Uno degli elementi che più dovrebbe caratterizzare l’ambiente della famiglia è la gioia. Gioia di mamma che vezzeggia il suo bimbo; gioia di fratelli che giocano nella casa.
La gioia è realtà vitale che il nostro mondo di oggi ha perduto attraverso la tragedia della guerra, l’incubo della violenza, la paura di un domani incerto, l’ingiustizia dilagante, la pesantezza di un lavoro che non è più piacere e soddisfazione, ma schiacciamento fisico o psicologico e, come conseguenza, oggetto di contestazione, di rifiuto, di evasione.
II mondo è senza gioia, pur avendone un bisogno essenziale. Non sono gli ambienti destinati a spettacoli che fabbricano il riso e il piacere artificiali quelli che possono dare la gioia.
La spiritualità familiare e fraterna deve preoccuparsi che la casa sia un luogo di serenità, di distensione e di gioia. Si potrebbe fare notare che questa è anche una esigenza psicologica per l’attuazione della vita spirituale. Come si può infatti accettare e vivere una dottrina così esigente come quella cristiana quando il nostro animo sia triste, depresso, sconfortato?
D’altra parte non c’è dubbio che istintivamente si è indotti a pensare che il cristianesimo non sia portatore di gioia, ma di una visione di vita, personale e sociale, esigente, mortificata e quindi triste.
Se ne potrebbe dedurre che per contemperare questa tentazione alla tristezza cristiana, il messaggio di spiritualità e di santità deve essere immerso in un ambiente evasivo di gioia. Osservazioni, queste, che hanno un fondo di realismo, ma che poggiano su una concezione falsa del cristianesimo.
Come si può infatti dimenticare il dono della pace che Cristo ci ha fatto (Gv.14,27) e l’invito pressante e ripetuto di Paolo alla gioia? Questo certo non toglie la realtà del dolore e della sofferenza che, però, non sono stati portati da Cristo ma provengono dalla nostra stessa natura umana. Gesù non è portatore di sofferenza per il mondo, ma di forza per sopportarla. Rimane tuttavia vero che il messaggio cristiano, forte ed esigente, è mortificante delle passioni umane.
Tocca alla famiglia far vivere una autentica esperienza di gioia, sicché l’uomo possa trovare in essa la forza per affrontare le inevitabili difficoltà della vita.
Se questa è stata una esigenza di sempre, essa è ormai divenuta imperiosa nel nostro mondo terribilmente e tragicamente triste. Non potrebbe essere questa caratteristica della autentica gioia cristiana un privilegio della famiglia cristiana la cui spiritualità attinge alle piena sorgente della gioia trinitaria e dell’amore di Cristo verso la sua Chiesa?
Gugliemo Giaquinta, inedito: Famiglia comunità d'amore