Nella cronaca quotidiana gli episodi di corruzione sono ormai all’ordine del giorno, investono gli ambiti più disparati e suscitano indignazione frammista ad un senso di impotenza.
Cosa fare? Come reagire a questo malcostume così radicalizzato?
Si tratta solo di un malcostume o siamo di fronte al sintomo di un degrado più ampio che imprigiona la nostra società e della nostra cultura?
A volte ci sembra che le parole di condanna o di sdegno rischino di suonare stereotipate, retoriche o moralistiche.È essenziale, ci mancherebbe, continuare a scandalizzarsi, indignarsi e combattere la corruzione direttamente, ma è altrettanto importante imparare a considerarla come un fenomeno più ampio e complesso delle questioni, pur dirompenti, connesse a tangenti, mazzette e legami con la criminalità organizzata.
Il rischio, infatti, è quello di tenerla separata da altri elementi della cultura del nostro Paese, finendo per adottare misure di contrasto e di educazione alla legalità, certamente indispensabili, ma che da sole non incidono sulle radici del fenomeno.
Giacomo Costa, direttore della Rivista Aggiornamenti Sociali, in un interessante editoriale del numero di aprile, affronta questa problematica così grave e insidiosa per la tenuta del nostro tessuto sociale con un approccio inedito di cui riportiamo una sintesi significativa ancorché non esaustiva. (Per chi è interessato l’articolo integrale è pubblicato sul sito di Aggiornamenti Sociali).
Cos’è la corruzione?
Dal punto di vista etimologico, ‘corruzione’ è quel processo di disfacimento che si oppone alla vita, è de-generazione in senso anzitutto biologico. Il termine è stato poi riportato alla sfera morale, personale e sociale indicando ciò che si oppone alla virtù.
In riferimento a ciò che avviene oggi la corruzione non solo produce un danno economico alla società, ma intacca i legami sociali, la fiducia, le dinamiche democratiche e il ruolo sociale dell’istituzione pubblica come “garante terzo” e “mediatore imparziale”.
Non si corrompono solo il corruttore e il corrotto ma si contagiano tutti coloro che sono vittime e che sono così spinti ad assumere la stessa logica che ha prodotto l’abuso che hanno subito.
La corruzione di alcuni manifesta una fragilità costitutiva del corpo sociale insita nelle dinamiche che ne regolano il funzionamento e la crescita.
Rendiamoci conto che siamo tutti a rischio perché esiste una certa contiguità tra gli atti di corruzione che finiscono sui giornali e tanti piccoli comportamenti quotidiani frutto della stessa logica.
Quando la legge non è garanzia di giustizia
Da tenere conto che esiste una forma di corruzione che si alimenta dell’illusione del rispetto delle regole.
Per esempio la regolamentazione dei rapporti tra politica e mondo economico, in particolare dei finanziamenti privati a partiti e candidati, varia notevolmente tra i diversi ordinamenti; alcuni pongono limiti, altri solo obblighi di trasparenza. Nel secondo caso è perfettamente legale che lobby economiche investano notevoli cifre per assicurarsi candidati che approvino leggi favorevoli ai loro interessi economici. Così un’azione di lobbying formalmente legale non è molto diversa, in termini di ricaduta sociale (pensiamo a leggi che neutralizzano parametri ambientali) e quindi morali, dall’atto di corruzione del funzionario di turno incaricato della vigilanza.
Non tutto è in vendita
Ultimo elemento della corruzione è la mercificazione indebita di qualcosa che dovrebbe essere sottratto allo scambio mercantile e da questo punto di vista è molto vicina alla dinamica della società contemporanea che amplia continuamente il perimetro di applicazione della logica del mercato. Tutto diventa merce, tutto deve poter essere comprato e venduto.
Questa tendenza provoca due gravi conseguenze: la disuguaglianza e la corruzione intesa in un senso più ampio di de-generazione.
La disuguaglianza nasce dal fatto che in una società in cui tutto è in vendita la vita diventa più difficile per chi ha mezzi minori e ciò è un pericoloso fattore di erosione del legame sociale.
La de-generazione scaturisce dalla diffusa mercificazione che degrada anche le cose buone della vita: se l’esercizio concreto della libertà e l’accesso alle opportunità dipendono dalla capacità di spendere, chi ha pochi mezzi troverà allettante la possibilità di vendere il proprio voto.
La logica della gratuità
In conclusione questa analisi ci induce a scoprire che la corruzione è una dinamica che attraversa in profondità la nostra società e la nostra cultura e può riguardare tutti.
La risposta è la promozione di una concezione di legalità che non si limiti ai sintomi e che quindi educhi al rispetto delle regole in tutte le circostanze, anche quelle che ci sembrano non attinenti direttamente alla questione della corruzione.
Altro step importante è la riscoperta della gratuità per affermare che esistono valori non traducibili in prezzi come per esempio la fruizione della bellezza artistica o ambientale, la difesa di spazi sociali di riposo sottratti alla logica del consumo o l’impegno nel volontariato per la giustizia sociale.
Ritrovare la gratuità permetterà di dar vita a una nuova cultura in cui nessuno potrà comprare ciò che un altro ha deciso di non voler mettere in vendita.
Franco Contino