Riportiamo un articolo pubblicato sul Quotidiano "La Croce" il 31 ottobre 2018, alla vigilia della Giornata della Santificazione Universale.
L'attualità di Mons. Giaquinta
Un sacerdote che ha dedicato tutta la sua vita e l'intero ministero - presbiterale, sacerdotale e poi di fondatore - ad esplorare le ricchezze della vocazione universale alla santità. Quando fu emanata la costituzione dogmatica "Lumen Gentium", che al capitolo V esprimeva appunto questa verità, fu confermato nel proprio carisma di vivere una vita cristiana vera e autentica.
Mentre la nostra memoria, già distratta dalle nuove cronache, rischia di mettere nel dimenticatoio l’assassinio di Desirée, la sedicenne che ha terminato la sua giovane vita tra le macerie della capitale, noi vogliamo ricordare, ma soprattutto reagire.
La barbarie che ha avuto come palcoscenico il palazzo abbandonato di San Lorenzo a Roma ci ha fatto affacciare sull’abisso. La manifestazione orrorifica e purulenta del male terreno che si accanisce in tutta la sua oscena brutalità, ha mostrato una pallida ombra della desolazione del luogo da dove Dio è stato cacciato.
La realtà della perdizione è legata alla possibilità drammatica offerta esclusivamente alle creature razionali: poter cacciare Dio dalla propria vita, dalla propria coscienza, dai propri orientamenti. E Dio si fa cacciare, nel rispetto della libertà umana da lui stesso concessa come preziosissimo e responsabilizzante dono, non potendo, però, che lasciare al proprio posto il vuoto.
Né bene, né amore, né bellezza, né ogni cosa che abbia valore può rimanere dopo che Dio è stato allontanato. Resta il nero inferno.
San Lorenzo, il santo martire che la leggenda narra morì bruciato su una graticola, il 10 agosto del 258, al Prefetto Imperiale che voleva da lui i beni della Chiesa egli mostrava la turba dei malati, storpi ed emarginati che lo accompagnavano, dicendo: "Ecco, i tesori della Chiesa sono questi". Morì poco dopo. Nel quartiere romano che da lui prende il nome si è consumato un altro sacrificio umano, ma la differenza è significativa.
Nel 258 il paganesimo che ancora credeva in se stesso voleva impedire l’inevitabile radicamento del cristianesimo e lo faceva creando martiri e chiedendo l’abiura dalla fede.
Nel 2018, i pagani di ritorno, nichilisti e senza ideali, si sgozzano tra di loro, alzando la mano su chiunque nell’unica logica della irrefrenabile passionalità senza più controllo. Oggi piangiamo Desirée, ragazzina senza passato che bazzicava i luoghi senza futuro. Ieri restavamo allibiti al racconto dell’orgia omosessuale in cui Foffo e Prato hanno smembrato il lo amichetto Varani. Le porte dell’inferno sono aperte su questo mondo da cui molti hanno voluto cacciare Dio.
Domani si celebrerà la festa di tutti i santi. Di San Lorenzo e di una schiera immensa di altre persone che invece hanno voluto radicarsi in Cristo, mettendo la loro vita nelle mani di Dio, affidando la loro esistenza e il loro destino al Solo capace di difenderli dall’inferno e dal male, il Solo capace di renderli felici e di riempirli di gioia.
Mentre qualcuno si travestirà da diavolo e si sentirà molto allegro e simpatico circondandosi di zucche e ripetendo come un pappagallo: “Dolcetto o Scherzetto?”, stasera in molte parti d’Italia ci saranno tante veglie di preghiera animate dalla Pro Sanctitate in preparazione di questa importante festa. In un mondo occidentale in gran parte marchiato dal nulla ci sono isole di serena speranza, dove alla marea di malvagità ed egoismo si oppone la fede cristiana e un atteggiamento controcorrente.
Un profeta della chiamata Universale alla Santità fu senz’altro Mons. Giaquinta (1914/1994), siciliano di Noto, Vescovo di Tivoli e fondatore del Movimento Pro Sanctitate. Un sacerdote che dedicò tutta la sua vita ad approfondire il mistero della santità, a cogliere la verità che la santità non è un dono per pochi, ma una chiamata per tutti.
La santità è stata il contenuto e il respiro della sua preghiera, l’orizzonte del suo sacerdozio, il sigillo delle relazioni interpersonali con i suoi figli spirituali, con i confratelli, con chiunque si avvicinava a lui.
