Dalla lettera del Papa sul criteri e metodi per vivere l’anno giubilare ormai alle porte, cogliamo uno spunto di riflessione sul binomio santità e fraternità.
Quando la miseria dell’uomo incontra la misericordia di Dio, fiorisce il dono della santità. La storia ci insegna che se l’uomo non passa attraverso l’esperienza di sentirsi amato e accolto, del riconoscersi figlio atteso e perdonato, ogni sforzo volontaristico di essere migliore rischia di
fallire di fronte alla limitatezza della umana natura. Nessun peccato è troppo grande, nessun errore è così dirompente, nessuna strada è segnata per sempre… la misericordia di Dio è capace di trasformare le sbarre in esperienza di libertà, di cicatrizzare ogni ferita, di riempire di speranza anche il vuoto della disperazione più nera. La misericordia di Dio è garanzia della possibilità di ricominciare sempre, e offre concretezza al sogno di un mondo in cui gli uomini siano santi.
Ma la misericordia di Dio, se accolta con verità e sincerità di cuore, diventa enormemente esigente con la vita di chi l’ha sperimentata. Insegna a modificare lo sguardo puntato su chi vive nell’errore, spinge il cuore a cercare riconciliazione, esorta a costruire ponti di dialogo autentico, muove i passi verso percorsi di pacificazione. Il fiume della misericordia è capace di raggiungere ogni angolo dell’esperienza umana, se l’uomo che l’ha sperimentata è disposto alla logica della restituzione che esige di demolire le barriere dell’orgoglio, del pregiudizio, della condanna e apre a possibilità sempre nuove per l’altro. Non è forse questa la fraternità: perdono gratuito, amicizia sincera, relazione autentica? Non si esprime forse nel soccorrere chi è ferito, nel cercare chi è perduto, nell’avvicinare chi è solo?
La misericordia di Dio non converte solo il cuore di chi la incontra e la accoglie, ma trasforma inesorabilmente il mondo, perché lo stringe in un unico abbraccio perennemente offerto da un Uomo crocifisso: Gesù, nel perdonare tutti coloro che l’hanno appeso alla croce, ha inaugurato per sempre l’era della misericordia. Nessuno è escluso.
Giulia Sergiacomo