Passato il Natale, digerito il cotechino di Capodanno, recuperato un minimo - ma proprio un minimo- di sonno, eccoci catapultati nell’anno nuovo.
Si apre così uno scenario di propositi nuovi o rinnovati, di progetti da riprendere nel cassetto insieme ai compiti delle vacanze da concludere in una settimana (e lì parte la prima richiesta di miracolo in famiglia dell’anno…) e alla casa da riordinare prima che crolli sotto il peso degli accumuli…
Ma, l’inizio dell’anno, almeno per una famiglia semi normale come la nostra, non è solo questo.
Di fronte ad un anno nuovo, almeno nelle aspettative, tutto da programmare - dalle attività alle vacanze, dalle visite mediche agli inviti - mi soffermo a chiedermi che senso dare a questo nuovo anno come famiglia, quale proposito provare a realizzare, quotidianamente, un giorno più, un giorno meno.
Sicuramente ai miei familiari coinquilini piacerebbe soprattutto quello della pazienza, che se poi è unito alla tolleranza, alla comprensione ed all’allegria meglio. Per me proprio facile non è, soprattutto quando la stanchezza incombe, quando è la decima volta che chiedo gentilmente (sì, lo so, la gentilezza non si esercita urlando, ma al nono tentativo scatta l’eccezione!), quando mi sento come se tutta la mia persona, moglie e madre, fosse calpestata dalle Dr. Martins di Giulia sporche di fango, o messa all’angolo, come la cagnetta che si nasconde quando ruba un calzino!
Quando, però, lo sconforto prova ad affacciarsi in sordina dalla porticina di servizio, per inficiare la nostra quotidianità, io mi dico che un asso della manica me lo sono tenuto, e guai a perderlo!
Il mio asso nella manica si chiama Fede ed arriva dove io mi fermo, arriva oltre le mia braccia che non riescono ad abbracciare quando sono arrabbiate, oltre i miei occhi che non riescono a trasmettere amore quando sono delusi, oltre le mie labbra che non riescono a parlare quando sono chiuse dal risentimento.
Il mio proposito per l’anno nuovo parte da qui.
Non voglio più pensare di dover arrivare in tutto (anche se la tentazione è forte…), non voglio più neanche pensare che tutto possa dipendere sempre solo da me, ma voglio affidarmi, ed affidare questa famiglia che mi è stata donata, ad una dimensione di ascolto, di fiducia, di grazia.
Da una vita combatto contro chi crede che il credente sia un fesso, perché - in pratica - si fa passare tutto sopra la testa, quindi provare ad essere troppo docile con la mia famiglia mi puzza un po’ di bruciato, perché penso che sarà difficilissimo cambiare modo di chiedere, ma alla fine comprendo, dalla mia esperienza di vita, e dalle mie battaglie per i dettagli, che la strada non è chiedere (e basta, perché ogni tanto qualcosa va pure chiesta), ma dare.
Dare ascolto, sorrisi, abbracci, persino le scarpe con il tacco cui tengo tanto (!), non è mai da fessi in una famiglia, anzi. Si parte dal dare per ricevere quadruplicato, perché il grazie di un marito, la sincerità di un figlio, la verità di una condivisione, la lealtà di una confessione, la trasparenza di un dialogo, non possono essere nemmeno quantificati per quanto valgono. Eppure c’è un solo modo per riceverli, e non è nemmeno scontato, ma tanto vale provare vista la posta in gioco. L’unico modo è donarli per primo.
Stavolta proverò ad arrivare prima persino di Luca (che per lui sono certa, visto il guadagno, non sarà un affronto), proverò a superare il limite di voler vedere tutto come dico io ed accettare con gioia quello che viene fatto da Giulia e Chiara (sì, poi magari, le prime volte potrei ripassarci io, ma solo le prime volte…)
Desidero che questo inizio di anno abbia davvero un sapore nuovo per l’aria che tira in famiglia….un sapore di novità, ma anche di già noto, come quello del pane appena sfornato, del gusto della cioccolata calda, della morbidezza della pasta fatta in casa, dell’odore del basilico sul sugo, del profumo della lavanda nei cassetti….
L’augurio che voglio provare a realizzare, da cui partire, è la pace nella famiglia che mi è stata affidata costruita non con i mattoncini della Lego ma con la Roccia di Dio.
Buon anno a tutte le famiglie, normali nella loro debolezza, coraggiose nella fragilità, che trovano ogni giorno la forza di crescere su fondamenta solide.
Elisabetta Mariotti