Per conoscere Guglielmo Giaquinta dobbiamo ripercorrere con lui, in qualche modo, i passi che ha compiuto lungo la sua vita, cercando di cogliervi i tratti salienti della sua persona e la forza rivoluzionaria delle sue intuizioni, i segni misteriosi dell’azione di Dio in lui e le espressioni della sua fedele originale corrispondenza.
1. Il percorso geografico
dell’uomo, del sacerdote, del vescovo
Era il 1924 quando questo bambino di poco più di dieci anni parte da Noto, una cittadina dell’estremo sud della Sicilia in provincia di Siracusa, e attraversa lo Stretto per raggiungere la famiglia trasferitasi a Roma per motivi di lavoro. La Capitale diventa così la sua seconda patria!
Per il ragazzino vivace e intelligente, sì, ma con qualche difficoltà per via del dialetto d’origine, a Roma la scuola risulta una difficoltà insormontabile: alla bocciatura segue la scelta ingenua di “marinare” le lezioni all’insaputa di tutti.
La soluzione drastica non si fa attendere: con il nuovo anno 1926 per punizione il papà iscrive Guglielmo alla scuola dei preti – come lui stesso racconta – quella vicino a San Pietro, che frequenterà dapprima come semiconvittore e poi come seminarista, diventando sempre più bravo, fino a conseguire a pieni voti la licenza liceale nel 1933, con la consapevolezza ormai matura della sua vocazione sacerdotale.
Diventa prete il 18 marzo 1939 e, in pieno clima bellico, esercita il suo primo servizio ministeriale come viceparroco nella parrocchia Santa Maria ai Monti; nel frattempo è avviato agli studi di Diritto Canonico presso l’Istituto Sant’Apollinare della Pontificia Università Lateranense. Presto inizia il lavoro nel Tribunale del Vicariato, ricoprendo via via diverse mansioni, compresa da ultimo quella di Segretario Generale accanto al Cardinale Vicario di Roma.
Questo impegno ecclesiale, svolto in qualità di rettore della chiesa Madonna di Loreto al Foro Traiano, durerà fino al 1968, quando verrà ordinato vescovo e assegnato alla diocesi di Tivoli. Qui il suo quasi ventennale ministero si concluderà nel 1987, quando presenterà la richiesta delle dimissioni motivate dal suo precario stato di salute, riprendendo la residenza nella città di Roma.
Il percorso geografico di Giaquinta, compreso tra il periodo infantile trascorso a Noto e la residenza nella sua sede episcopale, è da considerare essenzialmente romano, compiuto anzi nel cuore della Città Eterna. Romano è anche il trascorrere degli ultimi anni della sua vita, che si chiude nel giugno 1994, quando darà l’addio ai suoi figli spirituali e alla sua Chiesa d’origine. E romano è conseguentemente l’iter canonico della Causa avviata per la Beatificazione e Canonizzazione.
Ciò non vuol dire che Giaquinta abbia avuto un’esperienza circoscritta: ha viaggiato molto e ha raggiunto paesi lontani; ha imparato lingue straniere e ha soggiornato all’estero, sospinto sempre dalla straordinaria passione della universalità: “a tutti, dappertutto, con ogni mezzo”.
Marialuisa Pugliese