Aldo Moro, un Uomo di Stato

Aldo Moro
Aldo Moro

Il 23 settembre 2016 è stato il centenario della nascita di Aldo Moro. La ricorrenza è passata piuttosto inosservata nella società civile e politica italiana, nonostante la figura di questo statista brilli di luce propria, particolarmente in questo periodo in cui probabilmente ogni cittadino coltiva il desiderio di veder emergere, nel panorama politico del nostro Paese, una personalità di pari statura.

Uomo di Stato, fervente cattolico, ha sempre portato avanti i valori cristiani sapendoli conciliare, con estrema libertà, con i principi di laicità dello Stato.

Serio e studioso, ha creduto nel rapporto stretto tra politica e società civile, nella tutela dei diritti fondamentali e nella partecipazione democratica autentica.

Non è stato un personaggio comodo, neanche all’interno del suo partito e probabilmente è stato lasciato solo.

Riteniamo utile offrire un omaggio alla sua figura, in un momento in cui la fiducia nelle Istituzioni sembra essere progressivamente oscurata dal populismo ribelle da un lato e da una visione privatistica della cosa pubblica dall’altra.

Paolo Acanfora, storico contemporaneo, ha fornito un ritratto a figura intera di Aldo Moro, sul numero di Settembre di Aggiornamenti Sociali; di tale ritratto riportiamo nel seguito i passaggi salienti.

Nella memoria collettiva del nostro Paese la figura di Aldo Moro rischia di essere schiacciata dalla successione di eventi culminata con la sua morte.

Tuttavia, se appare difficile eludere una pagina della storia così importante per l’Italia, è altrettanto vero che non è possibile circoscrivere la sua complessa biografia al “caso Moro”.

Nato a Maglie il 23 settembre 1916, vive la propria adolescenza e giovinezza all’interno di un regime nazionalista e totalitario, in un orizzonte in cui il fascismo è identificato con la Nazione e, per sillogismo, qualsiasi soggetto antifascista è considerato automaticamente un soggetto antinazionale che deve essere espulso dalla comunità.

Nel 1938 si laurea in Giurisprudenza e, a partire dal 1940, è professore incaricato di Filosofia del diritto. È presidente della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) dal 1939 al 1942 e presidente del Movimento laureati dal 1945 al 1948.

In occasione delle elezioni dell’Assemblea Costituente, una parte dei candidati nelle liste della DC è riservata a membri dell’Azione Cattolica: fra essi Moro è subito un candidato ‘naturale’. Inizia così, il 2 giugno 1946, la sua carriera politica.

La Pira, Moro e Dossetti ai lavori della Costituente
La Pira, Moro e Dossetti ai lavori della Costituente

È una delle personalità più attive della commissione dei settantacinque chiamata a redigere la Costituzione per la parte relativa ai diritti e doveri dei cittadini.

Dall’esperienza dell’Assemblea Costituente si rivelarono subito le peculiarità di Moro. In sintonia con il pensiero di Dossetti e La Pira egli prefigura la civiltà del lavoro come fondamento di una nuova era in cui i diritti civili, politici e sociali sono posti al centro e costituiscono la base della concezione democratica non solo formale, ma sostanziale.

La sua premura principale, che condizionerà tutta la sua attività politica, è il problema dell’integrazione delle masse nello Stato.

Dopo l’esperienza comune della resistenza, fondata sull’antifascismo, e la conseguente nascita della Repubblica, il mondo inizia a suddividersi in due sfere politiche contrastanti e il fatto che le masse social-comuniste possono essere rappresentate all’interno dell’arco costituzionale ma non possono far parte del governo, costituisce per Moro un problema rilevante da risolvere ad ogni costo.

Dopo le prime esperienze di governo, nel 1959, il politico pugliese viene segretario della DC. È un profondo innovatore e cerca di tenere assieme le diverse anime del partito evitando la radicalizzazione delle opposizioni interne.

1977: il compromesso storico
1977: il compromesso storico

L’apertura a sinistra, già ipotizzata da Fanfani, trova le condizioni e gli equilibri per realizzarsi effettivamente nel dicembre del 1963, quando Moro diviene Presidente del consiglio del governo di centrosinistra.

Tutto questo avviene senza portare a una scissione interna della DC.

Aldo Moro è definito il più degasperiano dei dossettiani: eredita da Dossetti la sensibilità sociale, il riconoscimento dell’importanza del mondo del lavoro e l’interpretazione della moderna società di massa e impara da De Gasperi la capacità di mediazione nel gestire le diverse posizioni e nell’esercitare efficacemente la funzione direttiva.

Sempre attento al divenire della storia e ai processi sociali, ritiene indispensabile che la classe politica sappia governarne le evoluzioni. Moro è uno dei pochi in grado di cogliere il travaglio di una umanità nuova legato ai fatti del sessantotto.Proprio in questi anni inaugura una nuova fase di rapporti con il PCI, nella convinzione che esso possa essere un soggetto politico rappresentativo dei nuovi fermenti che vanno emergendo nella società.

9 Maggio 1978: assassinio di Aldo Moro
9 Maggio 1978: assassinio di Aldo Moro

Negli anni settanta le vicende italiane diventano progressivamente più cruente, tra timori di colpi di stato, trame eversive dell’estrema destra e azioni terroristiche di gruppi di matrice marxista.

La figura di Moro ha ormai acquisito una centralità evidente e nella nuova strategia delle Brigate Rosse, intenzionata a colpire il cuore dello Stato, lo statista pugliese rappresenta un bersaglio privilegiato.

Il 16 marzo 1978 Moro viene rapito, la sua scorta è sterminata. Tenuto prigioniero per cinquantacinque giorni, è assassinato il 9 maggio.

Le vicende del “caso Moro” ancora oggi sollevano dubbi, alimentano sospetti e attivano indagini di commissioni parlamentari di inchiesta.

Rimane l’esempio di un politico integerrimo, l’opera di una vita innovatrice che ha influito significativamente nella nostra storia e la sua concezione inclusiva dello Stato che rivendica la centralità della persona umana.

 

L’Italia può guardare con fierezza spiragli di storia a cui uomini come Moro hanno consegnato una eredità da recuperare e valorizzare.

 

Franco Contino