Beato Benedict Daswa – primo beato sudafricano (Mbahe, Limpopo, South Africa, 1946-1990).
Pretoria – La recente beatificazione di Benedict Daswa il 14 settembre scorso a Tshitanini (provincia del Limpopo, non lontano dalla frontiera con lo Zimbabwe), ci ricorda, ce ne fosse stato bisogno, della complessità di questa parte di mondo conosciuta col nome di Sud Africa.
Blessed Benedict Daswa - first South African Blessed (Mbahe, Limpopo, South Africa, 1946 to 1990)
Pretoria - The recent beatification of Benedict Daswa on 14 September in Tshitanini (Limpopo province, near the border with Zimbabwe), reminds us, should that be necessary, of the complexity of this part of the world known as South Africa.
Bendict Daswa, dirigente scolastico e catechista, fu assassinato perché si rifiutò di contribuire a un'iniziativa di stregoneria organizzata nel villaggio di Mbahe per sedare gli eventi atmosferici che stavano interessando la zona. I dettagli del suo assassinio sono alquanto raccapriccianti; l'infierire sul suo corpo ci ricorda la violenza che certe credenze generano, non solo in Africa, ma in tutti i luoghi dove lo spirito umano diventa vittima della propria cecità. Secondo l'inchiesta diocesana, le ultime parole proferite da Daswa prima di soccombere sotto I colpi di una mazza furono "Signore, nelle tue mani ricevi il mio Spirito".
Benedict faceva parte di una tribù di ascendenza e tradizione giudaica, i Lemba, presenti in quella regione del Sud Africa da secoli. E' di nuovo a un figlio di Abramo che viene richiesto di intraprendere il difficile cammino che prima lo ha portato alla conversione al cattolicesimo (maturata durante un periodo trascorso a Johannesburg) e poi ad abbracciare il martirio. La scelta del nome, Benedetto, fu ovviamente legata alla devozione per il santo di Norcia e alla regola dell'ora et labora. I paralleli con la vicenda di Edith Stein (carmelitana) sono chiari. Benedict era però sposato, con otto figli, conosciutissimo ed apprezzato nella sua comunità per l'infaticabile opera di educatore ed operatore sociale.
Facile domandarsi: in una regione già tanto marcata da ingiustizie e sofferenze perché è il giusto a soccombere?
La risposta rimane mistero. La celebrazione di beatificazione ci offre però elementi di riflessione. Circa 30,000 persone, compresi gli otto figli del beato Daswa e la madre di 91 anni, hanno partecipato alla celebrazione tenutasi a Tshitanini, il villaggio natale di Daswa. Molti di più (compreso il sottoscritto) hanno potuto seguire la celebrazione in televisione. Il Cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per la Causa dei Santi, ha concelebrato insieme al vescovo di Tzaneen, Joao Rodrigues, dichiarando Daswa un modello di coraggio e fedeltà per tutta l'Africa nella lotta contro la schiavitù causata dalla stregoneria. Il cardinale, in particolare ha sottolineato come la beatificazione di Benedict inviti i fedeli a nutrire solo sentimenti di amore, fratellanza, armonia, solidarietà al di là di tutte le divisioni etniche, sociali e religiose.
Mutshiro Michael, uno dei figli di Daswa ha dichiarato di aver perdonato gli autori dell'assassinio del padre.
Vivendo in Sud Africa posso testimoniare che il bisogno di fratellanza e riconciliazione, contro il rischio di visioni settarie se non diaboliche, è quanto mai attuale. 21 anni dopo la fine dell'apartheid, il Sud Africa rimane un paese profondamente diviso in cui i particolarismi e gli egoismi di tutti i segni spesso soffocano il potenziale immenso di questo paese. Le cifre vanno sempre prese con cautela, ma 17000 omicidi all'anno non possono essere solo il frutto di dinamiche sociologiche.
