“Siate perfetti….” (Mt 5,48)
E noi come lo abbiamo tradotto? Sii bravo in tutto! Eccelli in ogni cosa! Sii il migliore, il primo.
La ricerca della perfezione sancisce molti ambiti del nostro quotidiano e caratterizza tanti aspetti della nostra vita. A scuola, dietro l’ansia di tanti ragazzi, leggo spesso l’enorme carico di aspettative dei genitori. L’altro giorno mi ha molto colpito l’intervista in televisione di una ragazza guarita da anoressia: alla domanda “come è iniziato il tutto” la sua risposta è stata “c’era in me una continua ricerca di perfezione”.
Forse è il caso di chiedersi quale perfezione intendeva Gesù e quale perfezione, invece, è dettata dal nostro ego! A me sembra che, quella dettata dal nostro ego, nasconda un bisogno di “tenere tutto sotto controllo”. Un bisogno che ha a che fare con l’insicurezza, con la paura.
L’ansia di essere perfetti potrebbe investire anche il nostro essere genitori.
Essere genitori perfetti: un bel ideale! Siamo in tanti a rimuginare questo sogno. Cosa significa essere genitori perfetti?
Essere sempre sorridenti, dolci e premurosi; essere fermi e severi all’occorrenza; essere attenti, ma non troppo; presenti senza soffocare; non sbagliare mai; stimolare, incitare, incoraggiare; trascorrere tempo di qualità con i figli, senza tralasciare la quantità…… insomma, essere perfetti.
Tutto questo è solo una piccola parte di ciò che è richiesto ai genitori ogni giorno.
Ma non dai bambini.
Cosa chiedono i bambini ai loro genitori?
Forse chiederebbero loro di aver voglia di conoscerli, di osservarli ogni giorno, perché ogni giorno cambiano (questo ci aiuterebbe a non proiettare su di loro i nostri bisogni).
Forse ci chiederebbero di migliorare, certo, ma di non avere troppa paura di sbagliare, così non l’avranno neanche loro, la paura di sbagliare!
Non esistono figli perfetti e tantomeno genitori perfetti, modelli assoluti e irreali da rincorrere. Esistono invece donne e uomini, più o meno avanti nella loro esperienza di vita, che hanno bisogno di conoscersi, apprezzarsi, sopportarsi, accettarsi, correggersi, aggiungerei anche amarsi. Dove però l’amore cessa di essere una dichiarazione a parole o un sentimento così alto da divenire irraggiungibile.
“Vi è mai capitato di ascoltare il vostro bambino senza prestare veramente attenzione? Oppure di perdere la pazienza mentre lo aiutate a fare i compiti? O di sentirvi in colpa perché pensate di non passare abbastanza tempo con lui? Se avete risposto «sì» a una sola di queste domande, siete umani, meravigliosamente imperfetti” (Valentina Giordano)
Non esiste un manuale che dispensi ricette ad uso di genitori per divenire perfetti, né istruzioni che offrano soluzioni universali. Ogni figlio è unico e molteplici sono i modi per essere genitori. Si può tuttavia comprendere i nostri figli in conformità a precise conoscenze, che aiuteranno a comunicare bene con loro ed ad amarli meglio, sia con il cuore che con la testa. Con il cuore perché i figli hanno bisogno di sentire l’affetto e con la testa per evitare che le reazioni che abbiamo verso loro siano solo emotive ed impulsive.
“Ecco, padre e madre sono il nome di chi mi istituisce come erede, di chi mi trasmette il reale come abitabile con frutto, come vivibile dentro una prospettiva di reciproco beneficio e soddisfazione. La biologia non basta, è una premessa entusiasmante, meravigliosa, affascinante, ma pur sempre una premessa. Altrimenti il compito dei genitori si esaurirebbe con l’atto della nascita e quel po’ di accudimento necessario a che il nuovo organismo provveda a sé in autonomia. E invece quella premessa, nell’uomo, è del tutto speciale, contiene in sé il sapore di una promessa. Per un genitore, infatti, il lavoro inizia, non si esaurisce, con la nascita; dopo, accade quel lavoro speciale, a tratti leggero e piacevole, a tratti affaticante, ma pur sempre avvincente, di trasmettere la realtà, di consegnarla nelle mani delle nuove generazioni senza cinismo, con fiducia, poggiando sulla certezza che avranno e troveranno le risorse per procedere bene, per costruire la città degli uomini anziché distruggerla, per stabilire e mantenere legami reciprocamente soddisfacenti” (Luigi Ballerini).
Educare è come respirare: una sola azione in due movimenti, inspirare ed espirare; osservare se stessi ed osservare i figli. Osservare senza giudicare, osservare per conoscere.
Eppure Gesù ha detto: “Siate perfetti”… forse è il caso di scoprire cosa lui intende per perfezione.
Sonia Chiavaroli