Siamo chiamati ad avere la stessa curiosità del cieco: “che cosa accade?” - Passa Gesù - . Il cieco è in una situazione brutta: ha una condizione di povertà, di fragilità fisica, è immobile, è in una condizione di staticità. Tutti camminano, corrono e lui è fermo, seduto che mendica…. Dà fastidio!! E’ in una condizione di solitudine. Al cieco manca la salute, manca l’autonomia economica. Non ci vede! Abbiamo mai provato a non vedere per cinque minuti? E’ fastidioso, ci confondiamo, non sappiamo dove siamo, siamo disorientati.
La cecità è una brutta condizione perché non puoi vedere i volti, i colori, il bello del creato. Dall’altra parte c’è Gesù sempre in movimento…passa sanando e beneficando…ci vede eccome !!! Ma nel suo cuore possiamo intuire che vive un momento di solitudine e di tristezza perché si sta avvicinando a Gerusalemme, dove verrà consegnato e ucciso. Ma possibile che Gesù pensi sempre all’uomo nonostante tutto? Dopo attraverserà anche Gerico e guarirà interiormente Zaccheo, e poi ci sarà Gerusalemme luogo della sua condanna. Passa Gesù, il suo sguardo non è mai distratto e il suo cuore è verso gli uomini anche se lo faranno fuori. Il cieco grida: “Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me”. Mai tacere il bisogno di aiuto nei confronti del Signore. Il cieco ha piena consapevolezza di sé e di ciò che vuole, prima di chiedere il miracolo chiede la salvezza. “Abbi pietà di me”. Come a dire: Gesù rivelati per quello che sei: misericordia!
La folla fa sempre una cattiva figura, segue il Maestro ma non ha capito nulla dei suoi insegnamenti. C’è un bisognoso e loro cercano di farlo tacere. La folla è d’intralcio come la folla della casa dove i quattro tentavano di fare entrare il paralitico, come la folla che più avanti impedirà di far vedere Gesù a Zaccheo. Gesù, Colui che è la Via… che è sempre in movimento… si ferma, “ascolta il grido del povero”. Non soffre di attivismo ma di sensibilità, è attento al singolo e ordina a quella folla di condurre il cieco davanti a sé. A Gesù piace la preghiera del cieco: abbi pietà di me, è la stessa del pubblicano al tempio, come a dire… entra in me e guariscimi, entra in me e abitami, entra in me … Il grido del bisognoso di salvezza penetra il cuore di Dio. Gesù non può entrare in chi si sente arrivato, giusto, a posto! Quante volte la nostra preghiera è stata questa: “Abbi pietà di me”. “Quando fu vicino…” che bello pensare a Gesù vicino, presente, fermo dinanzi al nostro bisogno di aiuto. “Cosa vuoi che io faccia”? Di cosa hai realmente bisogno? Gesù aspetta una risposta sincera… e questa domanda la fa a ciascuno di noi. Cosa chiediamo quando preghiamo? Di cosa ho realmente bisogno per stare bene? Ho bisogno forse di perdono, di amore, di fiducia, di pace? Forse il Signore ci chiede: qual è la tua reale sofferenza? Cos’è che ti fa stare veramente male? Qual è la tua ferita da curare? Cosa vuoi che io faccia? Il cieco che prima ha chiamato Gesù, Figlio di Davide, fa un percorso di fede, adesso lo chiama Signore. “Signore che io veda di nuovo” Non era cieco dalla nascita… il Signore soltanto può donarci ciò che ci manca realmente. E la fede del cieco fa il miracolo: “la tua fede ti ha salvato” e la staticità del cieco diventa sequela, e la sequela diventa lode…“Il cieco vede… cammina…lo segue e il grido diventa lode”. E tutto il popolo, la folla, quella che voleva farlo tacere è ammaestrata dal cieco, adesso grazie a lui, comincia a vedere e diventa coro che loda il Signore. Forse il miracolo più grande l’ha ricevuto la folla. Quanto bene può fare un singolo alla massa, distinguiamoci per i nostri gesti, atteggiamenti, modi di pregare e la folla si convertirà.
Maria Francesca Ragusa