In questo anno che si chiude il mondo intero ha speramentato i deserti della tragedia, della paura, dell'orrore, della indifferenza, della guerra... Le parole di Papa Francesco, ci invitano a vivere un Natale colmo di speranza.
A pochi giorni dal Natale, vorrei riflettere sul momento in cui, per così dire, la speranza è entrata nel mondo, con l’incarnazione del Figlio di Dio.
Quando si parla di speranza, spesso ci si riferisce a ciò che non è in potere dell’uomo e che non è visibile. In effetti, ciò che speriamo va oltre le nostre forze e il nostro sguardo. Ma il Natale di Cristo, inaugurando la redenzione, ci parla di una speranza diversa, una speranza affidabile, visibile e comprensibile, perché fondata in Dio.
Egli entra nel mondo e ci dona la forza di camminare con Lui: Dio cammina con noi in Gesù e camminare con Lui verso la pienezza della vita ci dà la forza di stare in maniera nuova nel presente, benché faticoso.
Sperare allora per il cristiano significa la certezza di essere in cammino con Cristo verso il Padre che ci attende.
La speranza mai è ferma, la speranza sempre è in cammino e ci fa camminare. Questa speranza, che il Bambino di Betlemme ci dona, offre una meta, un destino buono al presente, la salvezza all’umanità, la beatitudine a chi si affida a Dio misericordioso.
Nelle case dei cristiani, durante il tempo di Avvento, viene preparato il presepe, secondo la tradizione che risale a san Francesco d’Assisi. Nella sua semplicità, il presepe trasmette speranza; ognuno dei personaggi è immerso in questa atmosfera di speranza.
Prima di tutto notiamo il luogo in cui nacque Gesù: Betlemme. Betlemme non è una capitale, e per questo è preferita dalla provvidenza divina, che ama agire attraverso i piccoli e gli umili. In quel luogo nasce il “figlio di Davide” tanto atteso, Gesù, nel quale la speranza di Dio e la speranza dell’uomo si incontrano.
Poi guardiamo Maria, Madre della speranza. Con il suo “sì” ha aperto a Dio la porta del nostro mondo: il suo cuore di ragazza era pieno di speranza, tutta animata dalla fede; e così Dio l’ha prescelta e lei ha creduto alla sua parola. Colei che per nove mesi è stata l’arca della nuova ed eterna Alleanza, nella grotta contempla il Bambino e vede in Lui l’amore di Dio, che viene a salvare il suo popolo e l’intera umanità. Accanto a Maria c’è Giuseppe, discendente di Iesse e di Davide; anche lui ha creduto alle parole dell’angelo, e guardando Gesù nella mangiatoia, medita che quel Bambino viene dallo Spirito Santo, e che Dio stesso gli ha ordinato di chiamarlo così, “Gesù”. In quel nome c’è la speranza per ogni uomo, perché mediante quel figlio di donna, Dio salverà l’umanità dalla morte e dal peccato. Per questo è importante guardare il presepe!
E nel presepe ci sono anche i pastori, che rappresentano gli umili e i poveri che aspettavano il Messia, il «conforto di Israele» (Lc 2,25) e la «redenzione di Gerusalemme» (Lc 2,38). In quel Bambino vedono la realizzazione delle promesse e sperano che la salvezza di Dio giunga finalmente per ognuno di loro.
Chi confida nelle proprie sicurezze, soprattutto materiali, non attende la salvezza da Dio. Mettiamoci questo in testa: le nostre sicurezze non ci salveranno; l’unica sicurezza che ci salva è quella della speranza in Dio. Ci salva perché è forte e ci fa camminare nella vita con gioia, con la voglia di fare il bene, con la voglia di diventare felici per l’eternità. I piccoli, i pastori, invece confidano in Dio, sperano in Lui e gioiscono quando riconoscono in quel Bambino il segno indicato dagli angeli (cfr Lc 2,12).
E proprio il coro degli angeli annuncia dall’alto il grande disegno che quel Bambino realizza: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama» (Lc 2,14). La speranza cristiana si esprime nella lode e nel ringraziamento a Dio, che ha inaugurato il suo Regno di amore, di giustizia e di pace.
Cari fratelli e sorelle, in questi giorni, contemplando il presepe, ci prepariamo al Natale del Signore. Sarà veramente una festa se accoglieremo Gesù, seme di speranza che Dio depone nei solchi della nostra storia personale e comunitaria. Ogni “sì” a Gesù che viene è un germoglio di speranza. Abbiamo fiducia in questo germoglio di speranza, in questo sì: “Sì, Gesù, tu puoi salvarmi, tu puoi salvarmi”.
Buon Natale di speranza a tutti!