Inizia oggi il 16-esimo viaggio apostolico di Papa Francesco. Lo attende una un paese a maggioranza ortodossa, ricostruito sulle rovine dell'ateismo di stato.
TBILISI - È rimasta lì per mesi, quasi una sentinella silenziosa pronta ad aprirsi sulla chiesa che doveva essere ma non è, e forse, non sarà. Fino a lunedì la Porta Santa eretta per celebrare il Giubileo della Misericordia dichiarato da Papa Francesco, si stagliava nel vuoto di un prato a Rustavi, città della Georgia orientale, dove alti palazzi grigi si confondono con i pennacchi del ciclopico complesso metallurgico che dal 1941 palpita e sputa fumi a pochi chilometri dalla capitale Tbilisi.
Lo scorso dicembre Monsignor Giuseppe Pasotto, amministratore apostolico dei Latini nel Caucaso, ha benedetto e aperto la Porta Santa per la Chiesa della Divina Misericordia. Un silenzioso gesto di protesta, perché il religioso cerca di costruire l'edificio da tre anni, invano, scontrandosi con un muro di silenzio delle autorità. Nel 2013, la Chiesa cattolica acquistò un terreno per edificare un luogo di culto e servire la piccola comunità locale di circa 100 famiglie, una goccia su una popolazione di oltre 120,000. Ad oggi, manca la firma del sindaco della città a chiudere la procedura. Intraprese le vie legali, il tribunale di Rustavi ha per due volte dato ragione alla comunità, sottolineando che l'amministrazione comunale ha volutamente rallentato le procedure. Per tutta risposta, la municipalità è andata in appello.
E pochi giorni dopo il graffito "Juzepe Stop" (Ferma Giuseppe) è apparso sul cancello di accesso al terreno. L'ortografia zoppica, ma il messaggio è chiaro, a segnalare che forse la chiesa "non s'ha da fare" perché non la si vuole.
Oggi la porta siede, in solitaria attesa, nello stadio Meskhi Lokomotiv di Tbilisi dove il 1° ottobre Papa Francesco officerà la Santa Messa, la prima delle due funzioni del viaggio pastorale che porterà il Santo Padre in Georgia e Azerbaijan, nel Caucaso del sud. Bergoglio l'attraverserà, poi la porta tornerà a fare il piantone alla chiesa che non c'è.
"Sono passati tre anni, tutti i documenti sono in regola, la corte ci ha dato ragione. A questo punto abbiamo diritto di sapere il perché il permesso non arriva," spiega Mons. Pasotto nella quiete della dimora vescovile a Tbilisi, mentre fuori l'esuberanza disordinata della città vecchia seduce i turisti e spazientisce i residenti.
In Georgia dal 1994 e vescovo dal 2000, il 62enne stimmatino veronese è un uomo dai toni pacati e lo sguardo coraggioso. E del resto non avrebbe potuto essere diversamente - riunire la comunità cattolica nel caos post-sovietico tra guerre civili, iperinflazione e instabilità politica richiedeva tranquillità, polso, e una buona dose d'ironia.
"Mi chiesero "dove vuoi andare, Georgia o Siberia? Io non sapevo dov'era la Georgia. Dove fa più caldo, risposi. Mi dissero che a Tbilisi c'era certamente più sole. Tbilisi? pensai subito al calcio e alla Dinamo Tbilisi e così partii," ride. "Mancava tutto, non avevamo nemmeno il vino per celebrare la messa. Ma ci pensa, non trovare il vino in Georgia, la culla del vino?" dice con un gesto della mano, misurato. "Lentamente si è rimesso tutto in piedi, anche la cattedrale che era in rovina. E ora di vino ne abbiamo in abbondanza."
Se il nettare di Bacco abbonda, i luoghi di culto non ortodossi scarseggiano e in questo la comunità cattolica - 112,000 fedeli in tutto il paese tra latini, armenie e caldei su una popolazione di poco meno di 4 milioni - non è sola. Si dichiarano ortodossi l'83% dei georgiani e la fede permea tutti gli aspetti della vita del paese e ha una profonda influenza sulle relazioni sociali, culturali e politiche.
Radici cristiane antiche. Nel 327 la Georgia divenne la seconda nazione ad abbracciare ufficialmente il cristianesimo (seguendo la vicina Armenia), grazie all'evangelizzione secolo di Santa Nino, venerata come "uguale agli apostoli", che ancora oggi è di gran lunga il nome più diffuso tra le donne. Dal 1977 la chiesa georgiana è guidata dal Catholicos Patriarca Ilia II e rimane tra le più conservatrici delle 14 chiese ortodosse autocefale - non ha partecipato al sinodo pan-ortodosso di Creta dello scorso giugno e ha avanzato riserve al documento finale dell'incontro tra chiese ortodosse e chiesa cattolica tenutosi a Chieti a metà settembre. Dal Grande Scisma del 1054, lo strappo tra l'ortodossia delle chiese orientali e il cattolicesimo che fa capo a Roma non si è mai ricucito.
