Per conoscere Guglielmo Giaquinta dobbiamo ripercorrere con lui, in qualche modo, i passi che ha compiuto lungo la sua vita, cercando di cogliervi i tratti salienti della sua persona e la forza rivoluzionaria delle sue intuizioni, i segni misteriosi dell’azione di Dio in lui e le espressioni della sua fedele originale corrispondenza.
2. Il percorso storico
dell'azione fondativa di Giaquinta
Negli anni Quaranta don Guglielmo, appena ordinato sacerdote, nella parrocchia della Madonna dei Monti comincia a radunare delle giovani con l’intento specifico della formazione spirituale. Quest’azione primigenia, organizzata all’insegna dell’intuizione carismatica della “vocazione alla santità” ben chiara sin dall’inizio nel cuore di Giaquinta, si pone nella Chiesa come un’esperienza globale unitaria, aperta alle differenti vocazioni laicali e di consacrazione che si andavano delineando nelle singole persone attraverso la direzione spirituale.
Negli anni Cinquanta l’intuizione di Giaquinta va prendendo la forma di una fondazione sempre più precisa: il “drappello” delle consacrate laiche con il nome di Oblate Apostoliche ha già una sua fisionomia “forte”, consolidata per alcune – sempre più numerose – dalla permanenza fraterna nelle Betanie; esse, insieme agli altri volontari coinvolti nell’attività con specifica finalità apostolica a favore della santità, costituiscono i “gruppi pro sanctitate” con sede nella chiesa della Madonna di Loreto. Una ventata di novità per la situazione storico-sociale-ecclesiale del tempo, che ha tutta l’aria della profezia.
Segnale riconoscibile di una chiara anticipazione sul rinnovamento che sarà proprio del Concilio Vaticano II è la Giornata della Santificazione Universale. Ideata da Monsignor Giaquinta e celebrata per la prima volta a Roma nel 1957, lungo gli anni ha avuto un’ampia risonanza nella Chiesa. Si ripropone ogni anno il 1° novembre, festa di Tutti i Santi, e si caratterizza come il grande appuntamento in cui tutta la Fondazione si ritrova idealmente riunita per testimoniare la sua fede nella santità e il suo impegno nell’apostolato della santità.
Nel corso degli anni Sessanta, con l’inizio della missionarietà delle Oblate – indicate anche con il nome di “volontarie pro sanctitate” – e con la nascita del gruppo dei Sacerdoti Sodales, a cui più tardi si aggiunge quello degli Animatori Sociali, la struttura si articola in raggruppamenti distinti e si arricchisce di operatività specifiche. Il Fondatore, nel suo ruolo di promotore e custode del carisma, nella vivace esperienza di Chiesa conciliare e post-conciliare imprime una svolta all’attività apostolica costituendo il “Movimento Pro Sanctitate”, incoraggiato dai riconoscimenti ufficiali del 1960 e del 1970.
Gli anni Settanta testimoniano un particolare approfondimento del pensiero, giunto ormai all’apice della maturazione, e insieme l’avvento di una novità dal punto di vista strutturale: la configurazione della famiglia del Massimalismo Apostolico costituita da tre forze impegnate e da tre organismi apostolici, compreso il Movimento, ciascuno nella propria autonomia e con la propria specificità, ma raccordati dall’unico carisma di fondazione secondo le indicazioni contenute nel Regolamento della Federazione. La struttura articolata nelle diverse parti è la manifestazione visibile della “poliedricità” del carisma stesso, che attraverso canali differenti persegue una realizzazione unitaria in clima di intensa interazione.
Negli anni a seguire – in cui si conclude l’itinerario delle approvazioni pontificie delle Oblate Apostoliche e degli Apostolici Sodales come Istituti Secolari e del riconoscimento in varie diocesi degli Animatori Sociali come gruppo ecclesiale – si vive la fase di applicazione/riorganizzazione, di cui a volte si sente il peso del rodaggio apostolico e un senso di incompletezza per il faticoso decollo armonico delle diverse componenti all’interno della famiglia spirituale.
Dopo la morte del Padre Fondatore, accanto allo slancio di ritorno alle origini del carisma, che infonde un nuovo fervore operativo e una nuova coscienza/esigenza di unità, si fa strada un aperto dibattito sulla nomenclatura “famiglia pro sanctitate/famiglia del Massimalismo Apostolico”.
Non si può parlare di “famiglia”, intesa nel suo insieme, in senso giuridico. Si comprende invece che la scelta di campo introdotta dal Regolamento pone le basi per il superamento della dualità: l’essere “federazione”, mentre postula e comprova l’autonomia di ciascun organismo, tesse legittimamente una fitta rete di rapporti che vanno oltre il dato giuridico, dilata lo spazio vitale per realizzare la dimensione spirituale e la finalità apostolica proprie della fondazione, ne potenzia l’apertura in prospettiva di una presenza ecclesiale e sociale nello spirito di comunione.
Attualmente il raggruppamento vive una nuova fase dell’esperienza ecclesiale, quella della internazionalità, che ne è l’anima più vera. Una ricerca di sempre e un dato di fatto, con cui però oggi è chiamato a misurarsi in particolare il Movimento Pro Sanctitate dopo aver ampiamente riveduto lo Statuto che lo regola, ma che interpella l’intera fondazione sul piano dei rapporti istituzionali, del governo e delle mansioni, della collaborazione operativa, ecc.
Marialuisa Pugliese