Il cuore della Chiesa vicino al cuore delle persone, una Chiesa amica e compagna di strada dell'uomo.
Questo è stato il senso della commemorazione delle vittime di Rigopiano, voluta dall'arcivescovo di Pescara-Penne e vissuta ieri sera (sabato 11 febbraio) nel palazzetto dello sport di Penne alla presenza di oltre un migliaio di partecipanti tra familiari delle vittime, soccorritori, forze dell'ordine, comunità. La prima sensazione è stata quella di una grande famiglia che si è ritrovata, per stringersi in un grande abbraccio e per continuare a sperimentare il miracolo della fraternità fiorita nel deserto della tragedia. E di abbracci se ne sono visti davvero tanti e si sono ricordati gli abbracci che in quelle ore di angoscia sono stati l'unico necessario conforto.
Tante le suggestioni, tante le contrapposizioni: il buio del palazzetto all'inizio della celebrazione e la luce del cero pasquale, al quale una squadra di Vigili del Fuoco ha acceso le prime candele e poi quelle di tutti; la morte, che non si può né ignorare né dimenticare nei nomi nei volti e nelle storie delle 29 vittime, e la vita, che ha vinto non solo nell'esistenza degli 11 sopravvissuti ma di tutti quelli che sono rimasti, perché i giorni di Rigopiano ci hanno cambiato per sempre; il dolore, vissuto e raccontato tra le lacrime e a volte urlato, e la speranza, tenacemente creduta e silenziosamente seminata nelle situazioni più estreme.
La speranza portata da uomini e donne che hanno saputo conservarla e custodirla nel loro cuore, a dispetto di tutto e di tutti, uomini e donne che hanno in comune un sogno, che semplicemente si chiama vita, e per questo sogno si mettono in gioco continuamente e generosamente. In attesa del fiore è il titolo che si è voluto dare a questo incontro: basta aspettare, lasciamo fiorire la nostra umanità in tutta la sua bellezza, come è avvenuto in questa nostra amata terra d'Abruzzo!
Roberta Fioravanti