"I fondamenti della verità sono radicati nella Chiesa ortodossa," sostiene Giorgi Zviadadze, rettore dell'Accademia Teologica di Tbilisi e portavoce del Patriarcato. Il protopresbitero sottolinea che Ilia II e Papa Francesco non pregheranno insieme perche' "le divergenze sono profonde di secoli" ma che "il Papa sarà ricevuto con tutti gli onori," come capo di Stato del Vaticano e guida della Chiesa cattolica e una delegazione del Patriarcato sarà presente alla Santa Messa che il Papa. Una concessione importante: durante la visita apostolica di Papa Wojtyla nel 1999, la prima della Georgia indipendente, nessun rappresentante della chiesa ortodossa partecipò alla liturgia.
La speranza è che la visita del Padre Bergoglio, soprattutto dopo l'incontro con il Patriarca russo Kirill, serva a riavvicinare le due sponde della Cristianità. Dal vescovado si dicono lieti della risposta "superiore alle attese, anche dai non cattolici," ma la folla che spesso accompagna le visite pontifice, anche nei paesi musulmani, non ci sarà. Il passaparola è stato il mezzo d'informazione più diffuso - il Santo Padre sorride su piccoli poster affissi alle chiese cattoliche, ma per le strade nessun cartellone, sulle televisioni nessun servizio, sui giornali nessuna foto.
Il cammino ecumenico, teso all'unità dei cristiani, rimane complesso ammette Mons. Pasotto.
"Questo per diversi motivi. Molti, non tutti, all'interno della chiesa ortodossa credono nell'autosufficienza della chiesa, sono convinti che incontri e dialogo non siano necessari. C'è poi anche una fatica di vedere nella diversità una ricchezza, un patrimonio per tutti e due, che è anche in parte eredità sovietica."
Identità nazionale e religiosa. Una protesta di gruppi ultraconservatori davanti alla Nunziatura apostolica che vedono nella visita un attentato all'identità georgiana - e dalla quale il Patriarcato ha preso le distanze solo una settimana dopo - non incoraggiano. Il Papa è stato definito un eretico che mira al proseleitismo.
"La Chiesa negli anni è riuscita a creare un ibrido tra identità nazionale e religiosa, definendo cosa significhi essere georgiano," spiega Eka Chitanava, antropologa sociale e direttrice dell'Istituto per la Tolleranza e la Diversià di Tbilisi. "Se sei georgiano devi essere ortodosso." Oggi la chiesa è l'istituzione più rispettata nel Paese e Ilia II è l'unica vera icona nazionale.
Sotto la sua guida, la Chiesa è riuscita a riempire il vuoto lasciato dalla dissoluzione dell"URSS, creando un'isola di stabilità mentre tutto intorno cadeva a pezzi e dal primo presidente Zviad Gamsakhurdia in poi è stata fonte di legittimità politica. Pur non essendo religione di stato, il concordato siglato nel 2002 ha investito la Chiesa ortodossa del ruolo di consulente per il governo che, afferma Chitanava, "evita qualunque confronto, equivarrebbe a un suicidio politico."
La Costituzione protegge la libertà di culto ma minoranze e attivisti per i diritti umani denunciano: gli episodi di intolleranza non sono rari e spesso le forze dell'ordine non aprono nemmeno le indagini, come nel caso dell'atto vandalico al sito cattolico di Rustavi.
"L'impunità è grave perché legittima e perpetua l'intolleranza," afferma Chitanava. "Gli abusi, verbali o fisici, si manifestano anche con l'esproprio di edifici di culto che, alla caduta dell'Urss avrebbero dovuto tornare ai legittimi proprietari, minoranze incluse, e sono finiti alla Chiesa ortodossa."
Nel caso dei cattolici erano cinque le chiese oggetto di contenzioso: tutte sono state assegnate agli ortodossi.
Il Patriarcato rigetta l'esistenza di un clima di ostilità.
"La tolleranza, l'ospitalità è radicata nella cultura georgiana," spiega Zviadadze nel suo ufficio nel cuore della città vecchia. "Se ci sono contenziosi si deve procedere per vie legali. (...) Purtroppo casi di violenza isolati esistono e devono essere investigati, ma non devono essere presentati come riflesso della Chiesa ortodossa."
Per Antonio Bartoli, ambasciatore italiano a Tbilisi, Papa Francesco e la sua visita al motto di Pax Vobis, Pace sia con voi, favorirà dialogo e fratellanza. "La misericordia vale anche per la geopolitica," ricorda "Smonta la macchina dei fondamentalismi, rifiuta i blocchi e gli schieramenti manichei. E ci incoraggia: nulla è mai definitivamente perduto, la riconciliazione è obiettivo praticabile."
Tirare su una porta che si apre sul nulla, questo è il simbolo della misericordia per Mons. Pasotto "perché non ha pareti, né confini, non un tetto o posti riservati".
Monica Ellena - Fonte: Repubblica.it