La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Così recita l'articolo 1 della Legge 211/2000 dello Stato che sancisce la necessità di conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, affinché simili eventi non possano mai più accadere. (art 2)
Era il 27 gennaio del 1945 quando i soldati dell’Armata Rossa abbattevano i cancelli di Auschwitz e liberavano i prigionieri sopravvissuti allo sterminio del campo nazista. Si squarciava così il velo che aveva fino ad allora coperto l'orrore di una barbarie sospettata, ma neppure immaginabile nei dettagli delle sue atrocità.
La Shoah è la storia tragica di circa 6 milioni di ebrei deportati e uccisi dalla fine degli anni trenta. Il motivo della loro condanna fu il semplice fatto di avere origini ebraiche. Al loro destino sono tristemente associati migliaia di uomini, donne e bambini anche non ebrei: ribelli, oppositori, intellettuali, o anche disabili, malati, i portatori visibili delle umane fragilità.
Il delirio di onnipotenza che genera la follia, non può essere ricondotto ad un criterio razionale.
Accade che l'uomo dimentica di essere uomo.
Tutti conoscono, seppur per sommi capi, la vergogna che ha macchiato l'ultimo secolo del secondo millennio.
Qual è dunque il senso della Memoria?
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato.
Primo Levi, Se Questo è un Uomo
L'incipit del romanzo con cui Primo Levi, scrittore italiano di origini ebree, racconta l'orrore visto con i propri occhi e vissuto sulla propria pelle, richiama la memoria a compiere il passo della riflessione: Meditate!
Perché il rischio, forse, è quello di celebrare il giorno della memoria senza accorgersi di essere negazionisti del presente.
Ancora oggi tanti uomini lavorano nel fango, non conoscono la pace, lottano per un pezzo di pane e muoiono. Ancora oggi tante donne senza nome, con gli occhi vuoti e il grembo freddo, vivono il tormento della solitudine, dello strazio e del dolore.
La riflessione libera e onesta non fornisce risposte facili, né soluzioni immediate; certamente pone interrogativi profondi, aiuta a riconoscere e richiama a rifiutare tutte le forme di sopraffazione, le logiche di esclusione, le politiche e le scelte che producono ingiustizia e iniquità, anche quando esse appaiono innocui strumenti di legittima difesa.
La riflessione libera e onesta è capace di rompere l'indifferenza, suscita inquietudine, e richiama ad una responsabilità collettiva verso il futuro, una responsabilità che interpella ciascuno a verificarsi e ad imparare dalla Storia.
Giulia Sergiacomo
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