La chiamata alla santità in Sud Africa diventa allora opportunità unica di ricucire le ferite, di collaborare, di riconoscere la dignità dell'altro, di dare fiducia alla possibilità di lavorare insieme.
Le parrocchie cattoliche di Pretoria fanno forse fatica ad esprimere questa missione, apparendo segnate dal predominio gruppi etnici specifici e da debolezze organizzative. Lo Spirito però opera. Così accade che nella mia parrocchia (Waterkloof), a maggioranza bianca, stia prendendo piede l'iniziativa Renew Africa, grazie all'impegno di sudafricani del Limpopo (la stessa regione del beato Benedict)
Bendict Daswa, head teacher and catechist, was killed because he refused to contribute to a witchcraft initiative organized in the village of Mbahe to quell weather events that were affecting the area. The details of his murder are somewhat gruesome; the rage on his body reminds us of the violence that certain beliefs generate, not only in Africa, but in all the places where the human spirit becomes a victim of his own blindness. According to the diocesan inquiry, the last words uttered by Daswa before succumbing beneath the blows of a club were "God, into your hands receive my spirit."
Benedict was a member of a tribe of Jewish ancestry and tradition, the Lemba people, present in that region of South Africa for centuries. It is again a son of Abraham who is required to take the difficult path that first led him to convert to Catholicism (acquired during a stint in Johannesburg) and then to embrace martyrdom. The choice of the name Benedict was clearly linked to the devotion to the saint of Norcia and the rule of ora et labora. The parallels with the story of Edith Stein (Carmelite) are clear. Benedict, however, was married, with eight children, well known and appreciated in his community for his tireless work as an educator and social worker.
Easy to wonder: in a region already so marked by injustice and suffering because it is the just to succumb?
The answer remains mystery. The celebration of beatification gives us food for thought, however. About 30,000 people, including eight children of Blessed Daswa and mother of 91 years, participated in the celebration held in Tshitanini, Daswa'snative village. Many more (including myself) were able to follow the celebration on television. Cardinal Angelo Amato, prefect of the Congregation for the Causes of Saints, concelebrated with Bishop of Tzaneen, Joao Rodrigues, declaring Daswa a model of courage and fidelity for the whole of Africa in the fight against the slavery caused by witchcraft. The cardinal, in particular stressed that the beatification Benedict calls the faithful to nourish only feelings of love, brotherhood, harmony, solidarity across all ethnic, social and religious divides.
Mutshiro Michael, one of the sons of Daswa said they had forgiven the perpetrators of the assassination of his father.
Living in South Africa I can testify to the persistent need for brotherhood and reconciliation, against the risk of sectarian if not devilish views. 21 years after the end of apartheid, South Africa remains a country deeply divided in which the particularism and selfishness of all signs often stifle the immense potential of this country. Figures should always be taken with caution, but 17,000 murders a year cannot just be the result of sociological dynamics.
The call to holiness in South Africa thus becomes a unique opportunity to heal the wounds, to collaborate, to recognize the dignity of the other, to trust the possibility of working together.
Catholic parishes of Pretoria perhaps find it hard to express this mission, appearing marked by the dominance of specific ethnic groups and organizational weaknesses. But the Spirit works. It so happens that in my, mainly white, parish (Waterkloof), the initiative Renew Africa is developing thanks to the efforts of South African parishioners from Limpopo (the same region of Blessed Benedict).
L'arcivescovo di Pretoria, l'irlandese William Slattery, è un campione del dialogo culturale. Parlando con lui, avverto l'inquietudine di un padre che non ha mai smesso di amare e che si domanda: ma che sarà dei miei figli? E' con questo amore e questa inquietudine santa che la Chiesa cattolica del Sud Africa sta compiendo una missione davvero speciale.
The Archbishop of Pretoria, the Irishman William Slattery, is a champion of cultural dialogue. While talking with him, I feel the anxiety of a father who never stopped loving and wondering: what will become of my children? It is through this love and concern that the Catholic Church in South Africa is carrying out a very special mission.
Massimo De Luca