Siamo tutti Anna Frank

immagine da repubblica.it
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Ribaltare i piani, fronteggiare l'ignoranza e la banalità del male. Un moto di orgoglio collettivo può mettersi dalla parte del debole, che pur sconfitto dalla malvagità del potere irragionevole, lascia una traccia positiva nella storia, facendo compagnia alle generazioni che si susseguono.

Questo è il senso dell'Editoriale di Mario Calabresi pubblicato su repubblica.it, all'indomani dell'ignobile gesto di alcuni tifosi.

 

L’idea che l’immagine di Anna Frank possa essere utilizzata per insultare qualcuno è talmente arretrata e grottesca da squalificare per sempre chi l’ha pensata. Quel volto è nei cuori di ogni studente che abbia letto il suo Diario e l’abbia avuta come ideale compagna di banco: quella ragazzina ci ha raccontato non la sua morte ma la vita, i sogni, le speranze, il futuro sebbene si trovasse nel cuore della notte dell’umanità. Grazie a lei generazioni hanno compreso cosa è stato il nazismo, cosa abbia significato vivere nascosti, essere deportati e morire in un campo di sterminio.

Quando ieri sera al giornale abbiamo visto la sua foto con la maglia della Roma, usata da un gruppo di ultrà della Lazio per infamare gli avversari, ci siamo indignati come tutte le volte che ci troviamo di fronte alla banalità del male. Ma questa volta abbiamo pensato che è necessario fare un passo in più.

Come è diventato possibile che Anna Frank sia considerata un modo per offendere?

Ribaltiamo i piani, restituiamole il suo valore, trasformiamola in un omaggio, non lasciamola sola e in mano all’ignoranza. E allora Anna Frank siamo tutti noi, può e deve avere la maglia di ogni squadra, essere parte della nostra vita. Ogni club dovrebbe farne una bandiera, per rispondere senza esitazione alla deriva degli estremisti delle curve.

Soprattutto oggi che non solo una parte delle curve degli stadi ma una parte della società sta diventando ricettacolo di razzismo, antisemitismo e xenofobia. Perché Anna è la ragazzina che non ce la fa a sopravvivere fino alla Liberazione. Il suo Diario è la trama di una vita spezzata, che diventa parte della vita di tutti noi.

Riprendiamocela, non lasciamola nelle mani di chi vuole calpestarla ma continuiamo a leggerla e a dedicarle strade, scuole e biblioteche.

 

Mario Calabresi

 

fonte: repubblica.it