Il volto sorridente del prete novello

Era il 17 marzo sera e avevamo appena terminato gli esercizi in preparazione all’Ordinazione sacerdotale. Di stanchezza ce n’era più che a sufficienza, e da qui il desiderio e la speranza di un sonno ristoratore. Avevo però il cervello troppo lucido e un cuore in attesa del grande momento.

            Mi misi a letto, ma di dormire non se ne parlava. Mezzanotte, l’una, le due, e cominciai a sentirmi male. Il cuore aveva degli strani sussulti, che solo poi seppi essere delle extrasistole.

Ma che mi succede, pensavo; vorrà forse il Signore negarmi la gioia del sacerdozio e chiamarmi a sé proprio questa notte? Un senso di angoscia mi attanagliava, mentre l’invocazione alla Madonna della Fiducia sgorgava più frequente dal mio cuore.

 

            Le tre, le quattro: e solo allora caddi sfinito in un sonno brevissimo, giacché la nostra sveglia suonava inesorabile alle 5.30. Mi alzai e mi sistemai, felice che ormai avevo superato il pericolo temuto e potevo diventare sacerdote.

            Se hai la fortuna di assistere ad una Ordinazione sacerdotale, ricorda che sotto il volto sorridente del giovane sacerdote c’è tutta la realtà di una creatura che, nell’attesa della gioia, è stata trasformata nel Cristo del Getsemani e del Golgota.

 

 

 

                                                           da“Il Massimalismo”,

n. 15, gennaio-febbraio 1990