«Nonna io non credo a Gesù perché non lo vedo! dove sta Gesù? dove vive?».
Queste domande me le ha fatte il mio nipotino di sei anni. Sono rimasta un po' perplessa ma soprattutto non volevo dare delle risposte preconfezionate. Al momento ho risposto che Gesù è nel nostro cuore e si rivela soprattutto quando abbiamo sentimenti buoni verso gli altri, ma mi sono ripromessa di riflettere e soprattutto di pregare, perché lo Spirito Santo mi desse le parole giuste non solo per rispondere ma per comprendere la nostra vita da nonni, quando vogliamo trasmettere il messaggio della santità: “uno più uno, la santità è contagiosa”.
Pensando agli inizi della nostra storia cristiana, la Sacra Scrittura presenta l'anziano «come il simbolo della persona ricca di sapienza e di timore di Dio (cf. Sir 25,4-6). In questo senso il “dono” dell'anziano potrebbe qualificarsi come quello di essere, nella Chiesa e nella società, il testimone della tradizione di fede (cf. Sal 44,17-18; Es 12,26-27), il maestro di vita (cf. Sir 6,34; ) e l'operatore di carità» (Giovanni Paolo II, Christifideles laici, n. 48). Queste parole mi hanno aiutato a riflettere su come provare a far vivere ai miei due nipotini, la gioia della fede in Gesù.
Essere testimone della tradizione di fede.
Questa preziosa eredità che ho ricevuto dai miei genitori, pur rispettando l'autonomia della nuova famiglia, voglio tradurla in esperienza quotidiana, come missione innanzitutto di gioia.
Per non essere una semplice ripetitrice di un elenco di cose che si possono fare o no, pensando quando i miei figli erano piccoli e mi dicevano che i primi catechisti sono i genitori, ora da nonna, devo trovare traduzioni della fede che possano affascinare i nipotini.
Riesco a farlo raccontando la vita che ho vissuto, raccontando ai miei nipotini alcuni episodi particolari attraverso i quali possono percepire un grande senso di fiducia nella vita, anche nei momenti tristi.
Spesso mi trovo ad assistere ad alcune incomprensioni tra mia figlia e i nipotini, ad alcuni comportamenti che potrebbero portare a divisioni dovute spesso a stanchezze o malintesi. Ascolto senza intervenire, magari pregando lo Spirito Santo affinché possa agire come realtà di Amore che sana ogni ferita. Come nonna riesco ad avere una visione diversa e a poter essere testimone di fede nel dare fiducia al rapporto genitori-figli, ascoltando le loro esigenze e cercando dei punti di incontro.
«La vita degli anziani ci aiuta a far luce sulla scala dei valori umani; fa vedere la continuità delle generazioni e meravigliosamente dimostra l'interdipendenza del Popolo di Dio. Gli anziani inoltre hanno il carisma di oltrepassare le barriere fra le generazioni, prima che queste insorgano. Quanti bambini hanno trovato comprensione e amore negli occhi, nelle parole e nelle carezze degli anziani! E quante persone anziane hanno volentieri sottoscritto le ispirate parole bibliche che «corona dei vecchi sono i figli dei figli (Pr 17,6)» (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio n. 27).
Riguardo all’essere maestri di vita, Papa Francesco dice che «agli anziani appartiene la speciale vocazione della memoria e dei sogni da offrire alle giovani generazioni». È un grande insegnamento: essere maestri di vita non con la ripetizione di precetti morali, ma sapendo sognare, conoscendo la vita passata, la memoria, per costruire una vita bella, nuova, originale, creativa. Ciò è possibile perché Dio dona a ciascuno dei talenti, delle capacità da spendere. Avendo presente questa visione nel rapporto con i nipoti, la rendo concreta se, assieme ai loro genitori, riesco a trasmettere coraggio e voglia di valorizzare e rendere espliciti i loro doni; posso realizzarla anche con semplici atteggiamenti, stimolando i nipoti a giocare con regole chiare, a includere altri bambini nei loro giochi, nella condivisione della loro creatività ed anche nella sana competizione; dando ai bambini apertura mentale nel pensare la loro vita futura, secondo le loro inclinazioni e capacità.
Essere operatore di carità.
Come nonna, cerco di aiutare a capire come conoscere ed amare i poveri, anche attraverso la nostra comunità parrocchiale, dove è attiva una mensa per i poveri la domenica. Spesso ho coinvolto il mio nipotino nella preparazione del cibo che poi abbiamo portato la domenica mattina direttamente alla mensa: ha visitato i locali e conosciuto i volontari.
Quando si cammina in strada è facile incontrare persone che chiedono e questo diventa un motivo per parlare con loro delle persone che non hanno casa o cibo.
A volte siamo stati alla Messa domenicale dei bambini e mio nipote è stato attirato molto dal canto. La lode, la preghiera e il ringraziamento durante la liturgia ha fatto comprendere al nipotino più grande che questo Amore che in qualche modo si vede nella comunità si deve donare, poi, agli altri. Tra qualche anno lui inizierà la preparazione per ricevere la Comunione e cerco di trasmettere il messaggio che la felicità non è solo quando si gioca a calcio, ma anche quando insieme si prega, si canta per lodare il Signore e ci si sente parte di una vita più intensa che avvicina agli altri.
Avere nipotini, essere nonni è una bellissima esperienza e spero di poter trasmettere a loro, attraverso l'accoglienza, la vicinanza, il gioco, l'attenzione e la cura, l'ideale della santità per tutti; i bambini possono sicuramente ricevere e capire questo messaggio se vivono in questa dimensione di Amore di noi nonni "memoriosi" di pienezza della vita.
Questa è l’ora in cui «i nonni devono sognare, così i giovani potranno avere visioni» (Gl 3,1).
Valeria Angeloro