La Chiesa non è un dio-google!

Continuano, giorno dopo giorno, i lavori in Vaticano dove i Vescovi portano all’attenzione domande, riflessioni e punti di vista riguardo i giovani, la fede e la vocazione.

Nel corso del Sinodo hanno modo di parlare ragazzi di varie nazionalità, con lo scopo di portare una testimonianza viva e diretta di cosa significhi vivere nel mondo per i giovani d’oggi.

Uno degli interventi di questi ultimi giorni ha particolarmente colpito e commosso i padri sinodali: si tratta di un giovane ventiseienne iracheno che ha fatto riferimento all’immenso numero di persone cristiane uccise in Iraq, agli atti di terrorismo e ai rapimenti che continuano a sconvolgere il suo Paese e non solo.

 

Sala Al-Abbia con Papa Francesco
Sala Al-Abbia con Papa Francesco

«La sfida principale che devono fronteggiare i giovani in Iraq - ha detto Safa Al-Abbia - è la pace e la stabilità e il loro diritto a vivere con dignità».

Secondo il giovane iracheno, di questo passo tra qualche anno non sarà più rimasto alcun giovane cristiano in questi Stati, da cui ormai tutti tentano di fuggire, e chiede ai presenti di non abbandonare e di continuare a pregare per questi Paesi dove ormai i cristiani sono considerati una minoranza in pericolo.

Un altro argomento a lungo discusso ha riguardato le donne e il loro ruolo nella Chiesa.

 

Suor Mina Kwon e Mons. Barron
Suor Mina Kwon e Mons. Barron

Suor Mina Kwon, intervenuta al Sinodo, ha chiesto di riconoscere e rafforzare il ruolo delle donne: ci sono infatti alcune religioni in cui alcuni «atteggiamenti autoritari vanno contro i valori evangelici» e non permettono a uomini e donne di lavorare equamente al bene e al progresso della Chiesa.

La Chiesa deve sforzarsi di non risultare ipocrita e porsi come modello per i giovani, i quali «hanno bisogno di uomini e donne che vivano in armonia nella Chiesa» e non di un ritorno ad una gerarchia di stampo medievale «che è causa di disuguaglianza ed esclusione».

Il fatto che il sacerdozio sia aperto solo al genere maschile, ha poi spiegato Mons. De Jong (vescovo nei Paesi Bassi), non significa che la voce delle donne non debba essere ascoltata e considerata; al contrario il Sinodo è un luogo di consultazione e di ascolto ed è dunque un luogo di apertura verso tutti, comprese le donne che fanno parte della Chiesa e che contribuiscono a questo processo di crescita.

Mi hanno particolarmente colpita le parole di Mons. Barron, Vescovo di Los Angeles: «Se la Chiesa ha poca credibilità, come può parlare ai giovani? Vogliamo che la Chiesa sia trasparente e responsabile a tutti i livelli. I giovani vogliono la paternità e la maternità spirituale, specialmente in un’epoca come la nostra in cui le famiglie sono in crisi».

La cosa importante adesso è che la Chiesa trovi un modo per raggiungere le persone che normalmente non si avvicinerebbero. Bisogna trovare un modo per raggiungere tutti nell’amore, con una capacità di accoglienza che sia verso tutti, indistintamente.

In conclusione, citando le parole di Paolo Ruffini (prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede), «la Chiesa non si deve ridurre ad un dio-google», non deve essere un luogo di ricerca sterile; al contrario, la Chiesa «deve essere risvegliata, non sopita», bisogna «lasciarsi dietro una Chiesa seduta, che aspetta» per lasciare spazio ad una Chiesa che non solo deve uscire e rivolgersi ai giovani, ma che deve essere tutta giovane.

 

 

 

Claudia Torrisi