Il Movimento Pro Sanctitate si unisce a quanti, all’interno della Chiesa e fuori di essa, considerano la questione dell’immigrazione una questione che ha a che fare con “persone” innanzitutto.
Persone innanzitutto.
Per questo il Movimento ha condiviso fin da subito la posizione di quanti in diversi modi hanno chiesto al Governo Italiano di autorizzare lo sbarco e fornire assistenza adeguata a terra alle persone a bordo del Pattugliatore della Guardia Costiera Italiana U. Diciotti, che le ha tratte in salvo da un barcone in avaria nel Mediterraneo.
Riteniamo assolutamente possibile e doveroso coniugare il rispetto delle leggi con l’altrettanto primario rispetto dell’inviolabilità della dignità delle persone.
Siamo pertanto sollevati che, seppur al nono giorno, sia arrivata una soluzione che ha consentito a queste persone di lasciare il ponte della nave.
La sfida dell’immigrazione è una responsabilità collettiva: possiamo scegliere di diventare una società aperta, accogliente, uno Stato di diritto che rispetta e aiuta a rispettare le leggi, oppure un groviglio di singoli individui dominati dalla paura in uno Stato di diritto che non sa di esserlo.
Siamo certamente consapevoli che l’Unione Europea e le istituzioni internazionali debbano fare la loro parte, una parte importante, decisiva e istituzionale. Auspichiamo sempre che all’accoglienza segua un doveroso percorso di integrazione.
Tuttavia sentiamo di dover sottolineare con maggiore evidenza e con fermezza l’inviolabilità della vita e della salute delle persone.
La solidarietà non deve rimanere un fatto personale o di associazioni laiche o ecclesiali impegnate, quanto un gesto diffuso, moltiplicato, generalizzato e socialmente riconosciuto e protetto perché caratteristica fondante di uno Stato che si ritenga tale.
Siamo parte di una sola umanità. Un’unica umanità.
Lo scriviamo alla luce del Vangelo, alla luce di quanto il nostro Fondatore ci ha chiesto di vivere e condividere e alla luce del senso di responsabilità che sentiamo stando a guardare da terra.