Lc 13,10-17
L’Evangelista Luca ci presenta un Gesù in cammino, “con la ferma decisione di salire a Gerusalemme”. A Gerusalemme cosa sperimentiamo: la Misericordia dei fatti, non solo quella delle parole. Una misericordia che è scritta con il sangue nel cuore di ciascuno di noi.Ma cosa abbiamo imparato in quest’anno del Giubileo della misericordia? Quali sono i gesti di misericordia che abbiamo fatto? Come il Vangelo ha preso vita in noi?
C’è una donna malata, rattrappita, senza nome. C’è satana, c’è un capo della sinagoga, c’è Gesù!
Noi abbiamo bisogno di misericordia quando il peccato ci toglie la dignità di figli, quando siamo rattrappiti e frenati nel cammino della santità, quando c’è satana che divide, ostacola, disorienta, confonde, quando seguiamo qualcuno che si mette al posto di Dio e a volte lo siamo noi stessi!
Noi abbiamo bisogno di misericordia quando c’è Gesù, ma non gli lasciamo fare il protagonista della nostra vita, quando non ci lasciamo guidare, quando diciamo a Lui cosa deve fare e non fare!
Abbiamo bisogno di misericordia quando nella nostra vita non siamo incapaci di guardare al di là del nostro orticello che diventa il nostro mondo, quando non riusciamo a stare dritti dinanzi alle situazioni ma ci lasciamo attrarre dal male e siamo piegati e piagati.
C’è Satana che fa rimpicciolire lo sguardo, che suggerisce giudizi sulle persone, sulle situazioni, su cose che forse neanche conosciamo; c’è satana che ferma il cammino, lo arresta e oscura l’immagine e la somiglianza di Dio.
Abbiamo bisogno di misericordia quando siamo curvati sul nostro io, quando viviamo nella superficialità e dimentichiamo che siamo chiamati a vivere nella profondità, nell’interiorità, e siamo sommersi, risucchiati dalle cose della terra…. Affossiamo in un umano che non riconosce le sue origini divine, il suo respiro eterno, i suoi sentimenti grandi.
Osea dirà: “Il mio popolo è duro a convertirsi: chiamato a guardare in alto nessuno sa sollevare lo sguardo”. Non sappiamo sollevare lo sguardo e abbiamo bisogno di misericordia, quando la fede c’entra poco o niente con le scelte che facciamo, con le parole che pronunciamo, con i gesti che a volte fanno più male o bene delle parole.
Non sappiamo sollevare lo sguardo e abbiamo bisogno di misericordia quando nel nostro linguaggio parliamo di fortuna e non di provvidenza, si sfortuna non di prova, quando pensiamo che la volontà di Dio è portatrice di sventure, quando parliamo di vendetta e non di perdono, quando in Chiesa parliamo di servizio ma in effetti vogliamo esercitare un potere.
Non sappiamo sollevare lo sguardo, quando fomentiamo liti, in virtù di una giustizia che è solo a nostro vantaggio, quando la Parola di Dio è rivolta sempre agli altri e mai a noi stessi e così non permettiamo al Signore di raggiungerci.
Gesù guarda noi, piegati e piagati, non smette di guardarci e di chiamarci perché vuole dare nuove possibilità, nuovi orizzonti, vuole drizzarci, farci vedere qual è la realtà, che il mondo è più grande del nostro io… ci chiama a sé come la donna malata. Ci invita a stare dritti, a guardare nei suoi occhi e con i suoi occhi, a camminare: “Donna sei liberata, slegata dalla tua malattia”.
Ma qual è la mia malattia? Qual è il mio limite, il mio peccato?
Siamo chiamati a dargli un nome e consegnarlo all’Unico Guaritore.
“Gesù impose le mani”!
Bellissimo gesto, come quello di chiamare a sé la donna.
Impose le mani…ci ricorda l’importanza dei sacramenti e in particolare della la confessione. Un gesto rivolto oggi a noi...Ma siamo davvero disposti ad accogliere la misericordia?
Quando accogliamo la misericordia diventiamo capaci di glorificare Dio e di fare un cammino di purificazione sul giudizio verso gli altri. Quando accogliamo la misericordia riusciamo a donarla, con un amore che supera la legge, e cerca solo il bene dell’altro.
Il vero malato in questa parabola rimane il capo della sinagoga: curvo, piegato e piagato nelle sue posizioni, non riesce a vedere il bello di tutto ciò che sta accadendo! E’ incartato nei suoi ragionamenti, non riesce ad accogliere la novità, la vita, la bellezza, il sorriso degli altri!!
Gesù aiutaci a guarire, a scomodare le nostre posizioni senza amore, a liberarci della pseudo religione, a stare dritti guardando negli occhi tuoi e dei fratelli, facci capaci di togliere la trave dal nostro occhio e di scusare la pagliuzza dei nostri fratelli.
Signore insegnaci a lodare e a glorificare e a fare della nostra vita un cammino di santità e fraternità.
Maria Francesca Ragusa