La situazione economica è oggi particolarmente difficile, il lavoro diventa sempre più precario e si respira un’aria pesante; serpeggia una diffusa sensazione di impoverimento e si preferisce non fare progetti a lungo termine.
Ma attenzione! In Italia, si creda o no, esiste circa il 10% della popolazione residente che vive in povertà assoluta!
Questa parte della popolazione non raggiunge uno standard di vita minimamente accettabile e in nel nostro Paesa(oltre che in Grecia), a differenza di tutti gli altri paesi dell’Unione Europea, non esiste una misura nazionale di sostegno e chi vive questa penosa condizione è spesso costretto a cavarsela da solo vivendo di espedienti.
E’ una situazione aberrante che non può lasciarci indifferenti sia a livello umano che cristiano.
Pur apprezzando l’opera delle associazioni e dei tanti volontari che lavorano instancabilmente per il sostegno e l’assistenza di coloro che vivono nell’indigenza, occorre pensare un approccio politico e legislativo che garantisca la condizioni di dignità a ogni cittadino. Non possiamo professare la fraternità universale e contemporaneamente considerare come inevitabile la presenza di persone che vivono il dramma della povertà assoluta.
Una proposta concreta è stata fatta dall’Alleanza Contro la Povertà in Italia, (http://www.redditoinclusione.it/) una rete di realtà associative aggregatesi per un lavoro di studio e di promozione di adeguate politiche pubbliche contro la povertà assoluta nel nostro Paese. L’Alleanza si confronta con le forze politiche ed si sforza di esercitare una attività di sensibilizzazione e di orientamento su di esse, affinché compiano scelte favorevoli alla lotta contro la povertà e in tal senso ha elaborato una propria dettagliata proposta di riforma.
Il 14 ottobre 2014, presso la sede del CNEL (Consiglio nazionale economia e lavoro) a Roma, l’Alleanza contro la povertà in Italia, ha presentato al Paese e al Governo la propria ambiziosa proposta per la progressiva introduzione di una misura universale di sostegno al reddito di quanti vivono in condizione di povertà assoluta (Reddito di inclusione sociale, REIS).Si tratta di un piano nazionale contro la povertà di durata pluriennale rivolta a tutte le persone che vivono sotto la soglia di povertà. Esso si basa su una logica, non meramente assistenziale, a sostegno di un atteggiamento attivo dei beneficiari dell’intervento.
Il piano si realizza in modo graduale nell’arco di alcuni anni dando priorità di fruizione a coloro che versano in condizioni economiche più critiche.
E’ uno strumento di politica sociale e non di politica del lavoro e il finanziamento deve essere assicurato dallo Stato senza per questo svilire tutto quello che è già stato realizzato nel territorio contro la povertà e che al contrario dovrà essere valorizzato e confluire nella riforma.
Il REIS (Reddito di Inclusione Sociale) assicura, a chiunque sia caduto in condizioni di indigenza, un insieme di risorse adeguate a raggiungere una condizione materiale dignitosa e, se possibile, a progettare percorsi di inserimento sociale o lavorativo. La sua introduzione permetterebbe di dare al nostro Paese quella politica contro la povertà sinora mancante, capace, allo stesso tempo, di assicurare il diritto a condizioni più umane e di offrire strumenti per cambiarla (vigilando che ciò accada) a chi è in grado di farlo.
Il progetto prevede una fase di rodaggio di almeno 4 anni ed è contrassegnato dalle seguenti caratteristiche:
- Si rivolge a tutte le famiglie in povertà assoluta ed è destinato a tutti i cittadini, di qualsiasi nazionalità, presenti in forma regolare in Italia da almeno 12 mesi.
- Ogni nucleo familiare riceve mensilmente una somma pari alla differenza tra la soglia di povertà e il proprio reddito. La soglia di povertà varia in funzione di parametri quali la numerosità del nucleo familiare, la presenza di minori, il canone di affitto. La soglia base per un nucleo unipersonale è di 400 euro al mese più il 75% del canone di locazione eventualmente pagato.
- I beneficiari del REIS ricevono servizi sociali, sociosanitari, socioeducativi o educativi. Il principio guida è quello di dare alle persone delle opportunità per uscire dalla condizione di marginalità.
- I Comuni hanno la responsabilità della regia complessiva e il Terzo settore coprogetta secondo la modalità di partnership.
- Tutti i membri della famiglia tra 18 e 65 anni ritenuti abili al lavoro devono attivarsi alla ricerca di un impiego dando disponibilità ad iniziare una occupazione offerta dai Centri per l’impiego.
- A regime la misura richiede un investimento pubblico annuo di circa 7,1 miliardi di euro.
E’ proprio di questi giorni l’intenzione del ministero del Welfare di istituire un reddito di inclusione sociale; è una proposta molto parziale, sicuramente molto distante da un approccio soddisfacente, ma è pur sempre un primo passo.
Ci auguriamo che non rimanga a livello solo embrionale.
Comprendiamo tutti che la soluzione prospettata dall’Alleanza contro la povertà è economicamente impegnativa, ma crediamo che la ricerca di un percorso che faccia fronte alle situazioni inaccettabili delle categorie più deboli della società debba avere priorità assoluta in una qualsiasi agenda politica; se dobbiamo salvarci lo si deve fare tutti insieme, nessuno escluso. Per il bene di tutti.
Franco Contino