraverso la sua vita, il suo pensiero, le sue opere
I primi passi sono stati quelli fatti, al compiersi dei dieci anni dalla morte, presso il Tribunale del Vicariato di Roma, con la richiesta (Libellus) di accogliere Giaquinta come “candidato” per l’istruttoria diocesana. A partire dall’approvazione all’unanimità della Conferenza Laziale dei Vescovi, resa nota nell’Editto pubblicato nel 2004, con il benestare della Congregazione per le Cause dei Santi, si è svolto l’esame di tutti i suoi Scritti editi – comprese le pubblicazioni postume – da parte di due Censori teologi designati a pronunciarsi circa l’ortodossia della riflessione teologica e l’originalità della dottrina spirituale del Servo di Dio.
Successivamente il Giudice istruttore ha iniziato gli interrogatori di testimoni “ne pereant probationes”, di persone cioè a rischio della vita per motivi dell’età avanzata o della salute precaria. Nel frattempo l’Ufficio della Postulazione si è adoperato nella raccolta di altre testimonianze, che negli anni seguenti hanno raggiunto un numero particolarmente elevato, e nella sistemazione dell’abbondante documentazione a mano a mano reperita (scritti inediti, libri e articoli pubblicati su Giaquinta, tesi di studio, iniziative, ecc.).
Nel gennaio 2010 la Postulatrice di nuova nomina ha intensificato i contatti con il Tribunale diocesano e con la Congregazione dei Santi, ripresentando nei vari uffici competenti tutto il curriculum della Causa fino ad allora compiuto. Si è proceduto a designare di nuovo la Commissione Storica, con il mandato di produrre un’attenta Relazione circa contesti, fatti della vita e opere del Giaquinta, attraverso i documenti presenti negli Archivi, nelle pubblicazioni, ecc.
E subito, dal giugno 2013, si è inaugurata la stagione dei viaggi del Tribunale, in Italia e all’estero: Stati Uniti (due volte), India, Lettonia, Sicilia (due volte), Pescara, Calino, Imperia, Pisa e Cesena. Sono ancora in programma il viaggio a Salerno e l’audizione di altri testimoni nella sede di Roma. Un’attività intensa e onerosa anche dal punto di vista economico, ma molto incoraggiante, sia per l’incontro positivo con le persone più diverse, sia per i frutti bellissimi che si sono potuti raccogliere a favore del nostro “candidato”.
Ciò che ha impresso un’ulteriore accelerazione al lavoro della Causa è stato certamente l’evento della Traslazione quando, nell’ottobre 2016, le spoglie mortali del Servo di Dio sono state collocate con “sepoltura privilegiata” nella chiesa parrocchiale romana Santa Maria ai Monti, la prima parrocchia in cui neo-sacerdote ha esercitato il suo ministero, coinvolgendo quel drappello di giovani che più avanti sarebbe diventato il gruppo nascente della fondazione Pro Sanctitate. “È tornato a casa”, è stato esclamato con gioia, anzi con il tripudio dei figli stretti attorno al “Padre”. “Abbiamo compiuto un atto di doverosa restituzione alla Chiesa”, si è constatato, riconsegnandolo a tutti i fedeli mentre se ne offriva una maggiore visibilità ecclesiale!
Ora forse è lecito domandarci: a che punto siamo? Sì, l’indagine diocesana è a buon punto, supportata da ampie dichiarazioni autorevoli e favorevoli che attestano la vita “virtuosa” di Mons. Giaquinta e la fecondità del suo carisma, dati che vengono sintetizzati in un’unica parola: “la fama di santità”. Ciò che è appunto richiesto per la dichiarazione di santità di un Servo di Dio, il quale diventa così un modello a cui il popolo di Dio può ispirarsi nel cammino di vita cristiana.
E quali sono le prospettive immediate del processo in corso? Che presto si concluda la fase diocesana, si passi cioè alla consegna di tutti gli Atti in possesso del Tribunale (Summarium) alla Congregazione per le Cause dei Santi. Qui seguirà la fase “romana”, che consiste nell’esame puntuale di detto materiale, al fine di rinvenire il grado eroico delle virtù vissute da Giaquinta, che a questo punto potrà essere dichiarato “venerabile”.
Siamo sostenuti dalla grande fiducia che lui stesso ci ha infuso e che continuiamo a invocare nella preghiera a Maria, Madre di tutti i Santi. E soprattutto perseveriamo nel cammino sulla strada da lui tracciata, lasciando quell’inconfondibile “buon profumo di Cristo” che è la forza contagiosa della santità.
Marialuisa Pugliese
Postulatrice della Causa di Beatificazione
Fonte: Aggancio, maggio/giugno 2019, pag. 29