Era il 2 febbraio 2016, un anno fa. All’Assemblea nazionale Parigi viene lanciata la proposta della «Abolizione universale della maternità surrogata». Un’iniziativa internazionale, con intellettuali, femministe, politici, studiosi, per fare pressione su tutti gli Stati affinché aboliscano l’utero in affitto. Un’iniziativa molto laica, promossa da diversi collettivi femminili: e probabilmente per molti inaspettata, rispetto al cliché che vorrebbe i soli cattolici affrontare battaglie “retrograde”, mentre dovrebbe ascriversi aprioristicamente a progresso e conquista di civiltà ogni nuova pratica consentita dalla tecnologia.
Un anno dopo, ieri 23 marzo, all’incontro internazionale alla Camera su «Maternità al bivio: dalla libera scelta alla surrogata, una sfida mondiale», organizzato dal movimento femminista Se non ora quando-Libere, hanno partecipato molte delle donne intervenute a Parigi, e anche molte altre.
C’erano le ministre Anna Finocchiaro e Beatrice Lorenzin, la senatrice Emma Fattorini, la parlamentare Mara Carfagna, l’eurodeputata Silvia Costa, e rappresentanti di associazioni come Cristina Gramolini di Arcilesbica, Livia Turco della Fondazione Nilde Iotti, Aurelio Mancuso di Equality, Maria Rosa Biggi del Centro Italiano Femminile, Maria Grazia Colombo del Forum delle associazioni familiari, la giornalista Monica Ricci Sargentini.
La maternità surrogata è una pratica «incompatibile con il rispetto dei diritti umani e della dignità delle donne”. Le persone non sono cose, un figlio non è merce e non può essere oggetto di compravendita con tanto di contratto, catalogo e prezzi. Nessuna malintesa libertà di scelta può giustificare l’affitto dell’utero di una donna come fosse un pezzo di una catena di montaggio. Anche se – e non è così – non ci fosse passaggio di denaro, non si può regalare un bambino come fosse un oggetto. Donne e uomini di appartenenze e storie diverse hanno trovato nel rispetto della donna e della relazione madre-figlio un minimo comune denominatore che può essere non a torto definito come il principio di un nuovo umanesimo.
Non tutte le donne sono madri, ma tutte e tutti siamo nati da una donna
Silvia Niccolai, costituzionalista
L’amore oblativo rifugge dall’idea del possesso e del rendimento, ed è l’unica arma che abbiamo per contrastare il sinistro business della produzione
Susanna Tamaro, scrittrice
Ogni persona ha un valore intrinseco che, contrariamente ai beni scambiali, non può avere un prezzo.
Sylviane Agacinski, scrittrice e giornalista
E' un buon inizio per esplorare alleanze di ragionevolezza tra donne e uomini di buona volontà, per rintracciare in un mondo martoriato e disorientato, talvolta estraneo alla sua storia e alla sua evoluzione, dei semi di speranza....
Paola Assenza
Per saperne di più
Corriere della Sera, 27-esima ora