«La Chiesa è femminile: è Chiesa, è sposa, è madre». Chi non ricorda le parole pronunciate da Papa Francesco all'inizio del suo pontificato nella conferenza stampa durante il volo di rientro a Roma, dalla GMG di Rio de Janeiro? «Una Chiesa senza le donne è come il Collegio Apostolico senza Maria. Il ruolo della donna nella Chiesa non è soltanto la maternità, la mamma di famiglia, ma è più forte: è proprio l’icona della Vergine, della Madonna; quella che aiuta a crescere la Chiesa! Ma pensate che la Madonna è più importante degli Apostoli! È più importante!».
Nella Giornata internazionale della donna è importante ricordare e raccontare storie ordinarie e straordinarie di donne, testimoni di santità e costruttrici di una civiltà dell'amore.
Come le suore Missionarie della Carità uccise quattro giorni fa ad Aden che, nonostante le minacce, sono rimaste insieme ai 'loro' poveri, fino alla fine, fedeli alle parole della loro fondatrice, Madre Teresa di Calcutta: «Vivere e morire con i poveri». In quella terra di frontiera, ogni sera rinnovavano a Dio l'offerta della loro vita. «Questi sono i martiri di oggi! - ha detto il Papa all'Angelus di domenica scorsa - Non sono copertine dei giornali, non sono notizie: questi danno il loro sangue per la Chiesa. Queste persone sono vittime dell'attacco di quelli che li hanno uccisi, e anche dell'indifferenza».
Donne coraggiose che lottano contro l'indifferenza, come quelle che oggi sono presenti all'evento Voices of Faith-Voci di Fede, che si sta svolgendo presso la Casina Pio IV nel cuore del Vaticano. «La misericordia richiede coraggio»: questo il tema dell'edizione 2016 cui partecipano donne provenienti da ogni parte del mondo: Filippine, Kenya, Germania, Repubblica Democratica del Congo, Hong Kong, Stati Uniti, India, Repubblica Ceca. Donne che hanno portato grandi cambiamenti nelle società cui appartengono e nella vita dei poveri e degli emarginati.
Donne che vivono il coraggio della misericordia, testimoni di una fede straordinaria. Come Merci, giovane donna della Repubblica Democratica del Congo, cresciuta nel campo rifugiati di Dzaleka nel Malawi che attualmente studia economia presso la Laval University di Quebec City; come Chantal Götz, fondatrice dell’iniziativa Voci di Fede e direttrice esecutiva della Fidel Götz Foundation; come Cecilia Flores-Oebanda, filippina, ex bambina lavoratrice, detenuta per quattro anni con suo marito per essersi opposta alla dittatura di Marcos. Nel 1991 ha fondato la Visayan Forum Foundation, di cui ora è direttrice, che cerca di combattere le forme di schiavitù contemporanea. Parlando dei suoi carcerieri ha detto: «ho imparato che la misericordia inizia con lo scoprire in sé il coraggio di accettare che il nostro Dio ci ha preparati per una missione più grande, non importa quanto doloroso sia il cammino. Forse, però, non si trova il coraggio se prima non si scopre la misericordia».
«Ci vuole coraggio per sfondare le barriere tradizionali che impediscono l’accesso all’istruzione e fornire educazione – ha detto Chantal Götz, managing director di Voices of faith – ci vuole coraggio per avventurarsi in paesi devastati dalla guerra e aiutare le vittime di conflitti armati a credere nella pace. Ci vuole coraggio per perdonare chi ti ha fatto del male».
Nel corso dell'evento sarà annunciata la collaborazione tra Voci di Fede e il JRS, il Servizio Rifugiati dei Gesuiti: un'azione congiunta, fondata su valori condivisi quali l’importanza dell’educazione in senso ampio come strumento fondamentale per il miglioramento della situazione socio-economica delle donne e delle loro famiglie.
Contesti diversi e particolari, frammenti di un universo femminile che, tuttavia, non può esistere se non nella complementarietà con quello maschile. Ricordiamo le splendide riflessioni di Giovanni PAolo II nella Mulieris Dignitatem: «L’uomo e la donna sono chiamati sin dall’inizio non solo ad esistere "uno accanto all’altra" oppure "insieme", ma sono anche chiamati ad esistere reciprocamente, "l’uno per l’altra". (...) Umanità significa chiamata alla comunione interpersonale. (...) Tutta la storia dell’uomo sulla terra si realizza nell'ambito di questa chiamata. In base al principio del reciproco essere "per" l’altro, nella "comunione" interpersonale, si sviluppa in questa storia l’integrazione nell’umanità stessa, voluta da Dio, di ciò che è "maschile" e di ciò che è "femminile". I testi biblici, a cominciare dalla Genesi, ci permettono costantemente di ritrovare il terreno in cui si radica la verità sull’uomo, il terreno solido ed inviolabile in mezzo ai tanti mutamenti dell’esistenza umana» (MD 7).
Forse l'augurio più bello che possiamo fare a ciascuno di noi, uomini e donne nella Chiesa, è quello di lavorare concretamente affinché si realizzi questo anelito alla comunione, di crescere giorno dopo giorno nel reciproco rispetto e nella comprensione di quella complementarietà alla quale siamo stati chiamati.
Vittoria Terenzi