GSU 2016 a Chieti. I segni del miracolo.

La luce scivola sul marmo donando ai bellissimi bassorilievi il senso di una carezza. La preghiera di adorazione preparata dal Movimento Pro Sanctitate di Pescara e svoltasi nella chiesa di S. Francesco Caracciolo in Tricalle (Chieti) il 4 novembre 2016, ha alternato canto, testimonianze, parole del Papa. Tanto silenzio e tanto raccoglimento. Si sono presentati al Signore gli sposi e i giovani, i primi fondamento della Chiesa e della società, i secondi pieni di energia creativa e speranza del futuro. L’intervento dell’arcivescovo, Mons. Bruno Forte, ci ha guidato mirabilmente nel simbolismo del brano evangelico delle nozze di Cana (Gv 2,1-10) attraverso cinque "segni" in cui si rivela il mistero di Cristo.

 

Il tempo - Il sabato dei sabati del tempo, l'ora della nuova creazione. A Cana nasce la nuova umanità, una nuova Genesi, la meraviglia del compimento dell'agire salvifico di Dio in Gesù. Perciò, chi entra nel mistero di Cana, entra nelle nozze messianiche, nella gioia del nuovo inizio dell'opera del Signore con noi e per noi.

 

Il dono - Il vino della vita nuova, nel tempo e per l'eternità. "Non hanno più vino". In queste parole si manifesta l'attenzione e la concretezza della madre, che presenta al Figlio la necessità imprevista e urgente degli amici: il vino. Con particolare rilievo viene sottolineata la qualità e l'abbondanza del vino prodotto dal miracolo. Perché tanta attenzione al vino? Non si tratta di un'attenzione casuale: l'Evangelista -attento com'è al linguaggio dei segni -ha certamente presente lo sfondo del Primo Testamento, dove il vino nuovo e abbondante è presentato come un segno caratteristico dei tempi messianici. In questa luce, il banchetto nuziale di Cana ci appare come il segno dell'avvento del tempo messianico, l'ora dell'intervento escatologico di Dio, che viene a colmare in maniera sovrabbondante l'attesa e trasforma l'acqua della purificazione dell'antica Legge nel vino nuovo del Regno.

 

L’attesa - Le giare e l'acqua del desiderio e dell'attesa. Anche il simbolo delle giare, riempite dell’acqua della legge di Mosè, acquista così tutto il suo significato: esse rappresentano il tempo dell'attesa messianica, il bisogno della purificazione che venga dall'alto. Trasformando quest'acqua nel vino del compimento, Gesù assume l'antica Legge e la porta al suo compimento nella legge nuova della carità, che ci ha manifestata in se stesso.

 

La fede - Il passo decisivo. Le parole che la madre rivolge ai servi sono molto importanti in questa lettura simbolica: "Fate quello che vi dirà". Maria rivela la sua fiducia incondizionata nel Figlio, inviato del Padre, fra gli uomini. In lei l'antico patto passa nel nuovo, Israele nella Chiesa, la Legge nel Vangelo, per via della sua fede umile e incondizionata nel Figlio, al quale orienta se stessa e gli altri: "Fate quello che vi dirà".

 

La vita nuova - Entrare nell'ora di Gesù: scoprire e vivere la nostra vocazione, via alla santità cui Dio ci chiama. "Fate quello che vi dirà". È obbedendo a questo invito che la Chiesa entra sempre di nuovo nell’ “ora” di Gesù e vi fa entrare coloro che le sono affidati. La Madre insegna a credere prima di tutto, e a porre così a fondamento dell'evangelizzazione il primato della fede, vissuta nell'ascolto docile e contemplativo, sorgente dell'obbedienza amorosa e fattiva. È così che si seminano anche "nel deserto semi di Speranza"! È così che quando Gesù ci dice «Seguimi», noi possiamo rispondere come Matteo senza indugio: "Ed egli si alzò e lo seguì". Senza fede non c'è vocazione, né missione! E della fede il modello più alto a cui possiamo e dobbiamo continuamente ispirarci è Maria, la Madre del Signore: è la Sua mediazione materna a sostenerci, è la Sua guida a illuminarci perché nella notte del mondo non cessi di splendere per tutti la luce del Vangelo, unica vera e piena parola di vita e di salvezza eterna.”

 

 

L’arcivescovo conclude il suo intervento chiedendo a Dio il dono della fede , e lo fa prendendo in prestito le parole di una bella preghiera di Madeleine Delbrel “Chiamati ad andare con una fede nuda”.

 

Paola Mucciante e Ninni Mazzei