Guglielmo Giaquinta, Percorsi - 3.  Il percorso profetico della chiamata universale alla santità

Per conoscere Guglielmo Giaquinta dobbiamo ripercorrere con lui, in qualche modo, i passi che ha compiuto lungo la sua vita, cercando di cogliervi i tratti salienti della sua persona e la forza rivoluzionaria delle sue intuizioni, i segni misteriosi dell’azione di Dio in lui e le espressioni della sua fedele originale corrispondenza. 

 

 

 

3.   Il percorso profetico

             della chiamata universale alla santità

L’interesse per la dimensione della santità in Giaquinta si manifesta molto precocemente: attraverso la lettura di numerose agiografie, il giovane seminarista si appassiona alla vita dei santi e sempre più consapevolmente opta per uno stile di vita evangelico proteso verso la santità. Ne fa oggetto di approfondimento teologico-spirituale nelle diverse discipline, in particolare biblica e patristica, e anche per la tesi di laurea in Diritto Canonico sceglie di trattare il tema riguardante “l’istituto giuridico delle Cause dei santi”.

Da sacerdote, poi, è proprio all’entusiasmante prospettiva della santità che ispira tutta la sua azione pastorale: negli incontri di Azione Cattolica – di cui è Assistente – e dei Gruppi Pro Sanctitate che nascono attorno a lui parla di santità, della chiamata di tutti alla santità, del dovere dei cristiani di diventare santi; ma è soprattutto nella direzione spirituale, a cui dedica molto del suo tempo, che con pazienza e fermezza guida le singole persone a corrispondere “al massimo” all’infinito amore di Dio.

Sebbene il dono della santità sia riconosciuto patrimonio e impegno di tutta la Chiesa da sempre, negli anni dell’immediato dopoguerra la voce di Giaquinta su questo argomento si leva solitaria come quella di un “precursore”. E si dovrà aspettare la dichiarazione ufficiale del Concilio Vaticano II, con il V capitolo della Lumen Gentium (1964), per avere di esso una risonanza più ampia, universale. Ma anche nel rinnovato contesto ecclesiale, la sua azione e quella della sua fondazione, a lungo dovrà continuare a essere fortemente profetica per portare un annuncio che suona ancora così nuovo alle orecchie del mondo e degli stessi cristiani.

Il compito della profezia “pro sanctitate” non si conclude, dunque, neppure con la morte del Fondatore. Se all’inizio il carisma di Giaquinta si è manifestato nella sua forte valenza profetica – nel più ampio alveo della Chiesa sempre generante profezia – per il tempo attuale è proprio su questa dimensione correttamente intesa che è necessario puntare ancora l’attenzione. Condizione essenziale perché si mantenga viva la sua attualità e fecondo il suo servizio, perché se ne possa recepire tutta la concretezza sociale nella particolare prospettiva della fraternità universale.

Parlare oggi il linguaggio della profezia è innanzitutto dare testimonianza credibile di unità, a partire da quella interna. Unità che deve offrirsi quale “luogo” di lettura rispettosa e concorde delle fonti; unità che è chiamata a custodire gelosamente lo spirito del carisma, la lettera con cui esso si trova espresso e la struttura che lo concretizza; unità che deve promuovere nella libertà il dialogo fraterno; unità che sia in grado di sollecitare e sostenere l’azione apostolica in sinergia di intenti, in sincera collaborazione e nel rispetto reciproco.

Marialuisa Pugliese