Il volto misterioso della misericordia

Venti anni fa, il l’11 gennaio 1996 viene ucciso Giuseppe Di Matteo, avrebbe compiuto 15 anni il 19 gennaio seguente. Finisce così, atrocemente, una prigionia crudele durata 779 giorni. Il bambino che amava i cavalli termina la sua breve esistenza strangolato e poi sciolto nell’acido.  

Giuseppe era stato sequestrato in un maneggio di Altofonte, in provincia di Palermo, quando aveva poco meno di 13 anni. È stato adescato da aguzzini vestiti da poliziotti, che lo avevano avvicinato facendogli credere che lo avrebbero accompagnato dal padre, Santino, lontano dalla famiglia perché sotto protezione dopo aver scelto di collaborare con i giudici nel processo per la strage di Capaci.

Gaspare Spatuzza, in una sua deposizione, ha raccontato di aver partecipato al rapimento: «agli occhi del bambino siamo apparsi degli angeli, ma in realtà eravamo dei lupi. Lui era felice diceva: papà mio, amore mio».

A Giuseppe saranno brillati gli occhi al pensiero di rivedere suo padre, non avrà neanche immaginato che avrebbe scontato ferocemente l’unica colpa di essere suo figlio.

Perché il pentito Santino, dopo il rapimento, ancorché ricattato e intimato a desistere, non torna indietro e prosegue la collaborazione. Non possiamo immaginare il tormento di una tale scelta per un padre, lo struggimento della madre.

 La storia del piccolo Giuseppe, vent’anni dopo, è ancora capace di farci fermare.

Nell’immagine del piccolo cavallerizzo si riflette l’ignominia e la brutalità in cui l’uomo può essere capace di superare una bestia, che invece, per istinto tendere a difendere i cuccioli della sua stessa specie.

Ma alla doverosa memoria di Giuseppe, oggi desideriamo associare quella di tutti gli innocenti che scontano la colpa di scelte mai compiute. Le vittime della guerra, della miseria, della violenza.

Giuseppe oggi porta con se le migliaia di bambini soldato consegnati ad un futuro privo di ogni orizzonte umano, tutti quelli morti in mare nei viaggi della speranza, tutti quelli che patiscono la fame, gli stenti, i soprusi di ogni genere.

Milioni di bambini innocenti, anche oggi, non hanno una famiglia capace di garantire loro il calore, la sicurezza, la protezione e l'affetto di cui ogni bambino ha il sacrosanto diritto. Ma hanno un Padre che li ama, li ama in modo misterioso, perché potrebbe sembrare che anche Dio li abbia dimenticati.

Lo stesso Padre che ama i carnefici, i feritori, gli aguzzini e che è pronto ad accogliere anche loro.

Dentro queste realtà scopriamo il Volto più misterioso della misericordia di Dio.

Nell’anno giubilare, talvolta, siamo chiamati a penetrare il mistero. 

 

Giulia Sergiacomo