A Palermo: testimoni di speranza nella città

Bellissimo pomeriggio nella sede del Movimento a Palermo dove, per l’iniziativa "Semi di speranza nella città", abbiamo incontrato tre amiche che ci hanno illuminato su come la famiglia può essere segno di speranza.

Caterina, docente di Storia della Filosofia all’Università di Palermo, ha presentato con un exscursus storico il significato antropologico della parola ‘speranza’. «È la speranza che tiene l’uomo in cammino: l’ottimismo è uno stato d’animo, la speranza è la virtù di colui che è in cammino. Sperare insieme vuol dire costituirsi in comunità e la famiglia è il primo nucleo fondante per combattere l’isolamento. Dobbiamo curare l’arte del vivere sociale all’insegna della speranza condivisa».

Dalla speranza si passa al tema dell’accoglienza, ed ecco l’esperienza personale di una coppia che accoglie. È stato loro affidato un bambino per un periodo limitato di tempo, e da quel momento è nato in loro il desiderio di volerlo accogliere per sempre per dargli una speranza nell’avvenire, un futuro, una casa. Il clima di accogliente silenzio che si respira in sala consente a Caterina di raccontare tutta la fatica, il dolore, ma anche la gioia del percorso intrapreso da lei e dal marito per ottenere l’adozione internazionale del loro figlio che adesso ha 16 anni ed è un perfetto “palermitano”.

 

Anche Francesca, docente di lingua inglese al Liceo Scientifico Albert Einstein di Palermo, è mamma di due ragazzi adottati e ci racconta il suo percorso di donna, di moglie, di madre. L’apertura di cuore per accogliere il primo bambino, di pochi mesi, dopo le lungaggini burocratiche e l’iter che comporta una adozione. Nonostante questo, qualche anno dopo inizia nuovamente il percorso per adottare il suo secondo figlio. Dalle sue parole emerge tutta la gioia di questa esperienza di famiglia, nonostante le fatiche, i dolori, i momenti di buio e di scoraggiamento che a nessuno sono estranei. Ricorda le parole di Gesù: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre» (Mc 3,35). La forza accogliente di una famiglia consiste nel legame forte tra i genitori. I genitori esistono per i figli e i figli sentono quando tra i genitori il legame è forte: questo dà loro sicurezza per il domani. La famiglia è rischio, è fatica ma anche una grandissima gioia. Ancor di più la gioia di dare a questi due bambini il calore di una famiglia.

 

Daniela, docente di italiano e latino al Liceo Scientifico A. Einstein di Palermo ha affrontato il tema con un taglio teologico e poi esperienziale. Daniela è stata colpita pochi giorni prima da un grave lutto: il giovane Magistrato Giovanni Romano morto in un grave incidente stradale il 18 febbraio é cugino del marito, il quale appena quattro anni fa ha perso un fratello nello stesso tragico modo. Come una famiglia può affrontare il dolore di una morte prematura e improvvisa ? Ecco allora che la speranza è prendersi cura, qui e adesso, nelle situazioni contingenti che semplicemente “accadono”. Non ci viene chiesto di andare lontano, ma di farci carico di chi ci è più prossimo. Del dolore, della malattia, dei genitori anziani e dei figli che crescono. Bella l’immagine che Daniela cita: i genitori sono le nostre radici e figli le nostre ali.

Dal racconto delle Nozze di Cana, Daniela fa emergere alcune considerazioni fondanti per tutti noi: l’abbandono alla volontà di Dio e la fiducia che solo Lui può trasformare il nostro nulla nell’abbondanza del vino buono.

Don Salvatore ha, infine, fatto una sintesi magistrale dei tre interventi, sottolineando come nella loro diversità hanno offerto un quadro completo della riflessione odierna. Ogni volta che perdiamo un appoggio è come se Dio ci stesse abbandonando, ma la speranza cristiana è certezza ancorata sulla volontà Dio che è buona per ciascuno di noi. 

 

 “Si dimentica forse una donna del suo bambino,

così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?

Anche se costoro si dimenticassero,

io invece non ti dimenticherò ma” Isaia 49,15

 

 Santina Mitra