La convinzione di Mons. Giaquinta era di un’aspirazione possibile ad un’ascesi spirituale che trasformasse nell’intimo il cuore, per rendere presente e reale l’insegnamento di Gesù: “Voi siete nel mondo, ma non siete del mondo”.
Il rifiuto di farsi dominare da quel mondo che scaccia Dio e si offre all’inferno, l’impegno a costruire realtà solidali di fedeli, incardinate nella Chiesa, fucine di imitatori di Cristo, questa la missione di Mons. Giaquinta: “Se Dio è amore, se è la fonte della nostra realtà, se è nostro Padre, dobbiamo riamare Lui, ma amarci anche fra noi fratelli con un amore universale di fraternità, coscienti di dover camminare verso un’identica meta: l’amore del Padre, la santità di ciascuno e di tutti noi”.
Riflettere sulla santità oggi, assediati da notizie terribili e da un clima disfattista e rassegnato di fronte al male sembra una follia. Ma se ci pensiamo bene la santità è l’espressione umana più ragionevole che una persona possa adottare e perseguire, proprio per non farsi trascinare nella corrente dello scoraggiamento e dell’annichilimento. La santità è frutto di un atto di fede profondo e convinto nel Signore della Storia che sulle righe storte della ribellione umana imprime comunque la sua direzione. È frutto di una volontà di adesione alla Verità che si è scoperta e che si riconosce incarnata in Gesù, Figlio di Dio e unico Salvatore del mondo.
Mons. Giaquinta fu intimamente ricolmo di gioia quando fu emanata la Costituzione Dogmatica “Lumen Gentium”, e fu particolarmente commosso dal Cap V, dedicato proprio alla vocazione alla santità nella Chiesa, una chiamata alle armi per uscire dalla mediocrità di una fede vissuta in modo tiepido e superficiale approdando ad un recupero di una dimensione che si fa carne e sangue, nella coerenza tra ciò che si crede e quello che si pratica: “Tutti quelli che credono in Cristo saranno quindi ogni giorno più santificati nelle condizioni, nei doveri o circostanze che sono quelle della loro vita, e per mezzo di tutte queste cose, se le ricevono con fede dalla mano del Padre celeste e cooperano con la volontà divina, manifestando a tutti, nello stesso servizio temporale, la carità con la quale Dio ha amato il mondo (L. G. Cap V)”. Sembrano parole scritte proprio per incoraggiare gli uomini di oggi a impegnarsi nonostante tutto, con determinazione e spirito di donazione anche nel sociale, per cercare di estirpare le colonie del male, non solo nei quartieri abbandonati allo scempio, ma nel cuore dei più fragili, delle famiglie, dei deboli.
Lo spirito intuitivo e lungimirante del Vescovo siciliano, tipico di chi vive in un colloquio costante con il Soprannaturale, ha superato i suoi anni fino ad arrivare a cogliere la necessità del nostro tempo, quella di avere cristiani radicati nel Vangelo e radicali nella loro adesione ad esso. Papa Francesco con l’Esortazione Apostolica Gaudete et Exultate ha ripreso questi temi così cari al cuore di Giaquinta: “Il cammino della santità è una fonte di pace e di gioia che lo Spirito ci dona, ma nello stesso tempo richiede che stiamo con “le lampade accese” (cfr Lc 12,35) e rimaniamo attenti: «Astenetevi da ogni specie di male» (1 Ts 5,22); «vegliate» (cfr Mc 13,35; Mt 24,42); non addormentiamoci (cfr 1 Ts 5,6). Perché coloro che non si accorgono di commettere gravi mancanze contro la Legge di Dio possono lasciarsi andare ad una specie di stordimento o torpore. Dato che non trovano niente di grave da rimproverarsi, non avvertono quella tiepidezza che a poco a poco si va impossessando della loro vita spirituale e finiscono per logorarsi e corrompersi”.(GE 46)
Alle tenebre che sembrano travolgere tutto e tutti, ma sono destinate a scomparire, si oppone la volontà di bene dei forti nella fede, illuminati dallo Spirito Santo, luce e speranza per chi cerca la Via. Come ricorda Giaquinta: “La fedeltà lunga e sofferta illumina la croce e rivela il volto misterioso dell'amore”.
Tra il vociare del divertimento obbligato a base di mostri sanguinolenti, stanotte si leverà lieve la preghiera meditata di chi guarda in alto in attesa del giorno.
Per conoscere dove si terranno le veglie di preghiera si può consultare il sito: diteloatutti.net
Silvio Rossi
Fonte: La croce del 31/10/2018