Un'estate difficile, in cui incidenti ferroviari e attentati sembrano prendere il posto della leggerezza, del mare, delle vacanze e diventare la colonna sonora di un tempo rubato alla spensieratezza; un'estate che interroga anche i giovani riuniti a Cracovia per la Giornata Mondiale della Gioventù sul senso della vita, delle scelte, sul domani.
Papa Francesco, poco dopo il suo arrivo a Cracovia, si è collegato in diretta video dall’Arcivescovado di Krakó con i giovani italiani riuniti al Santuario San Giovanni Paolo II invitandoli ad affrontare la vita con coraggio e coerenza:
«imparare a essere un uomo saggio, una donna saggia, è proprio questo: portare avanti le cose belle e le cose brutte della vita. Ci sono delle cose che non possono andare avanti, e ci sono cose che sono bellissime. Ma anche succede il contrario: quanti giovani come voi non sono capaci di portare avanti la propria vita con la gioia delle cose belle, e preferiscono lasciarsi andare, cadere sotto il dominio della droga, o lasciarsi vincere dalla vita? Alla fine, la partita è così: o tu vinci o ti vince, la vita! Vinci tu la vita, è meglio! E questo, fallo con coraggio, anche con dolore. E quando c’è la gioia, fallo con gioia, perché la gioia ti porta avanti e ti salva...».
Due diverse realtà a confronto: quella di chi cerca l'odio, la violenza, di chi pratica il bullismo e costruisce ‘ghetti’ dove gli altri non possono entrare e quella di chi sceglie di percorrere la via lunga e forse impopolare del perdono, della pace, di chi decide di costruire ponti e non muri: «Tu hai detto due parole che sono chiave - dice Francesco a uno dei giovani - per capire tutto: pace e odio. La pace costruisce ponti, l’odio è il costruttore dei muri. Tu devi scegliere, nella vita: o faccio ponti, o faccio muri. I muri dividono e l’odio cresce: quando c’è divisione, cresce l’odio. I ponti uniscono, e quando c’è il ponte l’odio può andarsene via, perché io posso sentire l’altro, parlare con l’altro. A me piace pensare e dire che noi abbiamo, nelle nostre possibilità di tutti i giorni, la capacità di fare un ponte umano. Quando tu stringi la mano a un amico, a una persona, tu fai un ponte umano. Tu fai un ponte. Invece, quando tu colpisci un altro, insulti un altro, tu costruisci un muro. L’odio cresce sempre con i muri. Alle volte, succede che tu voglia fare il ponte e ti lasciano con la mano tesa e dall’altra parte non te la prendono: sono le umiliazioni che nella vita noi dobbiamo subire per fare qualcosa di buono. Ma sempre fare i ponti. (...) C’è una difficoltà che mi impedisce qualcosa? Torno indietro e vado avanti, torno e vado avanti. Questo è quello che noi dobbiamo fare: fare dei ponti. Non lasciarsi cadere a terra, non andare così: “mah, non posso…”, no, sempre cercare il modo di fare ponti. (...) Questo è il programma di vita: fare ponti, ponti umani».
Stringere la mano al fratello, cercare la mitezza e la misericordia: questa è la strada che porta al futuro. Per ciascuno di noi, per i giovani, per il mondo.
Vittoria Terenzi