Diego Barbera è un giovane autore emergente, 33 anni, torinese, giornalista e ora anche autore di questo romanzo profondo e toccante: “Ti scriverò prima del confine”.
La particolarità del libro è che tutti i nomi propri delle persone, dei luoghi o degli avvenimenti importanti non vengono esplicitati durante quasi tutto il corso della narrazione; vengono infatti usate delle metafore, delle perifrasi o addirittura degli asterischi con lo scopo di oscurare i nomi. Quasi come fossero un mistero, un tentativo di rimanere esterni a tali fatti e a tali persone perché, nel momento in cui vengono chiamate per nome, le cose assumono una loro identità, diventano reali e non si può più far finta che non esistano o che non siano successe.
Non chiamare le cose per nome per tenerle lontane è proprio l’intenzione di M***o, il protagonista del romanzo, che per il suo coraggio (o meglio, per la sua indifferenza verso il pericolo) si ritrova ricoverato in una prestigiosa clinica. Per gran parte della narrazione, il lettore non sa cosa sia accaduto al protagonista che si ostina, infatti, a chiamare ciò che gli è successo come “il Fatto”. L’unica con la quale è disposto a parlarne è Giulia, una ragazza che sta in quella clinica da tutta la vita e che, non per caso, è anche la sola ad essere chiamata per nome sin dall’inizio.
Difficile fornire una vera e propria trama del romanzo senza anticipare informazioni che nella narrazione vengono svelate man mano. Mi limiterò, dunque, a dire che l’autore ci offre un’opera davvero profonda, una via di mezzo tra la storia d’amore e il romanzo di formazione. Si tratta di una storia di rinascite e di nuovi inizi, di nuove speranze quando tutto sembra crollare e distruggere i tuoi sogni.
Diego Barbera sfrutta uno stile di scrittura estremamente pulito e semplice ma non per questo banale; gioca con le parole per far sì che i significati non vengano svelati sin da subito ma che possano essere scoperti poco alla volta, con passione e curiosità.
La parte più bella e particolare è il finale: del tutto inaspettato, diverso, sorprendente; poteva essere triste e lasciare il lettore con magone e amarezza, invece regala un sorriso di serenità.
“Ti scriverò prima del confine, con i pensieri.
E ti dedicherò parole che oggi non conosco ancora,
ma che sto già imparando”
Claudia Torrisi